Osservatorio Astronomico di Padova
Vicolo dell’osservatorio
5, I - 35122 Padova
Tel.
0498293411 fax 0498759840 e-mail oa-padova@pd.astro.it
L’osservatorio astronomico di Padova
nasce grazie ad un decreto emesso nel 1761 dal Senato della Repubblica
di Venezia che faceva seguito ad una più complessa riforma universitaria
avente come scopo la costituzione di laboratori scientifici al fine
di avviare alla pratica gli studenti.
Venne dato incarico all’Abate Giuseppe
Toaldo, professore di astronomia, di visitare i principali osservatori
italiani per informarsi quali fossero gli strumenti necessari
per lo studio dell’astronomia.
Toaldo assolse all’incarico e presentò
il preventivo di spesa e il progetto. Nel 1715 chiamò l’architetto Domenico
Cerato al quale propose, quale sede della specola, la Torre
del Castel Vecchio.
La Torre del Castel Vecchio,
punto strategico per l’osservazione, si trovava alla periferia della
città da dove si poteva spaziare su tutto l’orizzonte meridionale,
luogo ideale per gli studiosi, in quanto a sud sul meridiano
celeste, punto dove gli astri hanno la loro massima visibilità.
L’antico Castello Medioevale fu trasformato
in osservatorio astronomico. I lavori iniziarono nel 1767 e durarono
10 anni.
Furono progettati e realizzati due osservatori,
uno inferiore, addossato alla parete est, a 16 metri dal suolo e chiamato
Sala Meridiana, l’altro superiore, a 35 metri dal suolo, a pianta
ottagonale, destinato ad osservazioni astronomiche con cannocchiali
e denominato Sala delle Figure.
Alla morte di Toaldo divenne direttore
dell’osservatorio il nipote, Vincenzo Chiminello, che agì in un
periodo di grande difficoltà, anche politica in quanto dopo la
caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, si alternarono Francesi
e Austriaci al governo della città creando confusione nella gestione
politica e amministrativa.
Vincenzo Chiminello integrò anche con
il patrimonio personale le necessità della Specola salvandola da un
destino oscuro.
A Chiminello succedette in qualità di
direttore nel 1817 Giovanni Santini. L’energico astronomo rinnovò l’ormai
vecchia strumentazione e sulla terrazza situata sopra la Sala
della Meridiana fece costruire un padiglione ottagonale per collocarvi
un Circolo Meridiano, strumento più preciso di quelli settecenteschi,
atto a misurare le posizioni delle stelle.
Dopo Santini alla guida della Specola
succedette Giuseppe Lorenzoni, che arricchì l’osservatorio con
un prestigioso cannocchiale posto in un padiglione cilindrico
appositamente costruito sopra il bastione che divide il fiume Bacchiglione
in due rami.
A Lorenzoni succedette Antonio Maria
Antoniazzi. Il nuovo direttore fece varie petizioni per
avere finanziamenti al fine di rinnovare gli strumenti della Specola.
Tutto però fu vano. Anzi la Specola fu requisita dai militari
che durante la seconda guerra mondiale la usarono a fini bellici
come punto di osservazione degli aerei nemici.
Alla morte di Antoniazzi divenne direttore
della Specola Giovanni Silva che si adoperò fin dai primi anni
‘30 per dotare l’astronomia padovana di un grande telescopio al fine
di proporre ricerche le più avanzate nel mondo dell’astrofisica.
A partire dal 1992 la strumentazione
della Specola di Padova venne restaurata e i cannocchiali, i globi,
i quadranti andarono ad istituire l’odierno Museo La Specola.
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