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Paolo Bocci
"Lo sguardo e l’anima,
la poetica africana di Paolo Bocci"
E’
un’Africa di sguardi, persone, luoghi, è un Africa che risponde dal profondo
dell’intimo ai principali interrogativi del genere umano, è un’Africa espressa
dall’arte, intesa come strumento conoscitivo di un luogo che palpita di
voglia di riconoscersi nei sentimenti veri dell’umanità incorrotta, quella
che è scoperta osservando la mostra fotografica "Lo sguardo e l’anima,
la poetica africana di Paolo Bocci", vista il 6 Febbraio 2003 presso
il Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini a Roma, in Piazzale Marconi,
14.
La
grandezza di questa esposizione dedicata al continente Africano, che raccoglie
fotografie scattate tra il 1958 e il 1970, si può rintracciare sia nella
maestria di saper esaltare in bianco e nero giochi di luci ed ombre, che
nella capacità artistica che con lo scorrere degli scatti si affina, ed
infine in tutte le qualità "tecniche" delle foto, il tutto imprescindibilmente
intriso nel fattore emotivo ed umano, che illumina ogni singolo fotogramma
di Bocci.
Sono infatti i "soggetti"
la carta vincente di questa esposizione, protagonisti di una realtà lavorativa,
sociale e familiare, ma in primis UMANA, che lascia trasparire in
modo inequivocabile la differenza fra delusione e speranza
negli occhi di bambini, uomini e donne, ritratti in vari momenti di un’esistenza
il cui cardine tradizionale è il legame con la terra natìa e il forte senso
di COMUNITÀ, intesa come identità sociale ed interumana,
oltre qualsiasi limite spazio-temporale.
Nonostante
il velo di tristezza che emerge nell’immagine di un passato perduto per
sempre, una passeggiata attenta lungo i corridoi della mostra, riesce a
trasmetterci un complesso di sensazioni positive, trasportandoci nel vero
intimo dei personaggi immortalati, per formare poi un collage socio-culturale,
politico ed economico che resta in noi indelebile, come lo sguardo penetrante
e fermo di una giovane senegalese ritratta in una foto, che ci colpisce
proprio dentro, come se noi fossimo l’obiettivo del fotografo, dandoci
il transfert di un’emozione forte e fragile allo stesso tempo.
Paolo
Bocci, nato a Firenze nel 1932, si è laureato in Agraria (con specializzazione
in Agricoltura Tropicale e Subtropicale), e deve alla sua esperienza lavorativa
un contatto pluriennale con molti paesi del continente africano (Mozambico,
Camerun, Niger, Senegal, Tanzania ed altri).
Tale contatto ha contribuito
al risveglio della sua già innata passione per l’arte fotografica, che ha
visto le sue radici nei panorami della campagna toscana, sviluppatasi nell’ambito
della corrente del "realismo", innovatrice rispetto alla tradizione italiana
ancorata alla "pictorial photography".
Di questa nuova tendenza si
fa portavoce l’associazione Misa, della quale Bocci entra a far parte durante
il periodo universitario, e tramite la quale espone le sue opere fin dai
primi anni ’50 in Italia e all’estero, insieme a fotografi come Giacomelli,
Branzi, Camisa: le sue foto appaiono ad oggi, oltre che su riviste specializzate,
anche sull’Enciclopedia Italiana Treccani.
A.G.
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