Poesia tratta dal libro “I mestieri
si rubano con gli occhi”, 2002, edizioni Moscara Associati
"Io scrivo a me, più che a questa terra,
del suo cuore bianco su manto nero
di gazza, del basilico a ciuffi sul cuscino,
del mare saraceno e d’un braciere nel rione.
Vedi come l’orzo, il cardo,
il prugno e scilla, finocchio, garofano, orchidea,
come qui anche la luce è selvatica.
Così le torri, il ricamo, il pane.
Di questo, e mai stanco della luna,
della foschia in cui sperdo inquietudine
e l’accidia, voci, colori, canto, il griko
-lingua di carbonari come l’amore,
e sempre del mio stupore
scrivo, io straniero a me stesso
come in grembo."