|
Arnold Schönberg
Arnold Schönberg è un compositore austriaco nato a Vienna nel 1874 e attualmente
ritenuto un tra gli esponenti musicali di maggiore importanza per il XX secolo.
Figlio di una coppia di mercanti ebrei, il giovane Arnold ereditò la passione
della musica dalla madre, che cercò di iniziarlo alle prime conoscenze
melodiche.
Purtroppo le necessità della vita, ovvero la prematura scomparsa del padre, lo
portarono a lavorare presso una banca, continuando comunque a studiare la musica
da autodidatta.
La passione per la musica porta il futuro artista, nel 1895, a dirigere un coro
di operai. Sulla scia del nuovo impegno Schönberg inizia anche a comporre.
Queste prime opere risentono sicuramente di un certo influsso wagneriano.
Tra le maggiori tendenze che si trovano in queste opere iniziali e che poi
influenzeranno tutte le opere del compositore tedesco, ricordiamo la ricerca di
utilizzare completamenti tutti i livelli armonici e sinfonici.
L’opera più da ricordare di questo periodo è il sestetto per archi
“Verklarte nacht" (Notte splendente) del
1899.
Licenziato dalla banca, decide di guadagnarsi da vivere solo con la musica.
Così, nei primi anni del ‘900, Schönberg si sposta a Berlino, città dove
esisteva un grande fermento culturale.
Oltre ad entrare in contatto con le avanguardie presenti nella capitale tedesca,
il compositore inizia a lavorare presso una orchestra di cabaret, in aggiunta
prosegue a scrivere musica.
Schönberg inizia ad essere anche un docente di musica molto ricercato in scuole
del centro Europa. Nonostante l’apprezzamento del mondo accademico, la musica
del compositore austriaco non è molto apprezzata dal pubblico, spaventato dai
grandi sbalzi di toni musicali, molto distanti dallo stile classico.
Sempre nei primi anni del ‘900 il musicista austriaco inizia anche ad
avvicinarsi all’arte espressionista, trovando l’appoggio di un pittore come
Kandinsky. Proprio per questi legami a volte Schönberg è ricordato come il
fondatore dell’espressionismo musicale.
La crescita del movimento musicale dell’austriaco è bloccata dall’arrivo del
primo Conflitto Mondiale dove Schönberg presta servizio presso l’esercito del
suo Paese.
Al termine della guerra la continua ricerca di un modo per esprimere i
sentimenti umani tramite la musica portano alla nascita di un nuovo metodo di
concepire la musica ideato proprio da Schönberg. Parliamo del progetto della
dodecafonia, ovvero il modo di comporre utilizzando non le solite 7 note, ma ben
12.
Numerose iniziano ad essere le opere scritte con questo nuovo metodo, non solo
dal suo fondatore ma anche da una serie di allievi che iniziano a seguire
l’avanguardia artistica proposta da Schönberg.
Negli anni 30 del Novecento, con l’approvazione delle leggi razziali in
Germania, Schönberg si trasferisce negli Stati Uniti.
Anche in questo paese sono numerosi i riconoscimenti, soprattutto di ordine
accademico che l’artista riceve.
Da esule negli Stati Uniti, Schönberg inizia a comporre opere di impegno sociale
contro la violenza e l’emarginazione dei “diversi” come ad esempio “A Sourvoivor
from Warsaw”. (Un sopravvissuto da Varsavia).
La sua patria ormai sono gli Stati Uniti, e la salute malferma costringe
l’artista austriaci a cercare il caldo di Los Angeles, dove morirà nel 1951.
Il nome di Schönberg è inevitabilmente legato al concetto di dodecafonia.
Si tratta di una tecnica musicale che trova le sue origini in alcuni principi
tardo romantici, che poi però è cresciuto alla fonte del grande movimento delle
avanguardie di primo Novecento, dove lo spirito umano viene rappresentato con
tutte le sue contraddizioni e i sentimenti. Per il compositore austriaco sette
note non possono assolutamente riuscire a coprire tutte le varie tonalità che
servono per ben rappresentare tutti i movimenti dell’animo umano, è dunque
necessario trovare una nuova strada per descrivere con la musica.
Il pensiero che ha portato Schönberg a decidere di abbracciare la dodecafonia è
quello di riuscire a sfruttare appieno tutte le tonalità musicali disponibili,
unendo grandi picchi di acustica con momenti di completa atonalità, proprio come
la vita dell’uomo, che passa da periodi di grossa attività a situazioni di
inattività. |
|
|