Sunday Jack Akpan
“Scultore
naturale nigeriano, in grado di eseguire effigi, statue, lapidi di ogni
genere, terraglie e stoviglie, pietre tombali di marmo, decorazioni di mobili
e arredi di case, disegni e oggetti d’arte in generale”, così recita il
biglietto da visita di Akpan. Simile all’artigiano medievale, capace allo
stesso modo di decorare cattedrali o di plasmare umili oggetti, come notava
Marco Meneguzzo su Artforum nel 2002, Akpan realizza gruppi scultorei di
capi tribali, sciamani, dignitari e notabili, la cui cifra stilistica è
il naturalismo. Non solo il volto, ma anche le vesti e gli ornamenti vengono
riprodotti nei dettagli lussureggianti dei colori vivaci.
Akpan adotta il cemento, materiale versatile e poco costoso, sottraendolo
al suo impiego usuale di materiale da costruzione per conferirgli valore
artistico. Ne emerge un catalogo ampio e variegato della società nigeriana
contemporanea, in cui si muovono, scrive Martina Corgnati, “autorevoli personaggi
o signori dei mondi intermedi, presentificati sembra agevolmente grazie
alle pratiche Voudou”.
Sunday
Jack Akpan nasce in Nigeria nel 1940. Vive e lavora a Uyo nell’Akwa Ibom
State. Dopo un primo apprendistato come muratore, in seguito a una visione,
decide di diventare scultore. Inizia a realizzare sculture funerarie su
commissione, plasmandole sulla sabbia e rifinendole in cemento, che poi
dipinge a tinte vivaci. I suoi temi principali sono i capi tribali della
sua comunità e i personaggi della borghesia nigeriana che si mettono in
posa per una scultura di prestigio.
Dopo una mostra a Stoccarda nel 1988, viene scoperto da Jean-Hubert Martin
che lo invita alla grande esposizione Magiciens de la Terre (1989)
al Centre Pompidou di Parigi. Il museo parigino acquista un gruppo di sculture.
Il Museo di Washington, Tokyo e Lione acquistano altre sue opere in cemento
dipinto. Nel 1996 espone alla Haus der Kulturen der Welt
di Berlino.
Harald Szeemann lo invita alla Biennale di Venezia del 2001 dove è presente
nella Platea dell’Umanità.
fonte: Ufficio stampa Galleria Ca’ di Fra