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PARCO NAZIONALE DELLE DOLOMITI BELLUNESI

Istituito nel 1993 per la tutela di un territorio di straordinaria importanza paesaggistica e naturalistica, il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ha una estensione di oltre 30.000 ettari.

La storia della sua costituzione nasce con una proposta negli anni Sessanta, al fine di proteggere le splendide montagne che dominano l’ampia Val Belluna.

Una serie di circostanze e diversi altri tentativi per individuare i confini del Parco non portarono ad una conclusione positiva se non nel 1993.

Le Dolomiti Bellunesi devono buona parte del loro stato incontaminato al fatto di essere state evitate dal turismo di massa fino alla fine degli anni sessanta, quando furono conosciute mediante le Alte Vie delle Dolomiti n. 1, n. 2 e n. 3, attrezzate con soste fisse e rifugi.

Le Dolomiti Bellunesi comprendono i gruppi delle Alpi Feltrine, del Pizzon-Feruch-Monti del Sole (tra le valli del Mis e del Cordevole), dello Schiara-Pelf e della Talvena.

I Monti del Sole sono il cuore selvaggio del Parco; un territorio ostico ma molto spettacolare con spuntoni rocciosi isolati, dirupi, cascate e sporgenze.

I Piani Eterni e i Piani di Erera si presentano come una distesa irregolare, compresa in una cornice di cime severe e solitarie, dove è facile avvistare branchi di camosci e di altri animali.

Le Vette di Feltre, il settore più occidentale del Parco, è caratterizzato da cime verdeggianti, come il Monte Pavione (2.335 metri), da vasti detriti di falda, da anfiteatri glaciali e conche carsiche e da un labirinto di fenomeni geomorfologici e carsici, con cavità, crepacci e doline.

La morfologia è suggestiva: superbe vette e vertiginose pareti composte di dolomie e di calcari cretacei candidi, da meritare il nome locale di "bianconi" ricchi di fossili, specialmente ammoniti, molluschi lamellibranchi e coralli.

Il Parco presenta, nel suo interno, caratteristiche singolari e proprie, difformi tra loro: nello Zoldano, sullo Spitz del Mezzodì, innumerevoli guglie isolate da canaloni a sezione orizzontale triangolare con pareti nette e spigoli vivi che formano fantastiche vie di roccia tra croda e croda; tra i Monti del Sole e dello Schiara (che significa anello) l’elemento di maggior rilievo è il caratteristico corno del Monte Pizzoc di 2.186 metri, una gigantesca piramide naturale che rende inconfondibile il panorama.

Non meno imponenti sono le guglie di Val Vescovado e gli orridi della Val Clusa, forra scavata in migliaia di anni da un torrente.

La varietà e la ricchezza della flora che abbellisce le montagne del Parco è impressionante: nei boschi del piano inferiore dominano il carpino nero, il nocciolo oltre a foreste di faggio, abete bianco, tasso, tiglio, betulla, pioppo tremolo, sorbo nella varietà Sorbus aria, acero in specie diverse.

Più in alto: l’abete rosso, il larice, il pino silvestre, il pino mugo con un sottobosco formato da orchidee, gigli rossi, rododendri, giaggioli (Iris graminea), mughetti, scarpette di Venere o della Madonna (Cypripedium paphiopedilum), fior di stecco (Daphne mezereum).

Ancora più in alto e soprattutto nei pascoli e nelle malghe: stelle alpine, papaveri alpini dal vivace colore giallo, raperonzoli di roccia, emerocallidi, primule, campanule, potentille, saxifraghe e saponarie tappezzanti.

La fauna è fortemente rappresentata dal camoscio e dal capriolo oltre che dal daino e dal muflone che sono stati reintrodotti; gli altri mammiferi sono rappresentati da: volpe, ermellino, martora, tasso, puzzola, donnola, lepre, marmotta, scoiattolo.

Tra gli uccelli: la imponente aquila reale, il gufo reale, il gallo cedrone, la pernice bianca, il fagiano di monte, il corvo imperiale, il picchio muraiolo, …

Tra i rettili, tre specie di vipere diverse ma ugualmente pericolose: la vipera comune, la vipera dal corno e il marasso palustre.

 

 

 

 

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