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Bert Feddema
Bert Feddema
propone un’arte a forte impatto sociale, che si esprime in una profonda
critica all’attuale società dei consumi, che ha generato un tipo di sviluppo
isterico e difficilmente sostenibile. La tecnologia, che viene commercializzata
dalle multinazionali, è sostituita velocemente da prodotti più sofisticati,
che, con il martellante intervento dei media, arrivano a sembrare indispensabili.
“Il lavoro
di Feddema, attraverso il meccanismo dell’imitazione, impone un cortocircuito
estetico allo spersonalizzante ciclo di produzione/comunicazione/consumo
delle società contemporanee. Portando nell’arte la comunicazione e il linguaggio
delle multinazionali Feddema opera uno slittamento linguistico che produce
esiti stranianti. Il primo atto è quello che l’artista compie mutando il
proprio nome in HTBT (High Tech Brain Technilogies). HTBT è il nome di una
immaginaria multinazionale, una sigla dal sapore commerciale che ruba l’identità
all’artista, come le multinazionali con il loro potere ci privano della
libertà di autodeterminazione. Bert Feddema scompare dietro HTBT, in una
sigla anestetizzata che colloca l’artista in una posizione appartata e distante.
Come ci spiega Feddema: «…diventando una multinazionale Bert Feddema ha
la possibilità di riflettere sul potere manipolatorio del mercato globale
e della comunicazione; E ciò lo rende capace di porsi nella posizione di
un osservatore esterno… Un aspetto importante del lavoro di Feddema è l’uso
dei colori fluorescenti. Essi rappresentano in senso concettuale la parte
esteriore della tecnologia e ne rappresentano anche l’inumanità». L’opera
d’arte assume i connotati della realtà rendendone assoluti alcuni aspetti
spersonalizzanti. HTBT individua in alcuni colori (Radiated Orange, Active
Yellow, Atomic Blue, Genetic Pink, Neuro Green), gli elementi linguistici
ai quali ridurre il mondo e mette in atto un poderoso progetto di riscrittura
del reale attraverso identificazioni cromatiche. La provocazione di Feddema
è nel sostituire la realtà con una sua alterazione cromatica, con una geometrizzazione
della visione, e con un’identità artistica virtuale che è il suo alter ego
creativo. (Gloria Gradassi)
fonte:
comunicato stampa della Galleria Marconi in occasione della mostre
del progetto “Nudi come vermi”, con il secondo appuntamento ha presentato
la personale dell’artista olandese Bert Feddema, mostra curata
da Gloria Gradassi, con dei testi critici di Gloria Gradassi
e Sander Boschma, organizzata in collaborazione con la Galerie
De Meerse di Hoofddorp in Olanda, dove in contemporanea è stata inaugurata
la personale di Hanry Walsh, dando vita ad uno scambio sinergico
delle esperienze portate avanti dalle due realtà.
“Nudi come
vermi” è un progetto che tende a creare un ponte fra diverse realtà
artistiche, facendo nascere un contatto tra artisti giovani ed affermati
e incontrando anche l’arte al di là dei confini nazionali. Lo scopo è riuscire
a vedere ed estrapolare il bello anche dalle più cupe realtà che ci circondano,
in questo modo quello che normalmente è un modo di dire dispregiativo assume
una nuova valenza estetica e diventa un nuovo canone di bellezza.
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