ARCHITETTURA: MODI E FORME DEL COSTRUIRE
L’architettura,
si sa, è “l’arte di formare attraverso mezzi tecnico-costruttivi spazi fruibili
per le necessità dell’uomo”.
Non semplice
edilizia (termine con il quale si è soliti indicare le conoscenze e tecniche
utili a realizzare una costruzione) ma, seguendo l’interpretazione di
Vitruvio, uno dei più grandi architetti di tutti i tempi,
“una scienza, che è adornata di molte cognizioni, e con la quale si regolano
tutti i lavori, che si fanno in ogni arte”. Lo stesso Vitruvio, nel
primo libro del De Architectura, ci informa che in tutte le opere
architettoniche bisogna raggiungere la firmitas, l’utilitas
e la venustas, ossia stabilità, utilità e bellezza.
L’architettura
appare a questo punto come un processo (architettonico) che implica numerose
conoscenze e coinvolge saperi e tecniche che riguardano diverse discipline.
Ecco perché si può facilmente comprendere le parole di Nikolaus Pevsner
quando dice che “una rimessa di biciclette è un
edificio. La Cattedrale di Lincoln è un’opera di architettura”.
È difficile guardare
le Piramidi d’Egitto, il Pantheon romano, i Castelli di Bellinzona o lo
Stadio olimpico di Pechino e pensare a semplici opere di edilizia. In questi
monumenti la storia della cultura lascia precisi segni per interpretare
lo spazio, per raccontare l’uomo e l’ambiente, e per mostrare la proiezione
di una società nel tempo.
La
cultura egizia,
ad esempio, ha assorbito dall’antica Mesopotamia la conoscenza della
ziqquarat (costruzione sacra con una serie di piattaforme disposte a
gradoni, sulle quali si trova il tempio) per realizzare le imponenti
piramidi. L’architettura greca porta alla perfezione l’architrave
egizio, così come le basiliche paleocristiane riprendono lo schema di quelle
civili romane.
Creare, adattare
e migliorare, nella costante ricerca di nuovi spazi e forme. Questo può
essere il filo che lega ogni architettura nel tempo; specialmente nella
nostra era, dove l’architettura deve far fronte ad un’antropizzazione sempre
crescente. I nuovi materiali, le tecniche costruttive, le nuove tecnologie
ed i nuovi architetti si trovano ogni giorno a adattare il costruito in
un ambiente sempre più devastato dall’opera umana.
Ecco che la funzionalità
dell’architettura diventa oggi ancora più importante perché parte di un
sistema in delicato equilibrio. L’ambiente naturale e l’ambiente
costruito sono parti di un organismo che deve mirare all’armonia
tra natura ed uomo, come afferma l’architetto americano
Frank Loyd Wright
(architettura organica).
Da diverso tempo
ormai si sente sempre più spesso parlare di bioarchitettura, ossia
di quella pratica architettonica sostenibile che mira a stabilire un giusto
equilibrio tra la costruzione e l’ambiente, secondo il principio dello
sviluppo sostenibile, ossia dello “sviluppo che soddisfa i
bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni
future di soddisfare i propri bisogni” (Commissione mondiale sull’ambiente
e lo sviluppo, 1987).
I principi della
bioarchitettura si fondano sulla realizzazione di costruzioni che privilegiano
benessere dell’uomo e qualità della vita; grande spazio viene dato all’utilizzo
di fonti energetiche rinnovabili, così da ridurre notevolmente l’impatto
ambientale della costruzione (in questo la bioarchitettura è un’evoluzione
dell’architettura bioclimatica).
L’impatto ambientale,
quali che siano i progetti dell’architettura, il rispetto per noi stessi,
perché parte di un ambiente, e delle generazioni future, sembrano ormai
essere gli obbiettivi primari dell’ambiente costruito. Senza questa consapevolezza,
ogni processo architettonico rischia di perdere i preziosi principi di stabilità,
utilità e bellezza.
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