Giù dal Monte Morgan
di Arthur Miller
NOTE DI REGIA DI SERGIO FANTONI
"Giù dal Monte Morgan" è la storia dell'intraprendente
bigamo Lyman Felt, destro nel business come negli affari di cuore, che
vede schiantarsi la sua virtù di funambolo e la sua speranza di farla
franca vita natural durante proprio sui tornanti del Monte Morgan.
Tutta colpa della Porsche che non ha risposto ai
comandi di Lyman e che, sbandando, tradirà il traditore. Al capezzale
del businessman vengono infatti convocate le due mogli fino allora ignare
della reciproca esistenza. Una è una cinquantenne "wasp" (bianca, anglosassone,
protestante), fremente di passione sotto l'algida apparenza, l'altra
è una giovane donna ebrea in carriera. L'incontro avrà conseguenze esplosive.
Miller ha descritto questa sua opera come "un dramma
veramente politico. E' il mio lavoro più anticonvenzionale e meno rassegnato.
Ha a che fare con la politica dell'anima e non con quella dei picchetti,
perchè questo è il mondo in cui viviamo oggi. Il dibattito che vi è
contenuto riguarda infatti la possibilità stessa di un universo morale".
E' ormai confermato dagli esperti che la libertà
favorisce lo sviluppo economico di una società. La commedia di Arthur
Miller ci conferma che la libertà di sposarsi con due donne, quando
si è sinceramente e onestamente innamorati di tutte e due, favorisce
la felicità di entrambe e delle relative famiglie. A un patto però:
che nessuna delle due venga a sapere dell'esistenza dell'altra.
Purtroppo il protagonista della commedia, a un certo
punto, un decisamente infelice punto, vien meno a questo patto. Infatti
a seguito di un banale incidente (cercato? casuale?) le due mogli si
incontrano, anzi si scontrano, e allora addio felicità! Quella che era
la situazione più appagante e appagata, diventa un inferno di invettive,
increduli sbigottimenti, scoperte di retrodatate mostruosità. Il nostro
autore mette a bella posta il suo onesto e bravo protagonista nella
peggiore delle possibili situazioni per un onest'uomo, gran viaggiatore
(da una all'altra moglie), per potersi scagliare, attraverso di lui,
contro tutti i tabù di una società moralistica e puritana in nome della
libertà di amare secondo la "legge naturale" dell'amore e del desiderio.
Che come si sa non conosce limitazioni e confini.
E l'argomento principe, il più semplice, tra i tanti
diritti e doveri del cuore e della verità, è che quella "legge naturale"
funziona, insomma farebbe felici tutti, se il diavolo, sempre lui, non
ci mettesse la coda. Toccherà ricorrere a una specie di giudizio di
Salomone per uscire da questo sofferto intreccio di esperienze, dove
Miller naviga con grande umorismo e impavido cinismo, menando fendenti
a destra e manca, in nome della libertà di vivere i propri sentimenti,
senza limiti ma con onesta sincerità.
P.S Io proporrei un sondaggio, alla fine della commedia, per sapere
quale dei tre personaggi, le due mogli e il marito, il pubblico assolverebbe
o condannerebbe, in caso di giudizio. O se è semplicemente d'accordo
con l'autore. Io, naturalmente, sono d'accordo con Miller e con la sua
commedia.
Fonte: Comunicato stampa in occasione della rappresentazione
tenutasi al Teatro Manzoni dal 4 aprile al 7 maggio 2006
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