PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
Costituito con Decreto del Presidente della Repubblica
5 giugno 1995, con lo scopo, tra l’altro, di conservare le specie animali
e vegetali, le associazioni vegetali e forestali, ecc.., il Parco ha una
superficie di 8.482 ettari e abbraccia tredici comuni tutti della provincia
di Napoli.
Le finalità comprendono anche la difesa, la valorizzazione
e il recupero della espansione egoistica dell’uomo in una zona invasa da
insediamenti urbani irrispettosi delle leggi che hanno da sempre vietato
la realizzazione di edifici, costruiti, tra l’altro, anche in controtendenza
verso la natura e lo spirito di salvaguardia dell’ambiente naturale.
Il Vesuvio, la montagna del fuoco, così come chiamato
già dall’antichità domina tutta la estensione del Parco; le pendici del
vulcano sono di tipo misto, vale a dire composto di lave e detriti e di
tipo poligenico, costituito cioè da varie eruzioni successive.
Nato come vulcano insulare nella insenatura marina che
nell’Eocene penetrava entro i rilievi calcarei dell’Appennino campano, il
Vesuvio si saldò alla terraferma nel Pliocene, per effetto sia di un forte
sollevamento delle terre, sia di abbondanti emissioni di lava di altri materiali
che avrebbero innalzato il cono di circa 2300 metri. In seguito, una potente
eruzione verificatasi in tempi preistorici lo avrebbe ridotto ad una altezza
quasi uguale a quella attuale, lasciandovi alla sommità un enorme cratere
di esplosione e di sprofondamento.
Attualmente il grande apparato vulcanico è formato da
due coni sovrapposti ma non concentrici poiché il più recente, il Monte
Vesuvio (1279 metri), si è formato nell’ambito del più vasto cratere di
un vulcano precedente (Monte Somma 1132 metri) ma in posizione lontana dal
centro, cioè con l’asse eruttivo spostato di circa 250 metri a sud-ovest
rispetto a quello del vulcano più antico.
Le pendici del vulcano sono fertilissime, il che spiega
l’attaccamento, in ogni epoca, della popolazione a queste terre, nonostante
il continuo pericolo di eruzione. Si coltivano viti pregiate e primizie
ortofrutticole.
Ai piedi del vulcano si scaglionano vari centri abitati
collegati tra loro dalla circumvesuviana, una ferrovia a scartamento ridotto.
Il versante occidentale del vulcano è risalito da una
strada panoramica che da Ercolano, dopo aver toccato l’Osservatorio vesuviano
(costruito sul Colle Umberto a 609 metri di quota; oggi è la struttura che
si occupa della sorveglianza dei vulcani italiani), si biforca in due rami:
uno raggiunge la stazione inferiore della seggiovia, che da 750 metri conduce
dell’orlo del cratere (1158 metri di quota); l’altro si arresta a 1017 metri
di altezza. Un’altra rotabile proveniente da Boscotrecase si inerpica sul
versante meridionale fino a 1040 metri poco sotto il cratere principale.
I due versanti del Parco, quello vesuviano e quello del
Monte Somma hanno caratteristiche completamente diverse ed opposte; il primo
più assolato e arido si presenta con una vegetazione di tipo mediterraneo
dove predominano boschi di leccio, cespugli di biancospino, mirto, rosmarino,
alloro; il secondo più umido e con una vegetazione che ricorda quella appenninica
con boschi folti di castagni, querce, ontani, faggi, cedri, carpini e ricco
sottobosco.
Numerose sono le specie di fiori annuali o perenni: elicrisi,
orchidee selvatiche, ginestre, ciclamini, primule, ecc.
La fauna è numerosa; tra i mammiferi: il lupo, il cinghiale,
la volpe, il gatto selvatico, la faina, il coniglio selvatico, la donnola,
il ghiro, la martora, lo scoiattolo, l’istrice, ecc.
L’avifauna comprende l’aquila reale, il falco pellegrino,
l’astore, il gufo, l’allocco, la civetta, l’upupa, il barbagianni e numerosi
passeracei, corvidi, merli, ecc.
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