EDUCAZIONE SIBERIANA
di
NICOLAI LILIN
Anno di pubblicazione: 2009
Sinossi:
Il racconto espresso nell’opera “Educazione
Siberiana” è quello di una vita segnata in
maniera particolare. Si parla di un giovane,
Nicolai, detto “Kolima”, che, cresciuto
all’interno di un gruppo di criminali, gli Urca,
riceve un’educazione basata sul rispetto e la
riconoscenza.
In realtà gli Urca sono una vero e proprio
popolo, che ha le proprie tradizioni e i propri
principi e che, dato che a livello
internazionale non vengono riconosciuti
indipendenti, essi non riconoscono le autorità,
sia quelle civili che quelle religiose.
Il vivere come un popolo, anche se al di fuori
dalla società “moderna”, porta gli Urca ad
essere dei veri e propri protettori degli ultimi
della società, in quanto, secondo la loro
mentalità sono in ogni caso anche essi “voluti
da Dio”.
Gli Urca hanno combattuto contro tutti i
rappresentanti dello Stato, fin dai tempi degli
zar, fino ad arrivare al nuovo stato Russo,
passando per le deportazioni e le violenze del
regime comunista.
Il romanzo narra di una vita passata tra
violenza ed educazione, sovrapponendo in maniera
che può apparire incredibile due piani della
vita che dovrebbero essere dicotomici, da un
lato la violenza e la vita di strada, dall’altra
la conoscenza e il rispetto per l’insegnamento
degli anziani che perpetuano principi e rigore.
Recensione:
Dalla taiga siberiana alle strade della
cittadina di Bender,Lilin ripercorre le tappe
essenziali della sua infanzia e gioventù: anni
trascorsi in mezzo alla violenza, alle bande e
al degrado sociale, ma anche in un mondo
impregnato e governato da un condivisibile che
mai; è il mondo dei cosiddetti “criminali
onesti”, quelli che preferiscono vivere oltre i
confini della legge ma liberi, piuttosto che
schiavi dentro il potere.
È di questo indomabile bisogno di libertà che
anima questi uomini che ci parla Lilin, delle
tribù degli Urka: guerrieri costretti a
combattere lo stato in ogni epoca e in ogni
forma (dallo zar, allo strapotere sovietico fino
ad oggi alla repubblica russa) che ha una faccia
sempre più liberale e un braccio sempre più
repressivo; dei loro tatuaggi che illustrano
vite e storie come affreschi di una cattedrale,
il rispetto per gli anziani e per i più deboli.
Un mondo destinato a soccombere, non sotto le
tenaglie della polizia ma sotto l’aggressiva
ignoranza dell’abbrutimento moderno: la morte di
ogni valore, la scomparsa di idee come rispetto,
lealtà e giustizia; e così una cultura così
diversa dalla nostra fa la stessa fine:
generazioni di combattenti diventano le madri di
generazioni di semplici criminali.
Se a un occhio superficiale può sembrare un
semplice racconto di criminalità, per chi ha uno
spirito più attento e profondo, si apre una
storia dai significati e dai temi forti,
impossibili da captare senza soffermarcisi a
pensare, un libro che non può non lasciare una
traccia nella mente di chi è disposto ad
ascoltare davvero quest’odissea senza eroi.
A partire da questa opera, Gabriele Salvatores
ha deciso di scrivere un film.
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