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Il Castello Ducale di Corigliano
Calabro
Il fortilizio
dovette certamente far parte della linea difensiva (cioè di una serie di
fortificazioni e avamposti) che il condottiero normanno Roberto il Guiscardo
venne attuando fra il 1064 e il 1080 nella Valle del Crati per controllare
e assediare le città e i territori insofferenti al suo giogo, tra questi:
la vicinissima bizantina Rossano. La data di costruzione che si è andata
consolidando nel tempo attraverso i pochi e frammentari documenti storici
è il 1073. Il Castello, costruito originariamente a mo' di fortezza, ebbe
una serie di trasformazioni e rimaneggiamenti che ne mutarono e ampliarono
la struttura originaria,in modo particolare nel periodo angioino e aragonese.
A Roberto
Sanseverino, IV conte di Corigliano dal 1339 al 1361, fu dovuto il primo
adeguamento che da un lato servì ad adattare parte del Maniero a residenza
signorile e dall'altro fece assumere all'edificio l'aspetto tipico dell'architettura
fortificata in epoca angioina. Secondo la tradizione locale vi nacque nel
1354, Carlo D’Angiò, che nel 1381 diventerà re di Napoli col nome di Carlo
III. Dal 1487 al 1495 il castello passa all'Amministrazione regia diventando
sede di una guarnigione militare.
Nel
corso di questa parentesi, durata otto anni, il Nostro venne restaurato
per committenza reale, come è attestato dall'iscrizione collocata con lo
stemma d'Aragona sulla facciata d'ingresso del ponte elevatoio: “Il re Ferdinando
d'Aragona figlio del divino Alfonso nipote del divino Ferdinando fece restaurare,
con danaro di bronzo raccolto pubblicamente, questa rocca, in rovina per
antichità, per tenere in fedeltà i cittadini, nell'Anno del Signore 1490”.
L'intervento è evidenziato dal basso torrione rotondo angolare (oggi Mastio),
successivamente innestato sul corpo di fabbrica a base quadrata con torri
cilindriche nei vertici secondo i punti cardinali. È probabile che il “restauratore”
aragonese (Rivellino compreso) sia stato Antonio Marchesi da Settignano,
allievo del grande Francesco di Giorgio Martini, architetto militare del
re a Napoli e noto nelle corti di tutta Europa. Nel 1515-1516 il conte Bernardino
Sanseverino e poi nel 1540 il figlio Pietro Antonio iniziarono una serie
di interventi di ristrutturazione e modifiche, tendenti a sistemare le varie
parti della fabbrica: i bastioni, le torri, l'abitazione, le opere di difesa,
il fossato, le prigioni. Fra il 1616 e il 1649 si perfezionò il passaggio
di proprietà del feudo e del castello di Corigliano dai Sanseverino ai Saluzzo,
ricchi imprenditori genovesi, operanti a Napoli.
Nel 1649
Filippo IV concesse ad Agostino II Saluzzo il titolo di duca di Corigliano
per essersi valorosamente distinto in occasione della Rivoluzione masanielliana.
Fra il 1650 e il 1720, Agostino II e Agostino III ordinarono nuovi lavori
di ristrutturazione e di restauro. In seguito a questi interventi, l'edificio
assunse l'aspetto che in buona parte conserva tuttora. Ad Agostino II si
deve la costruzione della torre ottagona (Sopralzo) che sovrasta il Mastio,
della Cappella S. Agostino, di due spaziose rampe di scale di accesso che
sostituirono la precedente “salita senza gradi” e di alcune stanze sui lati
nord e sud e di altre sopra il Piano Nobile. Sotto Agostino III furono rimaneggiati
“gli interni del castello… arricchite di decorazioni varie stanze, la messa
in opera di una balconata esterna alla Sala del Trono”, completati i lavori
di restauro di tutte le sovrastrutture e coperture. Così arricchito e rimesso
a nuovo poté ospitare, tra il 27 e il 28 gennaio del 1735, il re delle Due
Sicilie, Carlo III di Borbone, che vi fece tappa nel corso del suo viaggio
verso Palermo.
L'ultimo
assedio della sua storia lo subì ad opera del generale napoleonico Reynier
che nel 1806 ordinò il saccheggio e l'incendio della città. I cittadini
che vi si erano rifugiati, con le loro famiglie, si arresero quando videro
il cannone del maggiore Griois puntato contro la porta principale. Nel 1828
il feudo e il Castello di Corigliano vennero acquistati da Giuseppe Compagna.
Luigi, secondogenito di quest'ultimo, nella seconda metà dell’800, si occupò
con particolare cura di esso ordinandovi gli ultimi lavori di restauro e
di modifica, sia all'interno che all'esterno.
Tra
i lavori bisogna ricordare: la trasformazione del fossato in giardino; gli
affreschi della volta della cupola della Cappella di S. Agostino ad opera
del maestro fiorentino Girolamo Varni, come pure il Sopralzo della torre
Mastio; il cosiddetto Salone degli Specchi, un capolavoro dell’arte decorativa,
opera di Ignazio Perricci da Monopoli (lo stesso che successivamente venne
chiamato a realizzare il Salone degli Specchi al Quirinale) mentre nel 1872
venne commissionato, il trittico della «Madonna delle Rose» con ai lati
S. Agostino e S. Antonio Abate, al maestro Domenico Morelli, il più celebre
ottocentista napoletano. Altre tele di pregevole fattura sono il «San Girolamo
penitente» e «l’Ascensione» attribuite alla scuola napoletana del
maestro Luca Giordano.
Nel dicembre
del 1891 in occasione del soggiorno del re Vittorio Emanuele di Savoia,
allora Principe di Napoli, ospite del barone Francesco Compagna, venne ricavato
nella torre sud-ovest, tra il Piano Nobile e le Prigioni, il bagno denominato
del “barone”. Nel maggio del 1932 vi fece una fugace visita, insieme alla
consorte Maria José, Umberto di Savoia, all'epoca anch'egli Principe di
Napoli e futuro re d'Italia.
Il 9 agosto
1971 l'On. Francesco Compagna vendette il Castello alla Mensa Arcivescovile
di Rossano.
L'11 marzo
1979 passò per acquisto dalla Mensa Arcivescovile all'Amministrazione
Comunale di Corigliano.
Gli ultimi
lavori di restauro, iniziati nel 1988 si sono conclusi nel 2002.
Museo Castello di Corigliano
Calabro - www.museocastellodicorigliano.it - info@museocastellodicorigliano.it
– telefono fax +39 983 81635 – piazza Compagna,1
A.T.I. Framundo
Gestore Museo Castello Ducale
Piazza Compagna, 1 – tel/fax 0983 81635
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