Henri Cartier-Bresson
Tutti lo ricordano come "il
padre della fotografia", perché nella sua lunghissima carriera non è riuscito
solo a realizzare eccellenti e indiscussi lavori, ma è stato capace di teorizzare
l’arte fotografica, riassumendone il significato profondo nella celebre
accezione del "momento decisivo".
Henri Cartier-Bresson era
convinto che fotografare non fosse solo un modo diverso di guardare il mondo,
ma che fosse un modo diverso di viverlo, perché attraverso l’obiettivo era
possibile scrutare ogni cosa con maggiore attenzione, incorniciandone i
particolari e fissandoli nel tempo.
Nato nel 1908 in una cittadina
a soli 30 chilometri da Parigi, nei primi anni orienta la sua vena artistica
alla pittura, sostenuto ed incoraggiato soprattutto dallo zio, un affermato
pittore, per il quale Bresson nutre stima e rispetto.
Ma la passione per quello
che sarebbe diventato il suo mestiere e motivo primario della sua fama,
non tarda ad arrivare. Nel 1931 dopo un anno trascorso in Costa d’Avorio,
torna in Francia ed acquista la sua prima macchina fotografica, una Leica,
dalla quale non si separerà più, e con la quale si sposta in giro per il
mondo alla ricerca di una verità da rappresentare.
Spagna, Italia, Messico per
poi tornare in Francia, dove tiene, nel 1932, la sua prima mostra nella
galleria Julien Levy, e poi nel 1935 va in America dove ad attenderlo c’è
un ampio progetto per il cinema.
Ma questi sono anche gli
anni in cui Bresson scopre l’interesse verso i reportage, che interpreta
quale possibilità concreta di documentare la quotidianità, quella fatta
dai gesti spontanei, e quella che testimonia i drammi della sofferenza e
della guerra. Catturato dai tedeschi nel 1940, rientra a Parigi solo nel
1943, in tempo per fotografarne la liberazione.
Il suo nome è già sinonimo
di popolarità e successo, nel 1947 il Moma di New York, allestisce una mostra
in suo onore, e nello stesso anno Bresson, fonda in collaborazione con i
suoi amici Robert Capa, David "Chim" Seymour, George Rodger e William Vandivert,
una cooperativa che diventerà a breve, una delle più importanti agenzie
fotografiche del mondo, la "Magnum Photos".
Ciò che più ha caratterizzato
i lavori di Henri Cartier-Bresson, è stata, nella sua umanistica concezione
della realtà, la continua ricerca di quell’elemento vero e naturale da scorgere
all’interno delle situazioni più differenti, per poter realizzare foto che
fossero libere e al contempo fedeli alla forma e agli equilibri geometrici
dell’immagine; nella foto infatti, doveva essere riprodotto tutto quello
che l’occhio umano poteva effettivamente inquadrare, dal soggetto fino ai
più piccoli particolari sullo sfondo.
Fotografare era per lui come
scoccare un dardo, ed il fotografo al pari di un arciere nel momento dello
scatto doveva dimenticarsi di tutto, per concentrarsi sull’obiettivo trattenendo
il fiato.
Henri Cartier-Bresson, è
scomparso a Parigi il 2 Gennaio 2004 all’età di 96 anni, dopo aver collezionato
nell’arco dell’intera vita numerosi riconoscimenti, come quello del 1988
quando il Centre National de la Photographie di Parigi ha istituito il Gran
Premio Internazionale di Fotografia, intitolandolo a lui.
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