Giuseppe Piazzi, (1746 – 1826) soggiornò per circa
quaranta anni in Sicilia, dove divenne un astronomo di fama internazionale
e dove si legò profondamente senza però dimenticare la nativa Valtellina
dove vi ritornò per l’ultima volta nel 1789.
Ricordiamo Giuseppe Piazzi nella Storia dell'Astronomia
perché legato a Cerere, il "pianeta", la cui esistenza era stata a lungo
sospettata tra le orbite di Marte e Giove e che fu da lui scoperto nel
1801. Fu anche autore di due cataloghi di stelle, pubblicati nel 1803
e nel 1814, che gli valse, per entrambi, il premio annuale dell'Académie
des Sciences di Parigi per il miglior lavoro di astronomia pubblicato
in quegli anni, oltre alla stima della comunità astronomica internazionale.
Nel luglio del 1770 fu chiamato ad occupare la
cattedra di matematica presso l'Università di Malta. Tre anni dopo si
trasferì a Ravenna come prefetto degli studenti e lettore di filosofia
e matematica presso il Collegio dei Nobili ove rimase fino al 1779.
Dopo un breve soggiorno a Cremona ed a Roma, nel marzo del 1781 fu chiamato
a Palermo come lettore di Matematica presso l'Accademia de' Regj Studi,
e cinque anni dopo nominato direttore della cattedra di Astronomia.
Fu poi nominato professore di Astronomia con l'incarico di recarsi
per due anni a Parigi e a Londra per migliorarsi nella pratica delle
osservazioni, prima di iniziare l'esercizio della sua cattedra.
Pur non essendo un astronomo, Piazzi fu la persona
giusta per fare di Palermo uno dei centri di ricerca astronomica migliori
di Europa. Rientrato a Palermo individuò la Torre di S. Ninfa del Palazzo
Reale quale sede ideale per l’Osservatorio perché solida e posta ad
una elevazione ideale per l’Osservatorio ma soprattutto dava la possibilità
di portare a termine i lavori di ristrutturazione in tempi brevi. Ottenne
dal Re l’autorizzazione nel 1970. La pianta dell’Osservatorio era formata
da due sale, una per il Cerchio e l’altra per lo Strumento dei Passaggi,
collegate tra loro da una galleria per gli strumenti mobili.
L’Osservatorio era all’insegna dell’essenziale una
caratteristica della personalità di Piazzi, infatti, quando nel 1817
dovette prendere in mano la costruzione della Specola di Capodimonte,
egli cercò subito di razionalizzarne e semplificarne la pianta.
Si deve a Giuseppe Piazzi un interessante catalogo
di stelle nel quale descrive le osservazioni "certe" perché ripetute
diverse volte ed in giorni diversi. Da tale programma nacquero, tra
le altre, le sue ricerche sui moti propri delle stelle fisse e sulla
loro parallasse. In particolare, per quel che riguarda il problema della
determinazione della parallasse, Piazzi riuscì, per primo, ad individuare
ed indicare alla comunità astronomica l'oggetto giusto su cui concentrare
le ricerche, cioè 61 Cygni. Questa stellina, animata da un moto proprio
eccezionalmente elevato fu soprannominata stella volante, sarà
la stella alla quale, dopo tre secoli di tentativi infruttuosi, con
un magnifico eliometro di Fraunhofer di 16 cm di apertura, riuscirà,
per la prima volta, nel 1838, a misurare la parallasse e quindi la distanza.
Purtroppo però Il lavoro astronomico di Piazzi ebbe
due limiti, la vetustà degli strumenti di cui disponeva, ormai superati
dai prodotti della nascente tecnologia tedesca, e l’età avanzata che
non gli permise le osservazioni se non per un numero limitato di anni.
Piazzi, divenuto famosissimo in vita, riuscì a pubblicare
praticamente tutte le sue ricerche ma non la sua Storia Celeste,
cioè
il "corpus" delle sue osservazioni originali, che saranno pubblicate
postume negli Annali dell’Osservatorio di Vienna. Riuscì invece a portare
a compimento il secondo Osservatorio del Regno delle Due Sicilie, quello
di Capodimonte, ma purtroppo non riuscì in quello che sarebbe stato
il suo più importante e duraturo successo e cioè a formare una "scuola".
Dei suoi allievi, Diego Muzio, Francesco Rapisarda, Aloisio Martina,
Giuseppe Pilati, Giuseppe Valguarnera, Francesco Buongiardina, solo
l'ultimo perseguirà la carriera astronomica succedendo a Piazzi nella
direzione dell'Osservatorio.