PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA
Costituito nel 1991, Il Parco Nazionale della Majella,
comprende il gruppo montuoso dell’Appennino Centrale, il più elevato dopo
quello del Gran Sasso d’Italia, esteso con direzione Nord-Sud tra le valli
del fiume Pescara e del fiume Sangro, tra le province dell’Aquila, di Pescara
e di Chieti.
Costituito da rocce calcaree risalenti al Cretaceo, incise
da profondi valloni e interessate da fenomeni carsici come inghiottitoi
(Valle Cannella), doline (Vallone di Femmina Morta), grotte (grotta del
Cavallone), culmina a 2.795 metri nel monte Amaro, al confine tra le tre
province; altra cima importante è, poco più a nord, la Maielletta (1.995
metri).
Il massiccio ha un andamento compatto e lineare, solcato
da selvaggi valloni sia sul versante occidentale (Valle dell’Orfento) e
sia sul versante orientale (Valle di Fara San Martino o di Santo Spirito,
Valle si Selvaromana e Valle di Taranta Perigna); alle alte quote presenta
vastissimi pianori.
Sulle pendici della Majella, si sono rinvenuti, nella
prima decade del secolo XX, resti fossili umani (di notevole interesse un
cranio in ottimo stato di conservazione) attribuiti ad un periodo compreso
tra la fine del Mesolitico e il primo Neolitico.
Tra i fenomeni glaciali, numerosi sono i resti di antichi
ghiacciai con arene ed anfiteatri morenici.
Alle alte quote del Parco della Majella, le caratteristiche
praterie alpine sono profuse di numerose erbe aromatiche come timo, melissa,
genziana, salvia, artemisia, tarassaco, ecc. frammiste ad arbusti nani di
ginepro, mirtillo e pino mugo e di fiori selvatici dai colori intensi: viole,
ranuncoli, stelle alpine, genziane, ciclamini, ecc. ...
Gli animali che riescono a vivere alle massime altitudini,
dove la bella stagione è molto limitata e l’ambiente è molto severo e continuamente
battuto dal vento oltre che per la presenza di neve per buona parte dell’anno,
sono, oltre all’arvicola delle nevi, gli uccelli tipici delle rupi e delle
praterie appenniniche: gracchio, picchio muraiolo, fringuello alpino, sordone,
…
I valloni del Parco, un ambiente selvaggio, di accesso
difficile e scomodo, presentano un paesaggio sorprendente con gole, dirupi,
calanchi, colli e balze dove predominano faggi, tassi, aceri, cerri, carpini,
alberi da frutto selvatici, ecc. …
Tra i fenomeni carsici più interessanti e di forte richiamo
turistico, per lo strepitoso scenario sotterraneo, è la Grotta del Cavallone
o della Figlia di Jorio, posta a strapiombo (1465 metri di quota) su una
parete della Majella che vista da lontano assume la forma di una testa di
cavallo, con l’apertura della grotta al posto di un occhio; la grotta è
composta di oltre venti sale, una delle quali resa famosa da Gabriele D’Annunzioche
vi ambientò il secondo atto de La Figlia di Jorio (da cui il nome);
raggiungere l’entrata della grotta è possibile tramite una funivia ma, molto
più suggestivo è il percorso a piedi (un centinaio di scalini scavati nella
roccia) che consente di ammirare i profondi baratri e i pozzi senza fine
dove l’aspetto imponente della natura incute un senso di brivido e di soggezione.
Molti uccelli interessanti popolano questa parte del
Parco: l’aquila reale, il fringuello alpino, il corvo imperiale, l’astore,
lo sparviero, il falco pellegrino, numerosi passeracei, ecc. …
E’ questo anche l’habitat ideale per i rettili; oltre
alla pericolosa vipera comune, il biacco, il saettone, ecc.
I mammiferi che vivono nei valloni, oltre al cervo, al
camoscio e al capriolo che sono stati reintrodotti, sono: il lupo, il cinghiale,
l’orso, la martora, il gatto selvatico, la donnola, la faina, la puzzola,
il tasso, lo scoiattolo, la lontra, ecc. ...
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