Gli strumenti
dell'Astronomia
Per
lo studio e l'analisi di fenomeni astronomici gli esperti e amanti
del campo utilizzano strumenti appositamente realizzati per
agevolare lo studioso nel rilevamento dei dati e delle varie misure.
Il primissimo dispositivo utilizzato dall'uomo per
effettuare misurazioni e calcoli è stato sicuramente l'occhio umano;
affidabile ed efficiente per quei tempi.
Odiernamente la tecnologia a braccetto con la
scienza ha fatto passi da giganti, mettendo a disposizione dei
moderni studiosi moltissime apparecchiature precise e
all'avanguardia.
Come enunciato precedentemente, l'uomo
inizialmente poteva contare strumentalmente solo sui propri occhi
ovvero affidandosi alla propria “soggettiva” percezione visiva; più
in la ad esso furono accompagnati determinati strumenti per
individuare e determinare la logistica degli astri.
Uno strumento usato in astronomia dal famoso e
glorioso popolo egiziano fu “merkhet”, dispositivo formato da da due
fili a piombo che due osservatori sostenevano per il corretto
funzionamento.
L'ubicazione degli astri poteva essere individuata
grazie proprio al merkhet.
La determinazione del periodo favorevole alla
semina, nell'isola di Giava (Indonesia), veniva effettuata
indirizzando un pugno pieno di riso “alla sera”, verso la cintura di
Orione; se al suolo cadevano dei chicchi di riso allora era un
momento favorevole per effettuare la semina.
Per la semina, la tribù dei Daiacchi nel Borneo,
utilizzava un metodo analogo basato sull'ausilio di una canna di
bambù piena d’acqua; il momento giusto per seminare veniva indicato
da un determinato livello limite dell'acqua.
L'asta di Archimede può essere inglobata nella
categoria “strumento astronomico” ed era costituita da un’asta di
legno sopra un’estremità con la quale l’osservatore osservava il
sole posizionato tra le nubi per poter individuare la distanza
angolare del disco solare.
Due armille venivano usate da Ipparco come circoli
della sfera celeste; ciascun armilla era formata da un anello di
bronzo direzionato, uno verso i poli dell'eclittica e uno sul piano
dell’equatore celeste; l'ausilio di altri cerchi mobili interni
permetteva di selezionare un astro e localizzarne le coordinate
celesti.
Nel 100 – 150 a. C. venne realizzato uno strumento
utile alla causa astronomica, la “macchina di Anticitera”,
dispositivo che poteva muoversi tramite ruote dentate, consentendo
di calcolare il moto dei corpi celesti, gli equinozi, le fasi
lunari, i mesi e i giorni della settimana, il sorgere del sole, i
movimenti dei 5 pianeti conosciuti.
Ai tempi della civiltà greca le innovazioni
astronomiche erano già molto diffuse, basti pensare a Siracusa nel
213 a. C. dove Cicerone narra di una macchina, circolare,
implementata da Archimede; tale dispositivo riproduceva il moto
della Luna, dei pianeti, del Sole e anche le eclissi lunari e le
fasi.
Lo strumento denominato quadrante fu portato alla
luce da Tolomeo ed era costituito da un quarto di cerchio
appositamente graduato e da due aste fisse, perpendicolari, che
avevano il compito di unificare al centro le estremità.
Al centro una terza asta mobile si trovava
imperniata e aveva la funzione di fornire la distanza “zenitale”
dell’astro preso in esame; la regolazione dello strumento veniva
effettuata per mezzo di un filo a piombo.
Successivamente fu introdotto il “regolo di
Tolomeo o “triquetrum” dallo stesso astronomo per fronteggiare gli
ulteriori errori di misurazione.
Tale dispositivo comprendeva due regoli imperniati
su di un palo posto verticalmente; il regolo superiore poteva
“scivolare” sul regolo inferiore appositamente graduato; la distanza
zenitale poteva essere calcolata in modo non molto complesso poiché
i regoli costituivano un triangolo isoscele.
Altro utile strumento astronomico realizzato da
Tolomeo e forse portato alla luce da Ipparco fu l’astrolabio che
divenne un essenziale ritrovato tecnico-matematico.
L'astrolabio era formato da un regolo munito di
due traguardi e da un'armilla; in alcuni esemplari era un planisfero
celeste in versione miniaturizzata.
Svariate erano le funzioni che si potevano
effettuare con l'astrolabio, come la localizzazione dei corpi
celesti per mezzo dell'orario e il calcolo delle altezze.
Si può affermare che l'astrolabio, in maniera
molto rudimentale, rappresentasse il primo prototipo
dell'odierno telescopio.
“Datato” dispositivo astronomico fu anche
“l'ottante”, che somigliava moltissimo al quadrante e al sestante;
tale strumento era costituito da un arco graduato di ⅛ di cerchio
che veniva utilizzato per le misure angolari.
Una branca molto importante dell'astronomia è
sicuramente l’astronomia ottica che si è evoluta per mezzo
dell'operoso lavoro di Ruggero Bacone, il quale grazie alle sue
ricerche seppe maneggiare con autorità e sicurezza il campo delle
lenti piano convesse; tali oggetti potevano essere modellati
suddividendo una sfera di vetro con un piano.
L'intuizione di Ruggero Bacone fu quella di capire
che era la rifrazione dell'immagine a determinare l'ingrandimento;
lo stesso era influenzato dalla distanza in cui era posto
l'osservatore e dalla lunghezza focale della lente.
Il propagarsi e il diffondersi degli occhiali da
vista andò a braccetto con il diffondersi delle lenti
ed ambedue vennero proiettate verso un enorme successo.
Nel 1608 fu costruito un semplice prototipo di
telescopio rifrattore, dagli olandesi, che in seguito e precisamente
l'anno dopo fu migliorato dallo scienziato Galileo che portò
innovazioni nel campo astronomico.
Il lavoro di Galileo zoppicava da un punto di
vista ottico poiché era carente per via delle peculiarità delle
lenti.
Il punto in cui vengono proiettati i fasci
luminosi dalle lenti non è univoco ma viene frammentato in svariate
ripartizioni che si distinguono cromaticamente dal rosso al
violetto; la conseguenza di questa imperfezione comportò la
formazione dell'aberrazione cromatica che non consentiva la perfetta
messa a fuoco dell'immagine.
Tale inconveniente poteva essere risolto
realizzando lenti di grande distanza focale e di piccola curvatura;
nel 1647 fu implementato uno strumento a focale di 3,5 metri,
costruito da Hevelius.
Successivamente la misura arrivò a 7,5 metri e fu
migliorata maggiormente da Huygens con 50 metri utilizzando la
“montatura aerea” che si basava su un filo tenuto in tensione sul
quale veniva indirizzato l’oculare con la lente primaria.
Anche lo strumento brevettato da James Gregory nel
1663 incrementò la scienza astronomica ma lo stesso presentava
ancora ostacoli di carattere empirico.
Tale dispositivo consisteva in uno specchio
paraboloidico che incanalava fonti di luce e li rifletteva su di un
secondo specchio che aveva il compito di rifletterle sul primario
per mezzo di un foro posto centralmente.
La luce bianca nel 1666 fu “decomposta” in uno
spettro di colori da Newton per mezzo di un prisma di vetro che
riuscì a scindere il passaggio di un fascio di luce solare
attraverso lo stesso oggetto.
Lo stesso scienziato formulò la teoria che la
rifrazione cromatica dei colori aveva generato l’aberrazione
sferica.
Ciò spinse Newton a realizzare nel 1668 il così
detto “modello newtoniano” costituito da un primario sferico, posto
a variazioni, e un secondario non posto a 90° ma bensì a 45º.
Cassegrain realizzò il famoso modello partendo, di
base, dall'opera di James Gregory, utilizzando però uno specchio
convesso e non concavo al posto del secondario.
Le scoperte di Newton spinsero John Dollond a
costruire un apparato ottico che però non diede i
risultati sperati.
Però ciò non scoraggiò Dolland che grazie alle
memorie di Samuel Klingenstierna, nel 1754 si concentrò di nuovo su
innovativi esperimenti; tali scritti documentavano l'instabile
compattezza delle teorie di Newton sul campo cromatico.
Gli esperimenti di Dolland furono condotti con
l'utilizzo di svariati vetri ad alta e bassa dispersione, al
contrario delle teorie e pratiche di Newton; tali analisi portarono
ad obiettivi acromatici costituiti da una lente divergente in flint
e una convergente in crown.
I primi telescopi acromatici di 1,5 metri di fuoco
realizzati da Dolland furono messi sul mercato nel 1758; suo figlio
Peter nel 1765 costruì un obiettivo a tre lenti (una convessa di
flint e due concave di crown).
In questo modo fu possibile diminuire
l’aberrazione sferica e si poterono costruire obiettivi, che con le
stesse modalità di focale, proponevano maggiori peculiarità
strutturali.
L'aberrazione cromatica nelle immagini fu
eliminata grazie al perfezionamento delle lenti acromatiche avvenuta
nella prima metà dell’800 da Fraunhofer che utilizzò lenti di
correzione;
iniziò così l'era dei telescopi rifrattori.
Ulteriori modelli a riflessione comportarono nuovi
passi da gigante nel campo della rifrazione astronomica; una di
queste configurazioni fu implementata da Schmidt nei primi del '900
che diede il nome alla variante ottica conosciuta col nome di
“combinazione di Schmidt”.
L'intuizione geniale fu quella di porre rimedio
all’aberrazione sferica degli specchi, utilizzando una lente posta
al centro di curvatura, ottenendo così un campo corretto superiore
ai 5 o 6 gradi;
la differenza con i normali riflettori poneva “lo
Schmidt” in una posizione di rilievo poiché permetteva di poter
disporre di un'enorme intensità e di un ampio campo.
In questo modo si potevano ricavare, a tempi
relativamente minori, delle foto.
Ulteriori combinazioni hanno consentito di
realizzare mix di configurazioni come il il Maksutov-Cassegrain e il
Schmidt-Cassegrain, dispositivi che erano in grado di fornire
risposte soddisfacenti agli esperti del campo dell'osservazione e
dell'astronomia ottica.
Uno strumento ottico-meccanico molto utile è “Il
planetario”, capace di rappresentare, in modo molto veritiero,
l'intero firmamento; tale dispositivo è costituito da un proiettore
molto caratteristico che sfrutta una cupola semisferica come
schermo.
Tale cupola può variare il suo diametro dai 3 ai
25 metri e lo strumento fu realizzato tra il 1919 e il 1923 per
mezzo dell'azienda tedesca Zeiss.
Altro dispositivo utile all'astronomia è
sicuramente “Il coronografo”, che permetteva di poter ammirare la
corona solare; nel 1930 si diffuse maggiormente in modo da poter
approfondire le ricerche inerenti alle argomentazioni solari.
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