Mille e una notte
Le mille e una notte, il
cui titolo originale in arabo è Alf laila wa laila, è un
insieme di racconti, favole, fiabe e novelle borghesi di argomento fantastico
o realistico. E’ senza dubbio la più conosciuta di tutte le opere della
letteratura araba. Benché composti in luoghi e tempi diversi tutti
i racconti rinviano chiaramente al mondo islamico, in particolare
al Medioevo della città di Baghdad.
L’origine dell’opera è ancora incerta
sebbene negli ultimi anni il filologo René Rizqallah Khawam, abbia
tentato di dare un rigore scientifico alla sua ricostruzione. Tuttavia gli
studi non riescono a certificare se la raccolta sia stata realizzata da
un autore anonimo oppure generata a livello popolare da un nucleo di racconti
dell’VIII secolo. Ciononostante si è certi che le sue radici siano Indiane,
ma è in Persia, nel IX secolo, che viene scritta per la prima volta. Il
suo sviluppo avviene nella capitale, Baghdad (gli ambienti presenti
nelle narrazioni si rifanno probabilmente alla vita di corte). L’opera giunge
ad una forma più stabile tra XII e XVI sec. in Egitto e in tutto il mondo
arabo dove viene tradotta e integrata con vicende realistiche ma anche con
elementi fantastici. Tramandate per via orale, le storie si diffusero grazie
ai mercanti arabi. La forma attuale dell’opera non corrisponde all’ originaria
perché Antoine Galland, un bibliotecario francese amante dell’oriente, tradusse
una parte dell’opera da un manoscritto siriano del XIII secolo. L’enorme
successo di questa iniziativa lo convinse a tradurre altri racconti, aggiungendo
novelle estranee alle fonti originarie e appartenenti ad altri cicli
di racconti indipendenti dalle mille e una notte, come i cicli Sindbad e
la storia di Ali babà. Dalla Francia le storie si diffusero ben presto
tutto il mondo diventando, anche per l’occidente, il paradigma del
racconto fiabesco nell’immaginario collettivo.
La struttura
dell’opera consiste in una raccolta di storie e fiabe inserite all’interno
del racconto cornice. Questo racconto narra del re Shahriyàr
che, infuriato col genere femminile per via di una delusione d’amore, ordina
che ogni notte gli venga portata una donna da possedere e da mettere a morte
il mattino seguente. Dopo diversi anni, la figlia del gran visir, Shahrazade,
si offre volontaria a trascorrere la notte col re e, per non essere giustiziata,
per mille e una notte stimola la curiosità del sovrano narrandogli
racconti straordinari, a volte incatenati l'uno all'altro, a volte rinchiusi
uno dentro le trame dell’altro. Quando Shahrazade termina i suoi racconti,
il re Shahriyàr si è dimenticato del motivo per cui odia le donne ed è perdutamente
innamorato di Shahrazade. Il tempo e la fantasia l'hanno riappacificato
con la vita. Shahrazade ha salvato se stessa e tutte le fanciulle del regno.
Le mille e una notte contiene alcune
delle fiabe più famose della storia della letteratura. Aladino e Ali babà
hanno ispirato numerosi romanzi e trasposizioni cinematografiche. Tuttavia
nel corso dei secoli l’emblema del libro è sempre rimasta Sherazade. La
sua figura è diventata per l'Occidente l’odalisca per antonomasia.
Tutte le odalische presenti nella letteratura europea, nelle gallerie d'arte
e nei prosceni dei teatri traggono ispirazione dalla figura di Sherazade.
La sua bellezza e il suo charme hanno incantato il mondo artistico facendo
di essa l’icona della sensualità. E’ risaputo che i racconti delle
mille e una notte sono stati spesso considerati un topos erotico.
Di fatti alcune delle novelle dell’ opera trattano apertamente i temi del
tradimento, dell’erotismo e della vita coniugale. Inoltre il sesso e le
relazioni amorose vengono trattate con una leggerezza di stile ed
una schiettezza tale che in più di un occasione la società ha considerato
alcune di queste novelle al pari di racconti erotici e scandalosi.
Al contrario per il mondo arabo Shahrazàd è il simbolo della forza dell'intelligenza
e del fascino della parola, dunque rappresenta il contrario del modello
dell' odalisca sensuale e passiva, tanto amato dalla fantasia occidentale.
Shahrazàd è una donna colta ed intelligente che grazie alla
sua creatività e alla sua dialettica riscatta l’immagine della
donna, un soggetto privo del diritto di parola e sottomesso da una società
maschilista. Incarnando l’amore coraggioso e fedele, si distingue
dalle figure infedeli delle donne che hanno ferito il sovrano. Sono infatti
frequenti, durante il corso dei secoli, le edulcorazioni e le censure
nei confronti dell’opera. Da citare è la novella della donna
e dei suoi 5 corteggiatori in cui i temi del tradimento e degli abusi sessuali
vengono trattati con delicata ironia.
In questa favola il sesso è raffigurato
come un arma nelle mani della donna, e non come uno degli aspetti legati
alla schiavizzazione del genere femminile (la donna, nell’arco della
storia, userà tale arma per mostrare le nefandezze e gli abusi degli uomini
con cui si relaziona). La forza straordinaria di questi racconti, è che
seppur datati alla notte dei tempi, trattano i temi attuali, come appunto
l’eros, in maniera assolutamente moderna.
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