Tazio Secchiaroli nasce a Roma nel 1925, e la sua carriera
di fotografo inizia quasi per caso, nel 1943, mentre lavora come fattorino
a Cinecittà. È qui infatti che da semplice spettatore comincia ad alimentare
la sua passione per la fotografia, per quell’arte capace di interrompere
il flusso continuo del tempo consegnando alla memoria attimi di una vita
qualunque semplice e profonda insieme.
Nel 1944 diventa così fotografo ambulante, "scattino"
riprendendo per le strade di Roma i soldati americani ed i turisti, alla
ricerca di facce anonime, sorridenti ed incredibilmente affascinanti.
Nel 1951 approda all'Agenzia Vedo di Adolfo Porry Pastore,
uno dei padri del fotogiornalismo italiano, dal quale apprende "tutti i
trucchi del mestiere", acquistando così la sicurezza sufficiente per decidere
di dedicarsi completamente alla fotografia.
Nel 1955 fonda insieme a Sergio Spinelli, la "Roma
Press Photos". Una scelta coraggiosa che si rivela da subito un ottimo
investimento. Il primo colpo grosso arriva infatti appena un anno dopo,
nell’estate del 1956, dimostrando nel caso Montesi le grandi capacità organizzative
di un team ben assortito anche in situazioni complicate: Secchiaroli, riesce
a cogliere insieme Piero Piccioni e Ugo Montagna al Foro Italico, dopo un
lungo inseguimento poliziesco. È la strada giusta per il successo, un successo
che esploderà definitivamente nel Ferragosto del 1958 consacrando Secchiaroli
tra i nomi più noti della fotografia.
Immagini indimenticabili ma soprattutto grandi scoop
diventano il suo obiettivo, e lui, da abile paparazzo riesce insieme al
collega Guidotti ad immortalare in quegli anni i personaggi famosi più ricercati:
Ava Gardner e Antony Franciosa seduti al tavolino del Brik Top, il locale
notturno più esclusivo di Roma vitatissimo ai fotografi, Anita Ekberg e
il marito Anthony Steel fuori dal locale "Vecchia Roma".
Scatti rubati di una Roma notturna davvero incantevole,
ricercati dai maggiori rotocalchi scandalistici e apprezzate anche da un
curiosissimo Federico Fellini. E’ il 1958 quando Tazio Secchiaroli inizia
la sua collaborazione con il celebre regista, che prende spunto e ispirazione
dal fotografo romano per realizzare il film che sarebbe passato alla storia
come il pilastro del cinema italiano, "La Dolce Vita". Mentre lavora al
primo progetto con lo stesso stile esuberante degli esordi, Secchiaroli
viene chiamato sarcasticamente "Paparazzo" dallo stesso Fellini.
Secchiaroli apprende molto da Fellini, viene rapito dalla
magia del set e decide così di lasciare il "paparazzismo" d’assalto per
diventare nel 1961 un fotoreporter da set, colui che con l’obbiettivo, racconta
i retroscena della lavorazione di un film.
Dal 1964 al 1983 fotografa i protagonisti del cinema
internazionale, trasformandosi nell’amico dei divi, nel loro consulente
di immagine, e gira il mondo seguendo Sofia Loren della quale diventa fotografo
personale, conquistandosi anche la fiducia di altri personaggi famosi come
Marcello Mastroianni e Brigitte Bardot.
Nel 1983 smette di fotografare, ma di lui, delle sue
foto si continua a parlare, anzi gli vengono dedicate diverse mostre fotografiche
in giro per l’Italia come quella personale nel 1990 alle Cartiere Milani
di Fabriano, o quella alla galleria Photology di Milano nel 1996.
Tazio Secchiaroli muore nella sua casa romana nella notte
tra il 23 ed il 24 Luglio 1998.