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NICOLA MARIA SPAGNOLI
INTERVISTA A NICOLA MARIA SPAGNOLI
Artista camaleontico
di Maurizio Cerulli
cliccando qui accedi
ad alcune delle opere di
NICOLA SPAGNOLI
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D.
Maestro, quest’anno cade il cinquantenario della sua attività artistica,
ha in mente manifestazioni o altro per celebrare la ricorrenza?
R.
Vorrei precisare che ricorre quest’anno il 50esimo della mia prima esposizione
pubblica con opere, soprattutto su carta e su supporti di fortuna, in parte
recentemente riproposto in un calendario dedicato al mio periodo coloristico
che la mia attività artistica è iniziata anche prima e comunque non ho alcuna
intenzione celebrativa.
D.
A proposito di calendari, vedo che lei predilige questo tipo di pubblicazioni
che poi diffonde gratuitamente fra amici e colleghi, non le sembra una prevaricazione,
quasi una costrizione nei riguardi del pubblico, il fatto di imporre comunque
un suo prodotto?
R.
Al contrario, è l’arte che va incontro al pubblico senza costringerlo ad
andare in galleria dove, lo sappiamo tutti, i vernissages si risolvono in
rinfreschi e chiacchierate fra amici. In epoca estremamente individualista
e falsamente globalizzante, preferisco il rapporto a due, l’opera ed il
fruitore, a tu per tu, senza intermediari. Riguardo poi alla ‘predilezione’
indubbiamente il prodotto mi piace soprattutto per la sua temporaneità e
caducità come tutte le cose terrene, dopo un anno si butta e non scoccia
più…a meno che non arrivi un altro calendario o due come è successo quest’anno.
D.
Parliamo del suo modo di fare arte. Lei non è riconducibile, mi pare, ad
alcuna scuola o corrente, un giorno sembra postmoderno l’altro concettuale,
la sua è forse un’arte ‘camaleontica’?
R.
Può darsi, sono cosciente del trapasso veloce e cultore della poliedricità,
dell’interscambio fra le espressioni artistiche come della molteplicità
comunicativa quindi, giocoforza, uno sperimentatore, un ricercatore che
si serve della tecnica, quella degli antichi maestri e quella che oggi offrono
la tecnologia e le altre scienze, quindi posso apparire un decoratore come
un provocatore ma avendo come obiettivo sempre l’immagine e nient’altro.
D.
Quindi le espressioni più recenti, i suoi ‘happening’e le ‘performances’
come quella sulla Patrimonio s.p.a. o sulle pose delle ‘prime pietre’ non
dobbiamo intenderle ‘sociologicamente’.
R
. Il rischio sociologico c’è sempre ma il
mio lavoro, che a volte si basa anche su fatti di cronaca, ha sempre un
risultato finale estetico nella più classica tradizione dell’arte italiana,
che ha avuto i sui corsi e ricorsi storici ma che ha, e deve avere, solide
radici nel nostro passato, in quello che sappiamo fare di più senza scimmiottamenti
esterofili o allineamenti alla moda com’è avvenuto, a parer mio, con la
transavanguardia o la pop-art d’importazione.
D.
Cosa apprezza, insomma, cosa ritiene positivo dell’arte italiana dal dopoguerra
ad oggi ?
R.
Tanto per fare dei nomi trovo più ‘italico’ Pistoletto anziché Burri, Mariani
piuttosto che Cucchi,
per quanto riguarda la ‘positività’ non sono
moralista quindi non ritengo che il termine od il suo contrario possano
essere oggetto di discussione.
D.
Passiamo ad altro, so che per lei è un argomento spinoso, ma quali sono
i suoi rapporti con la pubblica amministrazione?
R.
Non so cosa intenda ma se si riferisce al mio ruolo di professionista pubblico,
nel caso architetto di una Istituzione che si occupa proprio delle " cose"
che coltivo in privato, non credo di essere ‘pericoloso’ nel senso che,
come scrisse su di me un noto critico e storico dell’arte, credo di appartenere
alla categoria degli artisti-architetti e non a quella degli architetti-artisti.
D.
Scusi, ma non è la stessa cosa?
R.
Affatto, il primo è infatti innocuo in quanto si sente già realizzato nel
suo "mestiere" e difatti non sono certo il tipo che cerca un rifugio nell’artisticità,
tipico degli avulsi dalla realtà, ma, come dicevo prima, trovo grandi soddisfazioni
nel fare architettura e restauro, e lo possono testimoniare le grandi opere
realizzate in Sardegna, dove ogni tanto mi reco "in trasferta", ma non sono
certo il tipo che si tira indietro quando, anche ‘istituzionalmente’ ritengo
sia giusto e sacrosanto il riconoscimento della citata "artisticità’" per
ogni cittadino, me compreso quindi, anche a dispetto di timidi colleghi
timorosi, a volte, di presunti e ridicoli ‘conflitti d’interesse’.
D.
Vorrei affrontare il ruolo delle ‘Istituzioni’ in questo specifico campo
ma visto che siamo in periodo cruciale, come sembra, di grandi cambiamenti
e di Devolution penso sia opportuno affrontare l’argomento fra qualche mese,
magari in una prossima intervista.
R.
Personalmente sarei pronto anche adesso perché ritengo, considerata la lunga
esperienza, di poter dare un minimo di contributo, positivo e costruttivo,
ma ….faccia come crede!
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