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GIULIO
TURCATO
Cenni biografici
a cura
di Alberto Fiz
1912 – 1942
Nasce a Mantova il 16 Marzo 1912. La sua formazione artistica avviene tra
il 1925 e il 1933 a Venezia, dove segue la Scuola d’Arte, il Liceo Artistico
e la Scuola Libera del Nudo. Nel 1926 inizia a dipingere i primi paesaggi
e nature morte e nel 1932 espone in una mostra collettiva. Viaggia, spostandosi
a Torino, Bologna, Milano, Firenze, ed a Palermo, dove frequenta il corso
allievi ufficiali. A partire dal 1937 si trasferisce a Milano, dove
lavora nello studio dell’architetto Muzio, disegnando prospettive architettoniche
e realizzando diversi mosaici. Nel 1939 tiene la sua prima mostra personale,
poi nel 1940 partecipa ad una collettiva alla galleria Grande. Alla fine
dell’anno si ammala di tubercolosi; l’anno dopo si reca a Roma per un breve
viaggio di convalescenza.
1943 – 1953
Nel giugno ’43 partecipa alla Quadriennale d’Arte di Roma, con Natura
morta. Dopo l’8 settembre si trasferisce definitivamente nella
capitale, prendendo parte alla Resistenza. E’ tra i fondatori dell’Art Club,
Associazione Artistica Internazionale Indipendente. I suoi punti di riferimento
pittorici in questi anni sono il cubismo, il fauvismo ed una certa lettura
di Matisse, elementi di un astrattismo che ancora si ispira alla natura.
Nel ’46 partecipa all’Esposizione d’Arte Italiana Contemporanea che si tiene
al Museo Nazionale di Varsavia ed è invitato alla 23a Biennale di Venezia.
Vince il premio Cassa di Risparmio con Maternità. Nel marzo
del ’47 insieme ad Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli
e Sanfilippo fonda il gruppo “Forma 1”, firma il relativo manifesto del
Formalismo, partecipando alla mostra tenuta dal gruppo a Via Margutta.
In aprile nella rivista “Forma 1” pubblica un articolo dal titolo “Crisi
della Pittura”. Nel giugno partecipa alla mostra del Fronte Nuovo
delle Arti alla galleria Spiga di Milano. Espone a Praga alla “Mostra d’Arte
Italiana” organizzata dal Fronte Nazionale della Gioventù. Nel giugno del
‘48 è invitato alla 24a Biennale di Venezia come aderente al Fronte Nuovo
delle Arti, che nel catalogo è presentato da Giuseppe Marchiori. Nei
mesi di luglio-agosto espone alla 3a edizione del Salon des Beaux-Arts de
la Ville de Paris insieme a Consagra, Dorazio e Perilli. Nell’autunno
partecipa alla mostra nata dalla spaccatura del Fronte Nuovo delle Arti
dopo la Biennale di Venezia, scatenando la polemica di Togliatti e del Partito
Comunista contro le nuove tendenze artistiche. Fa parte, insieme a Quasimodo,
Ginzburg, Leoncillo ed altri, della delegazione Italiana al Congresso della
Pace a Varsavia, spostandosi poi a Cracovia, Breslavia, Auschwiz e Lodz.
Nascono al suo ritorno le Rovine di Varsavia, punto di partenza della
sua poetica insieme ai Comizi, di poco successivi. Nel ’49
espone in una collettiva a Praga e partecipa alla mostra “XX Century Italian
Art” al MoMA di New York. Nel ’50 con una borsa di studio trascorre alcuni
mesi a Parigi. Nell’estate partecipa alla Biennale di Venezia con
il Gruppo degli 8, promosso da Lionello Venturi, vincendo il Premio Acquisto
con Miniera. Nel ’52 partecipa alla mostra itinerante del Gruppo
degli 8 (Monaco, Hannover, Amburgo, Berlino) ed alla 26a Biennale di Venezia
con 5 opere.
1954-1964
E’ presente alle edizioni successive della Biennale di Venezia (’54, ’56
e ‘58) ed a varie manifestazioni internazionali (nel ’55, Alessandria d’Egitto
e Pittsburgh). Nel ’56 compie un lungo viaggio in Estremo Oriente, passando
per Mosca, Pechino, Shangai ed altre grandi città del sud-est Asiatico.
Il viaggio sarà fonte d’ispirazione per parecchie opere; in particolare,
il sorvolo del Deserto dei Gobi gli ispirerà la serie Deserto dei Tartari.
Nel ’57 alcune sue opere sono esposte nella mostra “Painting in Post-war
Italy” organizzata alla Columbia University di New York da Lionello Venturi.
Partecipa alla 4a Biennale di San Paolo in Brasile. L’attività espositiva
diventa sempre più fervida sia in Italia che all’estero: alla 29a Biennale
di Venezia del ’58, nella quale gli viene dedicata una sala personale, è
presentato da Palma Bucarelli e vince il Premio Nazionale; è invitato nella
selezione Italiana alla mostra del “Guggenheim International Award”
di New York. Nel ’59 partecipa a Documenta II (Kassel), al Premio
Lissone, ed alla mostra della New Vision Gallery di Londra. Nel ’60 entra
a far parte del Gruppo “Continuità”, indicato nel ‘61 da Carlo Giulio Argan
come un superamento in atto dell’informale. Nel ’61 vince il Premio
Termoli ed il Premio Esso alla mostra “Cento anni di Industria Italiana”
a Palazzo Barberini. Espone a Venezia i suoi primi Tranquillanti
e partecipa alla VI Biennale di Tokyo. Nel ’62 tiene una personale
alla galleria Brudecke di Zurigo, presentato da Murilo Mendes, ed alla Tartaruga
di Roma, presentato da Emilio Villa. Intraprende una serie di viaggi
in Svizzera, Svezia, e a New York, dove espone alla IBM Gallery. Vince il
Premio Lignano ed inizia la sua ricerca sui colori “oltre lo spettro”.
Nel ‘63/’64 vince vari premi in Italia ed espone a Goteborg, Stoccolma,
Pittsburgh, Lund, Mentone. Nel ’64 sposa Vana Caruso e compie un viaggio
in Egitto dove visita il Cairo, Luxor, Abu Simbel. Il viaggio sarà l’elemento
fondante di una nuova serie di grandi dipinti, le Porte d’Egitto.
1965-1975
Partecipa all’8a “International Art Exhibition” presso la Metropolitan Art
Gallery di Tokyo ed alla “Italian Art Art Exhibition” di Monaco. Nel
’66 vince il 1° Premio della Quadriennale Nazionale di Roma ed ottiene una
sala personale alla 33a Biennale di Venezia dove espone le prime Gommepiume/Superfici
Lunari. Nel ’67 partecipa all’Esposizione Universale di Montréal
ed alla “Mostra d’Arte della Stampa Americana ed Italiana negli USA” al
Philadelphia Museum of Art. Nel ’68 espone alla Galleria Nazionale
d’Arte Moderna (GNAM) di Roma, tiene una personale allo studio G30 di Parigi,
ed è invitato alla 34a Biennale di Venezia. Il ’69 lo vede attivo
con personali a Francoforte e Milano, e la partecipazione alla 1a “Rassegna
del Gioiello d’Arte Firmato” presso la sala Bolaffi di Torino. Alle fine
del ’70 compie un viaggio in Kenya ed inizia ad elaborare la prima serie
di Oceaniche, che verranno poi esposte per la prima volta alla Biennale
di Venezia del ‘72. Alla fine del ‘71 esce a Milano la sua prima monografia,
curata da Giorgio De Marchis, presentata da Pierre Restany (ed. Prearo).
Nel ’74 gli viene dedicata una grande mostra antologica al Palazzo delle
Esposizioni di Roma, con oltre 300 opere dal 1945 al 1974, curata da Giovanna
Dalla Chiesa e Italo Mussa. Altra importante mostra al Palazzo delle Prigioni
Vecchie di Venezia, presentata da G. Carandente, dove espone le prime strutture
Le Libertà. Nel ’75 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris acquista
una sua grande opera.
1976-1986
Continua ad esporre intensamente in Italia ed all’estero. Nel ’76
partecipa alla mostra sulla “ Pittura Italiana 1950-70” che la Quadriennale
di Roma organizza a Varsavia, e a “Forma 1 1946-49” al Palazzo del Capitano
del Popolo di Todi. Nel ’77 all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo tiene
una personale con scritti di C.G. Argan, I. Mussa, J. Lassaigne. La mostra
“Pittura Italiana 1950-‘70” prosegue a Lugano, Berlino Est, Breslava, Sofia,
Bucarest. Nel ’78 a New York l’Istituto Italiano di Cultura gli dedica
una personale. Altra personale alla Frankfurt Westend Gallery di Francoforte,
presentato da E. Steingräber. Il Museo d’Arte Moderna di Bucarest gli dedica
una personale nel ’79. Nel 1980, antologica al Musée de l’Athenée di Ginevra.
Vince il premio di pittura alla Biennale Internazionale del Mediterraneo
di Alessandria d’Egitto. E’ tra i dieci artisti di “Arte Astratta in Italia
1909-59” alla GNAM. Partecipa nell’’82 alla mostra “Generazioni a
confronto” organizzata da M. Calvesi e Simonetta Lux nell’Istituto di Storia
dell’Arte dell’Università di Roma. Nelle edizioni della Cometa (1983) appare
“Colloquio con Turcato” di G. Appella; la GNAM presenta a Roma le prime
Libertà realizzate nel 1974; 7 grandi strutture colorate sono collocate
nel parco della Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco. Nel 1984 il Padiglione
d’Arte Contemporanea (PAC) di Milano allestisce una sua antologica dal’53
all’’83 curata da Flaminio Gualdoni con la presentazione in catalogo di
Emilio Villa. Nell’estate dello stesso anno partecipa alla 41a Biennale
di Venezia con lo spettacolo “Moduli in Viola – Omaggio a Kandinsky” con
musiche di Luciano Berio, regia di Vana Caruso. L’Istituto Italiano di Cultura
di Madrid gli dedica una personale. Nel 1985 a Monaco di Baviera la Staatsgalerie
Moderner Kunst organizza una mostra antologica a villa Stuck, esponendo
97 opere dal ’45 all’’85, presentata da Eric Steingräber, con saggi di C.
Stabenow, Schulz-Hoffmann, G.C. Argan, e M. Calvesi. Nel 1986 la GNAM di
Roma gli dedica una imponente mostra antologica curata da Augusta Monferini.
1987-1995
La Galleria Sperone di New York propone nel 1989 “Blu oltre”, comprendente
alcune sue opere degli anni ’80, presentate in catalogo da Giorgio Franchetti:
Nel ’90 il Castello Cinquecentesco de L’Aquila ospita l’antologica “Giulio
Turcato” con presentazione di G. Lémaire. Poco dopo, Venezia gli dedica
un’altra ricca antologica, allestita nelle sale del Museo d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro e curata da M. Calvesi e Giovanna Dalla Chiesa. Due
personali organizzate presso le gallerie romane dei Banchi Nuovi e Editalia
esplorano la sua produzione più recente nel corso del 1992. E’ ancora alla
Biennale di Venezia nel 1993, ospitato nella sezione intitolata “Opera Italiana”.
Giulio Turcato muore nella propria abitazione romana il 22 gennaio 1995,
in seguito ad una crisi respiratoria.
fonte: Irma Bianchi comunicazione
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