Marcel Carné
Marcel Carné (1906 – 1996) è stato uno dei registi
più significativi del cinema francese della fine degli Anni Trenta.
Prima di realizzare il suo primo cortometraggio, Nogent,
eldorado du dimanche (1929), Carné ha lavorato dapprima come
critico cinematografico per alcune riviste, poi come assistente e
collaboratore dei registi René Clair e Jacques Feyder. Proprio da
Feyder, Carné apprende la grande lezione del realismo e del lavoro
ben fatto come strumento di una grande serietà professionale.
Il
cinema di Carné è prima di tutto un valido strumento per documentare
la realtà, ma la materia viene elaborata nelle forme, fino a
giungere ad un realismo poetico che filtra la realtà attraverso una
interpretazione letteraria. Le strade di Feyder e Carné si separano
proprio in questo punto; da una parte il “maestro” Feyder si
rinchiude in un professionismo fatto di spettacoli eleganti e
raffinati, mentre “l’allievo” Carné si dirige verso un idealismo ed
un romanticismo nuovi, rivisitati secondo una nuova veste artistica.
Nel 1936 Carné realizza il primo lungometraggio,
Jenny (Jenny, regina della notte), film che riprende fedelmente
Pensione Mimosa di Feyder. Il film inaugura la proficua
collaborazione tra il regista e il poeta surrealista Jacques Prévert,
suo sceneggiatore in molti film.
Sono gli anni del “Fronte Popolare” in Spagna e
Francia; i partiti di sinistra si alleano contro la destra
reazionaria. Prévert e Carné si schierano dalla parte di un’arte
proletaria, del realismo, dove i problemi sociali vengono filtrati
attraverso una elaborazione poetica. Ma se da una parte i personaggi
di Prévert rispecchiano un’umanità sana ed elementare, molto spesso
quelli di Carné non riescono a restituire la medesima umanità in
termini cinematografici: la meticolosa cura scenografica, la
fotografia, la disposizione plastica del materiale all’interno delle
scene operata dal regista, linguaggi raffinati della grande tecnica
professionale di Carné, hanno spesso impedito ai personaggi di
liberare la loro carica di umanità nelle situazioni e nei fatti
rappresentati sullo schermo. Per molto tempo la critica
cinematografica, soprattutto quella francese della Nouvelle Vague,
ha trovato nell’opera di Carné solo una veste poetica che non è
stata in grado di aderire in termini cinematografici a quel tanto
atteso realismo; un’avventura, insomma, sospesa tra poesia e realtà,
tra letteratura ed immagini cinematografiche. Ma se si accetta
l’interpretazione di’avventura data da Pierre Mac Orlan, autore
dell’opera Le Quai des brumes che ha ispirato la coppia
Carné-Prévert per l’omonimo film, secondo il quale “è nella fantasia
di chi la insegue e, non appena si riesce a toccarla con un dito,
svanisce, per fare capolino da tutt’altra parte, sotto una diversa
forma, ai limiti dell'immaginazione», si può intuire che forse a
Carné interessava non tanto la descrizione critica della realtà,
quanto piuttosto l’elevazione della messinscena cinematografica
attraverso una tecnica sorprendente e “letteraria”.
Nel 1938 la coppia Prévert-Carné realizza Le quai
des brumes (Il porto delle nebbie), film che ebbe notevole
successo anche grazie alle ottime interpretazioni di Jean Gabin e
Michèle Morgan. L’anno dopo, è la volta di Le jour se lève
(Alba tragica), considerato per molto tempo un validissimo esempio
di collaborazione tra sceneggiatore e regista, dalla cui unione
nasce un testo letterario pieno di poesia ed un linguaggio
cinematografico dotato di ricche caratterizzazioni dei personaggi e
dettagli ambientali.
Tra il 1943-45 Carné realizza Les enfantes du
paradis (Amanti perduti), film di vaste proporzioni e sontuoso,
ambientato nella Parigi ottocentesca del Re dei francesi Filippo
Luigi I. Il film, rappresentazione di grande respiro della vita e
della sua messinscena, considerato come il capolavoro del regista
Marcel Carné, colpì il pubblico e la critica per l’ottimo livello
tecnico-formale, raggiunto anche grazie alla sceneggiatura di
Prévert, alla fotografia di Roger Hubert, alle musiche di Joseph
Kosma e Gorge Mouque, e alla eccellente recitazione di Arletty,
Jean-Louis Barrault, Pierre Brasseur, Maria Casarès, Pierre Renoir e
Jean Luois Barrault.
Nel dopoguerra Carné assesta la sua creatività in
opere medie e di buona qualità, tra cui ricordiamo Les tricheurs
(Peccatori in blue-jeans, 1958) e Les jeunes loups (I
giovani lupi, 1968).
FILMOGRAFIA DI MARCEL CARNÈ
-
Nogent, Eldorado du dimanche (cortometraggio) (1929)
-
Jenny (1936)
-
Lo strano dramma del dottor Molyneux (Drôle de drame
ou L'étrange aventure de Docteur Molyneux) (1937)
-
Il porto delle nebbie (Le quai des brumes) (1938)
-
Albergo Nord (Hôtel du Nord) (1938)
-
Alba tragica (Le jour se lève) (1939)
-
L'amore e il diavolo (Les visiteurs du soir) (1942)
-
Amanti perduti (Les enfants du paradis) (1945)
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Mentre Parigi dorme (Les portes de la nuit) (1946)
-
La fleur de l'âge (1947)
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Juliette ou La clef des songes (1950)
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La Marie du port (1950)
-
Teresa Raquin (Thérèse Raquin) (1953)
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Aria di Parigi (L'air de Paris) (1954)
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Il fantastico Gilbert (Le pays, d'où je viens) (1956)
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Peccatori in blue jeans (Les tricheurs) (1958)
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Gioventù nuda (Terrain vague) (1960)
-
Parigi proibita (Du mouron pour les petits oiseaux)
(1962)
-
Tre camere a Manhattan (Trois chambres à Manhattan)
(1965)
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Les jeunes loups (1968)
-
Inchiesta su un delitto della polizia (Les assassins
de l'ordre) (1971)
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La meravigliosa visita (La merveilleuse visite)
(1974)
-
La Bible (documentario) (1977)
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