Roberto
Luciani è laureato in "Architettura", laureato in "Archeologia", specializzato
in "Restauro dei Monumenti" presso l’Università di Roma e in "Conservazione
Architettonica" presso l’International Centre for the Study of Preservation
and the Restoration of Cultural Property (ICCROM), è Architetto Direttore
nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali, autore di numerosi volumi
e tra i maggiori esperti di restauro in Italia.
L'Arch. Roberto Luciani ripreso
in una conferenza a Roma tenuta il 24/5/2002 nella Sala della Protomoteca
in Campidoglio.
Maurizio Cerulli
intervista
Roberto Luciani
IMMAGINI DI ALCUNI INTERVENTI
D.
Architetto, recentemente è stato pubblicato da parte della Soprintendenza
per i Beni Ambientali, Architettonici e Storici Artistici di Sassari e Nuoro,
un "Quaderno" dal titolo "Restauro e Tutela", nel quale vengono descritti
molti interventi di restauro da Lei progettati e diretti.
R.
Il volume raccoglie e documenta diversi lavori di restauro storico artistico
e architettonico da me curati nel nord Sardegna; più precisamente si tratta
di 46 interventi storico artistici e 26 interventi architettonici.
D.
Può segnalarne qualcuno?
R.
Tra gli storico artistici abbiamo il restauro del retablo di San Giorgio
(secolo XVI), nella chiesa parrocchiale di Perfugas (SS); il gruppo ligneo
Deposizione della croce (fine secolo XIII) nella chiesa di S. Pietro delle
Immagini di Bulzi (SS); due cappelle (sec. XVII) nella chiesa della Madonna
del Rosario di Sassari; oltre ad innumerevoli paliotti, bussole, pulpiti,
statue in legno o marmo, dipinti su tavola o tela, altari, affreschi, stucchi,
cornici, portoni, balaustre, candelabri, e persino statue di cartapesta
policromata, come nel caso del San Michele Arcangelo nella chiesa di San
Michele di Olbia (SS).
Gli interventi architettonici hanno
riguardato soprattutto chiese (cattedrale di Castelsardo, San Grigio di
Oliastreto di Usini, chiesa di Sant’Antonio Abate di Sassari, chiesa di
Santa Maria Maddalena di Silanus), ma anche castelli (Laconi), forti (La
Maddalena), torri costiere (Posada, Balnei, Siniscola).
D.
Sappiamo che per gli interventi si sono utilizzate
tecniche e metodologie avanzate nel campo del restauro e della conservazione,
tuttavia potrebbe citare qualche intervento "straordinario".
R.
Nella chiesa di San Pantaleo di Martis, prima del restauro architettonico
è stato indispensabile consolidare tutta la collina su cui insisteva perché
soggetta a smottamento; nel Palazzo dell’Università di Sassari si è intervenuti,
forse per la prima volta in Sardegna, su un edificio realizzato in cemento
armato; nella chiesa di San Nicola di Silanis a Sedini è stato possibile
"ricostruire" l’abside, improvvisamente crollata e realizzata in conci calcarei,
con il metodo dell’anastilosi.
D.
Lei ha anche restaurato molte opere d’arte in legno, che sono molto deteriorabili.
R.
Le opere d’arte in legno, siano esse altari, pulpiti, mobili di sacrestia,
soffitti, casse d’organo, sono quasi sempre opere complesse, sia dal punto
di vista stilistico, che costruttivo e dei materiali usati; in antico si
era infatti soliti realizzare manufatti con l’utilizzo di più essenze botaniche.
Se alcuni legni hanno resistito per secoli, altri, e sono i più, soprattutto
di interesse storico artistico, hanno subito rapida degradazione a causa
di fattori chimici, fisici e biologici.
Le cause chimiche sono l’ossidazione
catalizzata dai raggi ultravioletti, l’idrolisi, la degradazione termica.
Le cause fisiche sono dovute alle variazioni volumetriche. Gli attacchi
di organismi viventi sono causati dal fatto che il legno contiene sostanze
facilmente attaccate da questi.
D.
Ma come si interviene su opere lignee degradate.
R.
Qualsiasi intervento di restauro necessita, a monte, di studi e indagini
preliminari. Successivamente l’opera si sottopone a gassificazione con antitarlo,
al fine di annientare i parassiti, e si procede a test di pulitura. Successivamente
si effettua la pulitura con prodotti atti ad eliminare i depositi carboniosi
(carbonato d’ammonio) con l’utilizzo di piccole spatole, bisturi e pennelli.
Ultimata la pulitura si può iniziare
la tassellatura consistente nel risarcire la continuità delle parti lesionate,
per poi passare alla stuccatura con pasta di legno. Il trattamento finale
si basa sulla patinatura delle eventuali tavole nuove, mediante l’utilizzo
dei mordenti, e sulla lucidatura a base di gomma lacca e cera.
D.
Passiamo ora al restauro dei dipinti, dove è facile
comprendere come la "pulitura" sia l’operazione più delicata e rischiosa,
dato il carattere completamente irreversibile.
R.
Non è un caso che in relazione a questo particolare
intervento siano spesso sorte polemiche che, oltre ad aver messo in luce
i possibili danni connessi all’operazione, hanno anche reso evidente come
non esistano e difficilmente potranno mai esistere norme precise a cui attenersi,
ma si debba forzatamente affidarsi -caso per caso- alla competenza e alla
sensibilità di chi materialmente deve eseguire la pulitura e che, sebbene
confortato da ogni possibile aiuto offerto dalla scienza, ne sarà sempre
il responsabile.
D.
Altro problema dibattuto è la "reintegrazione pittorica", cosa significa
a selezione cromatica o a selezione del colore.
R.
Negli interventi di reitegrazione pittorica a tratteggio si definisce a
selezione cromatica un collegamento sia cromatico sia formale della lacuna
con il resto del dipinto, eseguito con la stesura di trattini colore puro,
applicati a stesure successive e sovrapposte. La metodologia, definita negli
anni Settanta da Umberto Baldini e Ornella Casazza, trova applicazione laddove
la lacuna è ricostruibile nella sua realtà cromatica e figurale senza che
detta ricostruzione porti con sé dubbi, arbitrarietà interpretative, plurime
soluzioni formali o cromatiche.
D.
Bisogna ammettere che il compito di un architetto restauratore della Soprintendenza
di Stato è difficile.
R.
E’ un’azione complessa, articolata su un vasto e problematico territorio;
un’azione che spazia dalla vigilanza sugli interventi di restauro congiunti
degli Enti Locali ed Ecclesiastici, alla diretta realizzazione di lavori
di conservazione e consolidamento di beni particolarmente esposti al rischio
di perdita totale o parziale, dall’attività ispettiva per il controllo delle
segnalazioni di danno e della buona qualità delle opere.
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