Intervista a Roberto Buonanno, romano, direttore
dell’Osservatorio Astronomico di Roma, docente di astronomia e astrofisica
presso l’Università di Tor Vergata di Roma
D.
Prof. Buonanno, siamo giunti alla nona edizione della serata sotto le
stelle da lei ideata per far conoscere anche ai non esperti della materia
il mondo dell’astrofisica e della cosmologia. Le sue conferenze risultano
sempre molto seguite sebbene trattino solitamente argomenti complessi
e di difficile percezione.
R. In effetti a volte trovo io stesso sorprendente
che diverse centinaia di persone decidano di trascorrere una serata,
seduti scomodamente a terra, a sentir parlare di come sia nato l’universo
e del nostro rapporto con esso. Credo che il richiamo che esercita il
cielo stellato sia qualcosa di ancestrale e che il desiderio di comprendere
la razionalità del mondo nel quale viviamo sia innato in tutti noi.
D. Cosa è l’Astrofisica, professore?
R. L’astrofisica consiste nel tentativo di interpretare
l’universo, nelle sue scale maggiori, alla luce delle leggi fisiche
che sperimentiamo alle scale minori. L’Italia ha una tradizione importantissima
dell’astrofisica. Quando parlo di tradizione, non mi riferisco solo
a quella del ‘600 di Galileo che pure esiste ed è stata importantissima,
ma mi riferisco alla tradizione più recente, che si innesta sulla grande
scuola della Fisica italiana e che ci ha portato negli anni recenti
a fare in modo che il 10% delle pubblicazioni mondiali in astrofisica
vedano la partecipazione di un ricercatore italiano. Da questo si deduce
che abbiamo delle università in cui si insegna l’astrofisica a livello
molto elevato e che sono frequentate da studenti di alta qualità.
D. Quali sono le prospettive?
R. Qui sono un poco meno ottimista.
D. Perché?
R. Il cursus per diventare un astrofisico
non è facile. Un ragazzo che sceglie di seguire l’astrofisica deve prima
laurearsi, seguire la laurea specialistica, fare (e vincere) un concorso
di dottorato, e, alla fine dei anni di dottorato, possono sperare in
una borsa, cosidetta post-doc o in un assegno di ricerca e passano altri
due o tre anni. Un concorso viene fatto per i più fortunati quando iniziano
ad avere più di 30 anni.
D. Come si può risolvere questo problema?
R. Questo problema, che è lo stesso problema di
molti rami della ricerca, per l’astrofisica però può avere delle soluzioni
mettendo in luce l’impatto che l’astrofisica ha nel vivere civile.
D. Per esempio?
R. Penso a problemi quali quello del global
warming e quello dei rischi di impatto sulla Terra dei corpi minori
del sistema solare. Ambedue questi temi coinvolgono la società civile
e mi sembra ragionevole che un governo investa le proprie risorse per
la sicurezza anche su aspetti di questa dei quali normalmente non si
ha percezione.
Maurizio Cerulli
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