Agata Bulla, Giovanni
Caristia, Mary Orlando, Salvatore Santoddì, Angela
Trippa
nel giorno 16 maggio 2004 fu inaugurata
a Catania, presso Artesia - Galleria d’Arte, la collettiva "Apparenze
mediterranee. Racconti di una giovane pittura d’immagine".
In mostra sono apparse le opere
di cinque artisti siciliani: Agata Bulla, Giovanni Caristia,
Mary Orlando, Salvatore Santoddì e Angela Trippa. 25
dipinti che raccontano il Mediterraneo, un Mediterraneo "centro di erranze,
geo-grafie, espressioni sinestetiche", come scrive Vitaldo Conte
nel testo critico che accompagna l’esposizione e che riportiamo nel virgolettato
dopo il titolo.
Racconti di una giovane pittura
d’immagine
"Il quadro e la pittura, come ho
scritto nel catalogo di Anteprima della XIV Quadriennale (svoltasi a Napoli),
hanno conosciuto, negli ultimi decenni, ricorrenti morti e impreviste, conturbanti
rinascite. Costituiscono, per l’ultima generazione, un mezzo come un altro
di espressione: ma anche uno spazio "altro" da investigare, con le sue convenzioni
e iconografie, confrontandolo con mutamenti antropologici e comunicativi.
Il quadro diviene schermo e specchio per pulsioni, proiezioni, intime e
sociali, che ascoltano emozioni, aspettative, cronaca: l’atto pittorico,
il cosiddetto painting, muove la staticità oggettuale e la texture
del dipinto, divenendo "evento che fa accadere" le sue realtà ed alchimie.
L’ultima pittura d’immagine ricorre,
talvolta, tra le varie possibilità, ad una raffigurazione paradossale, visionaria,
lirica, ironica, che "rilegge" il percorso-trama di poetiche prevalentemente
del Novecento. Nello stesso tempo "memorizza" istanze mitiche e movimenti
del sogno interiore dell’artista, emergenti, come apparenze, sulle stesure
narrative della tela. I fili creativi entrano e si perdono, nella fattura
labirintica del quadro, con influenze di varia natura, rielaborate in un
"progetto dolce", mai invasivo, che fa dipingere l’immagine perturbante,
svuotata da una profondità materica (come per magnetizzare l’esistenza dipinta).
Le tracce e figure sono passages che liberano interne ragioni, percorsi,
con il "filtro" del ricordo (storico, personale, inventato).
Questa pittura è intrinsecamente
"colta" nel proprio porsi come processo di rielaborazione culturale e manuale,
più che nella scelta visiva di attraversamenti e "manierismi" della storia
dell’arte. Diviene histoire, espressa con le frasi di un discorso
iconico, attraversando movimenti d’immagine "frontale" (nel senso che è
tutto accade davanti, senza lateralità o nascondimenti dello sguardo), in
un dettato "a tutto campo" che si snoda con scansioni testuali esclusivamente
"immaginali".
Il racconto di questo quadro può
richiedere una scrittura di accompagnamento diversa da quella critica, ponendosi
come lettura ed espressione continuamente "parallela" all’essenza dipinta,
intorno a cui la parola costruirà la propria narrazione con lo "spessore"
dei suoi segni. Questi non potranno, forse, descrivere compiutamente i significati
e i segreti dell’ immagine riflessa, ma potrebbero, viceversa, essere disponibili
ad un reciproco "contagio" nel nome della contaminazione creativa.
La parola Mediterraneo, nelle sue
possibili evocazioni e dimensioni, è un immenso complesso di ricordi e sensazioni,
come sottolinea anche Roland Barthes. Si presta, quindi, a divenire effetto,
luogo, laboratorio di apparenze d’arte, soprattutto per questa giovane,
ultima, pittura d’immagine: i suoi segreti, impulsi e moventi (culturali
e archetipici) hanno un naturale itinerario, che sembra subire il fascino
di ogni sud (reale, simbolico, visionario) del mondo. La sua natura non
è solo nell’acqua, ma è pure nella terra, nell’aria, nella luce, nei colori,
nei suoni, negli odori, nelle tracce.
Il Mediterraneo è "centro" di erranze,
geo-grafie, espressioni sinestetiche, che possono essere "solcate" da chiunque,
anche come il proprio "viaggio di Ulisse", con l’attrazione irresistibile
ad oltrepassare i confini del mondo visibile di ogni epoca, attraversandoli
come se fossero sempre nuove, estreme "colonne d’Ercole".
Le apparenze mediterranee di quest’ultima
pittura d’immagine sono, anche, ambientazioni e mitemi interiori di un immaginario
creativo "navigante", con la propria strumentazione artistica, su un perturbante
Mediterraneo: ricercano possibili rappresentazioni per la propria visione,
che vuole vivere nelle spazio di una "pittura raccontata", come nei lavori
di Agata Bulla, di Giovanni Caristia, di Mary Orlando, di Salvatore Santoddì
e Angela Trippa."
La pittura d’immagine
di Agata Bulla si manifesta in una rappresentazione, a tratti
divisionista, di elementi naturali che danno vita a immagini poetiche.
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Giovanni Caristia dà luogo invece a raffigurazioni
"sospese", quasi oniriche in cui la resa pittorica ne amplifica
l’irrealtà.
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Il "classicismo"
di Mary Orlando diviene "moderno" nel taglio fotografico,
negli atteggiamenti, nella postura dei suoi personaggi.
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Salvatore Santoddì
sceglie invece di rappresentare "scorci" cittadini nei quali campeggiano
spesso, forse a simboleggiare rinnovamento o addirittura declino,
una gru o impalcature.
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Angela Trippa,
infine, dipinge paesaggi e vedute che "vivono" grazie alla
matericità del colore.
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L'evento, le notizie e le immagini sono state divulgate
da: Ufficio Stampa TRIBE Piccola Società
Cooperativa ar.l.
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