BOLLYWOOD
L'industria
cinematografica indiana, definita con il termine Bollywood,
dalla fusione di Bombay ed Hollywood, è una delle cinematografia più
importanti del mondo; poco conosciuta al di fuori dei confini
dell'India, ha un mercato notevole, fatto di centinaia di pellicole
prodotte ogni anno, migliaia di sale di proiezione e uno star-system
ricco di attrici ed attori di notevole popolarità.
Il primo film a
soggetto indiano risale con molta probabilità al 1913, Raja
Harishchandra, di Dundhraj Govind Phalke.
Negli anni Trenta
del secolo scorso, molto prima dell'indipendenza dalla
colonizzazione britannica, alcuni importanti registi, tra cui si
ricordano D. Bose, V. Shantaram e P. C. Barua,
hanno creato le basi di una produzione regolare, con centinaia di
pellicole prodotte ogni anno nelle lingue hindi, tamil, telugu,
marathi, gujarati, bengali, malayalam e kannada.
Questa variegata
produzione, legata molto spesso al gusto popolare e a modelli
ripetitivi, era ricca di canzoni e danza poiché, come già accadeva
nel teatro classico sanscrito, canti e danze erano elementi
drammaturgici dotati di una propria autonomia, diversamente da
quanto avveniva ed avviene nel musical occidentale.
Alla vigilia del
secondo conflitto mondiale, la cinematografia indiana era già una
solida attività industriale, con un cospicuo numero di case di
produzione (Bombay Talkies, New Theatres, Prabhat, etc.) che
adottavano il sistema lavorativo americano (sceneggiatori, registi,
attori e altro personale con regolare contratto).
Subito dopo
l'indipendenza dell'India, i generi cinematografici assumono una
caratterizzazione ben precisa: commedia, certamente il genere
preferito dal pubblico, con ricche coreografie, danze e canzoni,
storie d'amore e risate secondo una configurazione melodrammatica,
film storici e film drammatici.
Nel 1952 nasce il
primo festival cinematografico internazionale a Bombay (Bombay
International Film Festival); in breve nascono anche scuole per
formare i futuri professionisti del cinema, la Cineteca Nazionale ed
la Film Finance Corporaion, con lo scopo di agevolare
la realizzazione di pellicole non commerciali.
Tra i film più
importanti del periodo si ricordano Do bigha zamin (Due
ettari di terra, 1953, di Bimal Roy), premiato ai festival di
Karlovy Vary e Cannes; Apur sansar (Il mondo di Apu, 1959, di
Satyajit Ray), Munna (Il bambino smarrito, 1954, di
Khwaja Ahmed Abbas), premiato al festival di Edimburgo, Awara
(Il vagabondo, 1951, di Ray Kapoor).
Nel corso degli
anni Ottanta, Bombay diventa il centro della cinematografia indiana
(nel corso degli anni si sono aggiunte le città di Hyderabad e
Chennai); i generi cinematografici si fondono tra di loro sino ad
arrivare ad uno “spettacolo totale” che assume sempre più le forme e
gli schemi dell'intrattenimento semplice e dello spettacolo leggero.
I personaggi risultano caratterizzati in maniera netta e abbastanza
semplice.
Abbiamo già detto
dell'importanza della musica e della danza all'interno di un film
indiano; sono proprio le musiche ad essere usate come veicolo
pubblicitario, anticipando sul mercato l'uscita del film in sala.
In una simile
industria risulta particolarmente importante il ruolo degli attori,
dotati di un influente potere e venerati dal pubblico; basti pensare
che molti di loro rivestono importanti ruoli politici. Tra le coppie
principali di attori si ricordano quelle formate da Kajol/Shah
Rukh Khan e Aishwarya Rai/Abhishek Bachchan.
Negli ultimi anni
l'industria cinematografica si è classificata tra le più importanti
nel Paese; con mille pellicole prodotte ogni anno Bollywood supera
anche l'industria cinematografica hollywoodiana.
I risultati, molto
spesso, sono di gran pregio; nel 2000, Uttara di Buddhadeb
Dasgupta conquista il premio per la migliore regia. Nel 2001
Mira Nair conquista a Venezia il Leone d'Oro con il film
Monsoon Wedding. Tra i registi più rappresentativi degli ultimi
anni si ricordano, inoltre, Shekhar Kapur, Deepa Mehta
e Nagesh Kukunoor.
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