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Attore e regista, quasi una leggenda nella storia del cinema italiano, Alberto Sordi nasce il 15 Giugno 1920 a Via San Cosimato a Roma, nel quartiere di Trastevere, luogo che porterà nel cuore per tutta la vita e dal quale trarrà tanti spunti per lo stereotipo del "ragazzo romanesco", che lo ha reso simpaticamente celeberrimo.

Figlio di un direttore d’orchestra e suonatore di basso tuba al Teatro dell’Opera di Roma e di una maestra elementare, Albero Sordi cresce con un’innata vocazione per l’arte: fin da piccolo infatti canta nel Coro della Cappella Sistina e a 16 anni incide un disco di fiabe per bambini.

Con il passare degli anni abbandona le scuole superiori (si diplomerà solo in seguito da privatista) e si dedica al mondo dell’avanspettacolo, subito dopo la vittoria del concorso di doppiaggio della Metro Goldwyn Mayer (in cui regala la famosissima voce italiana ad Ollio, si, proprio lui, il mitico Oliver Hardy, con lo pseudonimo di Albert Odisor), interpretando alcuni ruoli tra i quali spicca, fortuito, il primo da protagonista in "I tre aquilotti" di Mario Mattoli al fianco di Leonardo Cortese.

Il suo talento lo porta anche in radio dal 1947, laddove prendono vita alcuni suoi noti personaggi (tra cui il Signor Dice, il Compagnuccio della Parrocchietta), i cui caratteri ricorderanno molto il "tipo" interpretato dal Sordi attore: una figura un po’ vigliacca e cinica, ingenua e involontariamente malvagia, conformista e abbastanza mammona.

La sua satira irriverente e tagliente dipinge infatti il giovane italiano medio alle prese coi grandi cambiamenti sociali del Novecento: tale ruolo "storico" e "documentario" gli è ormai stato universalmente riconosciuto da anni ed è uno dei motivi che lo ha reso un’intramontabile icona del nostro cinema nel mondo.

Dal 1948 si cimenta anche come cantautore non impegnato, cavalcando la moda delle canzonette e coniando motivi quali "Nonnetta", "Il milionario", "Il gatto", "Il carcerato".

Dal 1951 in poi (dopo "Mamma mia, che impressione!" di Roberto Savarese), si susseguono le sue numerosissime pellicole che hanno fatto sorridere e riflettere milioni di persone, tra cui le prime sono senz’altro rappresentate da "I vitelloni" di Fellini nel 1953 e "Un americano a Roma" di Steno del 1954, in cui Sordi interpreta il personaggio Fernando Moriconi detto "l’americano", che gli varrà la consegna delle chiavi di Kansas City e la carica di governatore onorario da parte del Presidente Truman, oltre a gran parte della sua fama.

Firma più o meno a cavallo tra gli anni ’60 e ‘70 il maggior numero dei suoi capolavori, tra i quali "La Grande Guerra"(1959), "Il vigile" (1960), "Tutti a casa" (1960), "Una vita difficile" (1961), "Il medico della mutua" (1968), "Lo scopone scientifico" (1972), "Polvere di stelle" (1973), portando in scena quel ragazzotto dallo sguardo laconico e beffardo, con il sorriso pieno di sé che lo caratterizza sempre più agli occhi del pubblico.

Tra i riconoscimenti ufficiali al suo attivo sono da ricordare la carica di Cavaliere della Repubblica Italiana conferitagli dal Presidente Gronchi nel 1958, 4 Nastri d’Argento, un Orso d’Argento a Berlino (1972), e alla carriera sia un Leone d’oro nel 1995 sia un David di Donatello nel 1999, oltre alla consegna simbolica da parte di Francesco Rutelli dello scettro di sindaco di Roma per un giorno il 15 Giugno del 2000, in occasione del suo ottantesimo compleanno.

Nella sua filmografia, composta da poco meno di 200 titoli, non mancano esperienze da regista e interpretazioni di spessore drammatico ("Un borghese piccolo piccolo" di Mario Monicelli del 1977), che sono valse all’"Albertone nazionale" anche il titolo di Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione (attribuitogli dallo Iulm di Milano e dall’Università di Salerno), oltre alla nomina di Ambasciatore della cultura italiana nel mondo.

Alberto Sordi è stato protagonista anche per la televisione di un progetto di ricostruzione della storia del cinema italiano attraverso i suoi principali caratteri, affidatogli dalla RAI a partire dal 1980 e trasmesso con il titolo "Storia di un italiano", composto da varie sequenze di film di sua interpretazione, montati come un puzzle.

Ultima iniziativa cronologicamente importante ma non ultima nei valori sociali e di solidarietà, la creazione della Fondazione Alberto Sordi, nata per volontà di Sordi nel 1991 (riconosciuta con D.M. del 30.10.95): "la Fondazione promuove la ricerca scientifica sulle patologie dell'età avanzata e l'assistenza qualificata delle persone anziane, nel rispetto prima e nella valorizzazione poi della dignità della persona umana e del suo diritto alla vita e alla salute".

Muore a Roma nella sua villa di Piazza Numa Pompilio il 25 Febbraio 2003 all’età di 82 anni, dopo aver lottato per alcuni mesi contro una grave malattia, assistito dall’unica delle sue sorelle ancora in vita: i suoi funerali hanno rappresentato per la capitale un vero evento di popolo, a testimonianza dell’affetto dei suoi concittadini e dell'intero popolo italiano.

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