architettura, arte e metodi di costruzione
dell'arte
Precolombiana
Le semplici tecniche di
costruzione permisero l'edificazione di opere architettoniche realizzate
con un sistema trilitico ovvero una trave posta orizzontalmente che non
presentava nessun arco; in contrapposizione a questo sistema di
costruzione, i maya e i chavi si avvalevano di uno pseudoarco, o arco
improprio, costituito da pietre poste una sopra l'altra.
Inizialmente il
significato attribuito alle piramidi precolombiane si differenziavano da
quello funerario delle più famose piramidi egizie; infatti tali piramidi
venivano considerate come il luogo dove risiedevano le divinità.
Solo studi più attuali
hanno dimostrato che alcune piramidi precolombiane svolgevano la
medesima funzione funeraria di quelle egizie.
I monoliti scolpiti in
roccia di basalto, sono opera degli scultori appartenenti all'arte
olmeca e datati intorno al 1500 e il 300 a. C.; l'altezza di queste
imponenti sculture raggiungevano anche i 4 metri di altezza e nella
maggior parte dei casi rappresentavano i volti delle divinità.
La scultura
precolombiana è composta essenzialmente da ceramiche in terracotta e
statuette; i reperti scultorei in pietra sono stati ritrovati in
Mesoamerica e pochi esemplari nelle zone centroandina e intermedia che
si erano evolute ed utilizzavano il metallo.
Gli strumenti
utilizzati per modellare le proprie opere erano dei semplici oggetti in
pietra.
In campo pittorico sono
stati ritrovati a Teotihuacán, in Messico, strutture che presentavano al
loro interno e all'esterno stratificazioni intonacate con elementi di
decorazione o con scene che raccontavano spezzati di vita quotidiana.
I maya e i
maya-toltechi utilizzavano raffigurazioni molto vicine alla realtà
(principalmente avvenimenti storici) per abbellire internamente i propri
templi come testimoniano quelli ritrovati a Chichén Itzá, Bonampak e
Messico.
Tali pitture sono state
ritrovate in due stati diversi: come decorazioni geometriche nella zona
intermedia e precisamente negli edifici tombali sotterranei di
Tierradentro (Colombia) e a Panamarca in Perù come affreschi murali
ricchi di tematiche appartenenti alla mitologia; dipinti di questo tipo
sono stati scoperti anche nell'area intermedia, sotto forma di motivi
geometrici, nelle tombe sotterranee di Tierradentro, in Colombia, e di
pitture murali a soggetto mitologico, a Panamarca, in Perù.
In quest'ultima
nazione, cioè il Perù, le facciate esterne venivano decorate con
abbellimenti simbolici come testimoniano i vasi moche simili ad opere
architettoniche.
Più elaborati,
tecnicamente nelle figure, sono i codici mixtechi, aztechi e maya
rapresentati da una varietà di simboli; fino a noi sono giunti quelli
maya, il Codex Zouche-Nuttall dei mixtechi e alcuni codici aztechi.
I codici maya sono
esposti ai musei di Parigi, Madrid e Dresda mentre il Codex
Zouche-Nuttall dei mixtechi si trova attualmente al British Museum di
Londra; tutti questi codici sono risalenti al periodo postclassico.
Le ceramiche moche,
maya e di Nazca (Perù) sono le più importanti dei questa categoria; tali
oggetti venivano effigiati con ornamenti pittorici che ne abbellivano
l'estetica.
Proprio la ceramica è
il prodotto con la maggior quantità di reperti rinvenuti ai giorni
nostri; nella civiltà precolombiana i primi oggetti in ceramica furono
prodotti presumibilmente in Ecuador e Colombia e inizialmente venivano
fregiati e intagliati con rilievi o lavorati con elaborate tecniche di
pittura e lucidatura.
Pur presentandosi
policromatiche, le ceramiche solitamente venivano dipinte con uno o due
colori o al massimo lasciate con il colore naturale della ceramica
originaria.
Dalla zona intermedia,
la metallurgia si propagò fino al settore della Mesoamerica nel XI
secolo d. C.;
i colonizzatori
provenienti dalla Spagna si appropriarono dei costosi manufatti per
poterli fondere e ricavarne preziosi lingotti da riportare in
madrepatria.
Il rame al contrario di
ferro e acciaio, ancora non usati, veniva tranquillamente lavorato e
dall' XI secolo anche il bronzo entrò nella schiera di materiali
utilizzati dalle popolazioni precolombiane per le varie lavorazioni; una
lega di rame e oro (tumbaga) veniva frequentemente usata nelle aree di
Colombia, Ecuador e Perù.
Le lavorazioni degli
oggetti erano svariate, come la saldatura, la cera persa e il processo a
sbalzo; generalmente il processo di realizzazione dei manufatti veniva
finalizzato con l'abbellimento dei prodotti con conchiglie e pietre che
venivano incassati su di essi.
In campo tessile i vari
ritrovamenti pervenuti sono stati agevolati dal clima secco della zona
costiera del Perù che ha permesso la preservazione di antichissimi
tessuti (di circa 2500 anni fa) contenuti all'interno di edifici tombali
vuoti (in numero maggiore a Paracas).
Gli articoli di
vestiario erano realizzati in fibra di cotone anche se nel settore
centroandino si diffuse l'uso dell'alpaca, della vigogna (a volte
vivacizzata da colori vegetali e minerali) e della lana di lama.
I disegni e le
rappresentazioni raffigurate sui vestiti venivano ricamati, dipinti,
tessuti, stampati o applicati mentre solo eleganti indumenti
impreziositi da piume policromatiche erano indossati in occasioni
speciali come sontuose cerimonie.
Ashok Bulgarini
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