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Pierluigi Mele | intervista | I mestieri si rubano con gli occhi | Mezzaluna

da “MEZZALUNA”  brano scelto e pubblicato da Correrenelverdeonline; nel gennaio 2006 quando era ancora inedito

Mezzaluna sonnecchia rannicchiato per terra. Si desta strascicando le parole: «Go-ra... o-ra... ora è?». Levandosi in piedi: «Gora!

«Neu quisquam multo percussum tempora baccho excitet, infelix dum requiescit amor».

Entra Gora, il consigliere nano:

«Bel dialetto».

«E’ poesia» lo rimbrotta Mezzaluna «Tibullo».

«Non farmi troppo male».

«E nessuno svegli chi ha le tempie stordite dal molto vino, finché l’amore infelice riposa».

«E’ un pensiero oscuro» osserva Gora, come accolto da una tregua irreale.

«Può darsi, ma è l’unico modo per dirlo».

«Vuoi dire dei pensieri stretti, è questa la poesia?».

«Una cosa che avviene, si richiude e passa oltre».

«E dove va?».

«E’ sempre al suo posto, maltrattata ma si difende. Spetta a te scioglierla, a costo di qualunque infortunio».

«Ma io non voglio morire».

«Ti amo quando vivi senza neanche saperlo!».

«Mi sto ascoltando, Mezzaluna. Non capisco come mi vengano fuori certi pensieri».

«Sei la poesia, Gora, e se avesse un senso ti ucciderei con le mie mani per conservare di te questo momento». Apre il palmo della mano come ad offrirgli le parole: «Ti darei un presente nuovo e una memoria che aspetterai a lungo prima di appropriartene sul serio, quando sarà lei a scovarti all’improvviso, mentre maneggi una scodella o spingi il tuo sesso indaffarato».

«Parli come se tu avessi già vissuto tutto questo.

Mezzaluna si sdraia con le mani dietro la nuca ad ammirare il cielo: «Viviamo come sopra la neve. La nostra forma viene dopo esserci alzati». Restano a lungo in silenzio. Poi, con un sorriso lieve: «Gora, pensi mai a tua madre?».

«A volte» risponde Gora guardando il cielo «ma non so che dirle».

«Ascoltala, ne avrà di cose da raccontare».

«Tutte quelle che non ci siamo detti prima».

«Credi che sia contenta di te?».

«Ne dubito. Mi sento un po’ come un elmo, usato per dispiacere».

«Non pensarci, finirà con l’amarti».

«Non ridere, Mezzaluna, ma a volte ho come la voglia di fissare un pensiero per lei, quella roba oscura che sento salirmi come una febbre. Nei miei occhi è tutto così chiaro, ma non so come scriverlo».

«Guarda un sasso: lì sotto vive, ridendo di noi, tutto ciò che non appare. Considera che tua madre sia sotto quel sasso».

«Quindi io dovrei sollevarlo».

«Ne rimarresti deluso. Serve immaginare che le cose siano davvero dove non credi, cioè al loro posto. Il sogno non è altro che un dente affondato in questa polpa, nella realtà. Non è questione di poco conto, è vero, ma tu hai il tuo sguardo con cui scavare».

«Come faccio se è tutto così confuso?».

«Lavati la faccia, Gora».

 

Pierluigi Mele