Osservatorio Astronomico
di Bologna
Via Ranzani, 1 40127
Bologna
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Storia del Museo della Specola di Bologna
E’ recente l’istituzione del Museo d'Astronomia
della Specola di Bologna. Nasce infatti nel 1979 grazie
al restauro del primo gruppo di strumenti utilizzati per la mostra
“I materiali dell’Istituto delle Scienze”.
Di restauri ne seguirono altri che interessarono
sia gli strumenti che gli ambienti del Museo.
La sede del Museo, struttura del Dipartimento dell’Università
degli studi di Bologna, ha sede nella antica Specola di Palazzo
Poggi e si compone di tre Sale principali: La sala Meridiana,
la sala della Torretta e la sala dei Globi .
Le Sale dedicate all’osservazione sono
della Meridiana e della Torretta, mentre nella più
recente Sala dei Globi sono stati ricostruiti gli ambienti
rispettando la collocazione originale degli strumenti degli
astronomi Bolognesi negli anni che vanno tra il ‘700 e l’800.
I materiali esposti, provengono dal patrimonio
strumentale dell’antica Specola e sono esposti in modo organico nella
loro completezza. Più di un terzo degli strumenti sono stati revisionati
e perciò funzionanti.
La sala Meridiana
Fu progettata per rendere possibili le osservazioni
degli astri di passaggio in meridiano e posta nella sala
attigua al luogo di studio e di riposo dell’astronomo, per rendere
più agevole le osservazioni nei tempi prefissati e costruita nel 1727.
Nei primi anni del 1700 le osservazioni si
facevano con gli strumenti costruiti a Roma da Lusverg,
che vennero poi sostituiti, grazie ad una elargizione del papa Clemente
XII, da quelli di Jonathan Sisson. Tali strumenti assunsero grande
importanza in quanto permettevano, per la prima volta in Italia,
la separazione tra lo strumento per determinare le altezze al momento
del transito degli oggetti celesti e quello per prendere i tempi di
passaggio. Lo strumento è il “cannocchiale all'asse” che
assicura, con la sua struttura, il mantenimento di una corretta
orientazione in meridiano al variare dell'altezza dell'astro da osservare.
La Sala fu restaurata dall’architetto Ercole Lelli,
in occasione della messa in opera degli strumenti inglesi. Il pavimento
originario in legno fu sostituito da uno molto più lussuoso, le
pareti della Sala furono affrescate a tempera con un gioco
di colonne che rappresentava il motivo delle colonne di supporto dello
strumento astronomico. Purtroppo tali disegni si sono “cancellati” nel
tempo.
Oggi la sala ospita in originale il quadrante murale
e mobile, lo strumento dei passaggi orbitali realizzati da Sisson
e una coppia di orologi del ‘700.
La sala dei Globi
Chiamata così perché la Sala ospita globi antichissimi
terrestri e celesti ancora limpidi nel segno e per le illustrazioni
che li ricoprono, risalenti alla prima metà del '600, opera
realizzata dall'olandese Janszoon Willem Blaeuw uno dei maggiori
sferografi del tempo.
Vere e proprie opere d’arte, sono la coppia
di globi da tavolo dell'inglese Senex; un’ altra coppia di maggiori
dimensioni risalente alla prima metà del '700 che fu realizzata
dagli olandesi Valk, in cui l'orizzonte dei globi è sostenuto da punti
dorati.
Il tutto è completato dalla serie di due sfere, una di grandi
dimensioni in cartone dorato e l’altra da tavolo in ottone, risalenti
al '700, che illustrano il sistema copernicano.
Le pareti della Sala sono coperte da due carte
nautiche in pergamena della metà del '500, riccamente illustrate e colorate,
ed dai frammenti di due pregevoli grandi carte cinesi dei primi anni
del '600, una geografica ed una celeste, provenienti dall'osservatorio
astronomico dei padri gesuiti a Pechino e realizzate la prima
da padre Matteo Ricci, la seconda dal matematico Schall von Bell.
I primi a rappresentare su sfere il cielo stellato
furono i Greci, poi si ebbe l’idea di riportare sempre su una sfera
anche le terre e i mari. L’uso dei globi così rappresentato fu di grande
aiuto sia alla navigazione sia alla rappresentazione didattica adatta
a rappresentare il movimento dei corpi celesti.
In Europa lo studio dei globi ebbe grande
sviluppo dopo il XV secolo, in seguito al viaggio di Magellano quando
la sfericità della terra fu riconosciuta anche grazie ai nuovi viaggi
e alle nuove scoperte che ridisegnarono la mappa del mondo. Solo
dopo la prima metà del ‘500 si ebbe conoscenza dei primi globi celesti
e terrestri ricoperti di carta stampata.
Al sesto piano della torre possiamo trovare i globi
donati alla Specola dal generale Marsili, dal cardinale Antonio Davia
e da Benedetto XIV.
La sala della Torretta
Costruita nel 1725 è la parte più alta della
torre della Specola, ed è stata costruita in modo da presentare
le facce orientate verso i quattro punti cardinali.
I parapetti del terrazzo inferiore e di quello superiore
sono stati costruiti per fornire agli osservatori un riparo dal
vento, ed erano muniti di appositi ferri di 'ancoraggio per le aste
verticali di sostegno utilizzate per il maneggio dei cannocchiali lunghi.
All’interno della Sala potevano essere impiegati altri strumenti, in
quanto la Sala stessa era predisposta ad avere grandi vetrate
apribili
Al centro della Sala una apertura circolare del diametro
di 1,5 metri permetteva di osservare la regione zenitale del cielo.
Ai lati della Sala in tre spigoli furono ricavati degli spazi
dove erano posti i tubi dei cannocchiali e altri accessori.
La sala non ha subito importanti manomissioni dalla
data del suo completamento (1725).
Oggi vi si possono ammirare vari strumenti, un telescopio
della prima metà del '700, quello originario da 8 metri di lunghezza
focale di Giuseppe Campani e quelli appartenenti alla macchina realizzata
da Ercole Lelli, per i numerosi obiettivi a lunga focale di Campani,
alcuni dei quali sono esposti nelle vetrine. Vi trovano posto, inoltre,
pregiati telescopi della fine del '700, alcuni dei quali realizzati
dall'inglese Dollond, sia a lenti sia a specchio; una macchinetta equatoriale
di Geoge Adams; un quadrante mobile di Pierre Mégnié ed un telescopio
dei primi dell' '800 del modenese Amici.
In uno dei terrazzi triangolari della torretta ha
ritrovato la sua collocazione originaria il grande circolo meridiano
di Ertel della prima metà dell' '800.
Nelle vetrine sono esposti alcuni strumenti utilizzati
per le osservazioni e per gli studi geometrici e matematici,
In particolare un astrolabio arabo del XIII secolo e uno della
scuola di Gemma Frisio del XVI secolo, un piccolo telescopio di tipo
gregoriano, uno dei primi esemplari esistenti in Italia, alcuni piccoli
orologi solari e un piccolo globo di Venere.
All'interno della scala a chiocciola che porta alla
torretta si può osservare il percorso che Giovan Battista Guglielmini
effettuò nel 1790 per misurare la deviazione dalla verticale dei corpi
in caduta libera, fornendo così una delle prime verifiche dirette della
rotazione terrestre.
Dalla sommità della torre, furono effettuati i primi
esperimenti in Europa sulla natura elettrica del fulmine dall'astronomo
abate Petronio Matteucci e dal medico Giuseppe Veratti.
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