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Film Horror

Il genere horror è una tipologia di film che ha lo scopo di suscitare negli spettatori un mix di varie sensazioni come la paura, l'angoscia e il terrore.

Ognuno di noi, anche il meno coraggioso, avrà sicuramente visto alcuni spezzoni di queste pellicole; molto spesso ciò che spinge a guardare un film horror è la curiosità sprigionata da una trama o un trailer accattivante.

Per i più paurosi la mano davanti agli occhi è una classica postura per vedere una pellicola horror.

Nel corso degli anni questo genere di film ha subito notevolmente il progresso tecnologico dei vari mezzi di realizzazione delle pellicole; basti pensare alle diverse tecniche per raffigurare scene che richiedono ettolitri di finto sangue che con i mezzi odierni sono diventate processi semplicistici.

I vecchi mostri classici come Dracula, l'Uomo Lupo e Frankeinstein rimangono caratterialmente gli stessi ma con l'evolversi degli anni e del cinema acquistano nuova linfa vitale e nuovi look; basti pensare al Dracula di Bela Lugosi del 1931 e a quello di Gary Oldman del 1992, per vedere come quest'ultimo si sia evoluto in modo raffinato ed elegante avvicinandosi, in apparenza, più ad un estetismo umano che mostruoso.

Questo genere è sorto quasi in simbiosi con il cinema stesso come testimoniano i primi filmati di avvenimenti che tracimano dalla realtà “raccontati” da Georges Méliès nei suoi lavori risalenti agli ultimi decenni dell'Ottocento.

Il primo film del genere horror si pensi sia “Le manoir du diable” del 1896 dello stesso Georges Méliès; più che un film è un cortometraggio in bianco e nero della durata di circa due minuti che presenta al pubblico un cavaliere che mette in fuga Mefisto mostrandogli una croce.

Le scene mute, animate solo da una simpatica pantomima, avevano la funzione più di divertire il pubblico che di incutere timore; la suddetta pellicola, che diede l'incipit all'horror, fu proiettata per la prima volta a Parigi durante il Natale del 1896 e precisamente al Teatro Robert Houdin (numero 8 del boulevard des italiens).

Il cortometraggio in altri paesi è conosciuto con nomi diversi : “Manor of the Devil”, “The haunted castle”, “The manor of the Devil” e “The Devil's manor”; il cinema di Georges Méliès fu molto prolifico e nel 1898 portò alla realizzazione di “La caverne maudite” in cui una giovane ragazza casualmente giunge in una grotta infestata da fantasmi di persone decedute in maniera non molto chiara.

Quasimodo, il famoso gobbo di Notre Dame de Paris, è stato il primo mostro protagonista di un lungometraggio; infatti intorno ai primi anni del XX secolo furono realizzate pellicole significative per il genere horror incentrate su questo personaggio : “Esmeralda” di Alice Guy” (1906), “The Hunchback” di Van Dyke Brooke (1909), “The Love of a Hunchback” (1910) e “Notre-Dame de Paris” (1911).

Un notevole contributo al cinema horror fu dato dai registi della Germania intorno agli anni dieci e venti che sfornarono piccoli capolavori che ancora oggi influenzano le produzioni hollywoodiane; un esempio concreto è “Il Golem” la pellicola del 1915 di Paul Wegener.

Nel 1922 fu realizzato uno dei film horror più famosi di tutti i tempi: “Nosferatu il vampiro” (con Max Schreck) di Friedrich Wilhelm Murnau che prese spunto, in maniera non legale, dal Dracula di Bram Stoker.

Insieme ai film del genere horror che sono entrati di diritto nell'olimpo del cinema ci sono di conseguenza anche attori divenuti leggenda per aver interpretato ruoli particolari.

Uno di questi attori è sicuramente Lon Chaney che recitò in “The Monster” del 1925 e nel “Il gobbo di Notre Dame” del 1923; il personaggio più memorabile che interpretò fu “Il fantasma dell'opera” del 1925.

La casa di produzione dell'Universal Pictures contribuì a rendere il cinema horror molto popolare intorno agli anni trenta con le pellicole incentrate sui mostri classici del cinema : “Dracula” con Bela Lugosi (1931), “Frankenstein” con Boris Karloff (1931), “La mummia” con Boris Karloff (1932) e “L'uomo invisibile” con Claude Rains (1933).

A Lon Chaney si affiancarono una nuova categoria di attori come Bela Lugosi e Boris Karloff che crearono la propria carriera cinematografica sul genere horror.

Altri film horror che meritano di essere citati sono “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Ruoben Mamoulian del 1931 con Fredrich March e “La maschera di cera” di Michael Curtiz del 1933 con Lionel Atwill.

La Universal nel 1941 produsse “L'uomo lupo” che portò al successo questa figura animalesca del male e durante gli anni quaranta portò avanti le saghe dei film sui mostri più famosi del cinema.

Il produttore cinematografico Val Lewton realizzò per la casa RKO un'insieme di film che ebbero un notevole impatto sui fan del genere horror.

Tra i vari titoli citiamo “Il bacio della pantera” (1942), “L'uomo leopardo” (1943), “Ho camminato con uno zombie” (1943) che a avevano in comune il regista Jacques Tourneur.

Come accennato precedentemente, lo sviluppo dei mezzi tecnologici influirono sullo stile di realizzazione delle pellicole horror che passarono da una conformazione gotica ad una linea molto più fantascientifica.

Il filone fantascientifico si fuse e si integrò con quello horror generando film di secondo piano che vedevano gli umani combattere per la sopravvivenza contro insetti giganti, alieni, piante carnivore o mutanti.

Per incrementare l'interesse e soprattutto la paura negli spettatori furono elaborate nuove tecniche come il 3-D (ritornato in voga ultimamente e ovviamente perfezionato); anche in questo periodo l'azienda dell'horror produsse dei piccoli gioiellini come “La cosa da una altro mondo” di Christian Nyby (anche se molti associano la regia a Howard Hawks) del 1951 e “L'invasione degli Ultracorpi” di Don Siegel del 1956.

Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta nacquero le prime case di produzione che realizzavano unicamente film horror; una delle più importanti fu la “Hammer Film Productions” che produsse moltissimi film come “La maschera di Frankenstein” (1957), “Dracula il vampiro” (1958) e “La mummia” (1959) tutti quanti diretti dal regista britannico Terence Fischer e interpretati dai bravissimi Peter Cushing e Christopher Lee; quest'ultimo entrò di diritto nell'Olimpo degli interpreti horror più amati dal pubblico.

La collaborazione tra Fischer e la Hammer Film Productions ebbe un notevole impatto sul genere horror e la casa di produzione e il regista possono essere considerati gli antesignani dell'odierna industria dell'horror.

Le opere letterarie di Edgar Allan Poe, uno dei maestri dei racconti del brivido, furono rappresentate in carne ed ossa mediante una serie di film realizzati dall' American International Pictures (AIP); tali pellicole furono interpretate da Vincent Price e prodotte da Roger Corman.

Tutte queste pellicole prepararono il campo a film con una maggiore farcitura di crudeltà e iniquità messa ben in vista non soltanto in campo horror ma in quasi tutti i vari generi cinematografici.

Dagli anni cinquanta in poi il filone horror cambia orientazione per quanto concerne le tematiche su cui si basano i nuovi film del genere; ora i mali e le paure della società si rispecchiano e si riflettono nelle nuove produzioni horror.

I mostri classici come Dracula, l'Uomo Lupo o Fankeinstein non incarnano più il solo desiderio di provocare terrore e atterrimento negli spettatori con personaggi fantasiosi ma vengono soppiantati da figure più vicine alla realtà come lo scienziato pazzo che raffigura l'inesorabile avanzare del progresso scientifico che potrebbe portare all'inevitabile follia del genere umano.

Anche i nuovi protagonisti degli horror, quali gli alieni, rappresentano il nuovo cambio di tendenza dovuto alle innovazioni tecnologiche dell'evoluzione umana; quest'ultimi sostituiscono gli abitanti di molte favole fantasy come elfi e fate ormai ritenuti fuori moda.

Alcune figure emblematiche degli horror sono utilizzati per trasmettere messaggi di fondo inerenti a ciò che accade nella società moderna; basti pensare alla pellicola “L'invasione degli Ultracorpi” in cui si allerta lo spettatore sulla minaccia “rossa”.

Gli anni sessanta furono segnati dalla tematica psicologica che spinse i registi a realizzare capolavori del genere thriller come “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock, con uno strepitoso Anthony Perkins, “L'occhio che uccide” (1960) di Michael Powell con Carl Bohem e “Che fine ha fatto Baby Jane” (1962) di Robert Aldrich con Bette Davis e Joan Crawford.

E' da quest'epoca che il genere horror punta i propri riflettori su i “mostri” creati dalla psiche umana e non dalle forze sovrannaturali o dalla scienza; uno dei capostipiti di questi nuovi adepti del male è certamente rappresentato da Norman Bates ( Anthony Perkins) nell'indimenticabile Psycho; indelebile nella mente di coloro che hanno visto il film, la scena dell'accoltellamento sotto la doccia del Bates Motel.

Successivamente gli horror psicologici vengono posti in secondo piano e solo nel 1991, con il “Silenzio degli innocenti” (con Anthony Hopkins e Jodie Foster), sia ha una rivalsa di queste tipologie di film.

Comunque mostri e presenze non perdono il loro smalto come dimostrano pellicole come “Suspense” (1961) e “The Haunting” (1963) che assunsero il ruolo di horror psicologici fusi con elementi sovrannaturali.

A volte gli horror psicologici si accompagnano con la ribellione della natura e in particolar modo del mondo animale; ne è il capostipite “Gli uccelli” (1963) di Alfred Hitchcock.

Il genere horror si suddivise in altri diversi sottogeneri o derivati di esso; un esempio sono i generi splatter (o gore) in cui vi è un' accentuato realismo nella rappresentazione delle scene incentrate su schizzi di sangue e a volte fuoriuscite di interiora.

Queste pellicole in genere sono realizzate con effetti rudi e poveri, a volte utilizzando organi interni di animali, con conseguente budget ridotto; primi esempi di questa nuova tendenza horror furono “Blood Feast” (1963) (conosciuto come il primo film gore) e “Two Thousand Maniacs!” (1964) diretti ambedue da Herschell G. Lewis che non risparmiò numerosi schizzi di sangue.

Durante gli anni sessanta fu realizzata una delle pietre miliari del cinema horror : “L'alba dei morti viventi” di George A. Romero del 1968; non solo dagli estimatori dell'horror il film fu riconosciuto un ottimo prodotto per l'industria del cinema horror ma anche i vari critici cinematografici riconobbero la validità della pellicola a tal punto da inserirla nel National Film Registry.

Queste ultime pellicole segnarono sempre più un distacco dal vecchio stile gotico di fare film horror e segnò il netto legame nei confronti di narrazioni che sfociavano nella quotidianità.

La richiesta sempre più crescente del mercato nei confronti del genere horror portò ad un sostanziale incremento della produzione con molti film realizzati con bassi budget; alcuni di essi presentavano anche tematiche sessuali e furono ribattezzati “A-movie” anche se avevano tutte le caratteristiche di film di serie B e alcuni furono diretti da illustri registi.

Alla fine degli anni sessanta ci fu uno straordinario interesse da parte del pubblico per l'occulto e nel 1968 il regista Roman Polanski realizzò una pellicola che raffigurava in modo perfetto la risposta alle esigenze esoteriche del pubblico dell'epoca; il titolo del film era “Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York”.

Il lavoro di Polanski fu premiato dal pubblico e soprattutto dalla critica con numerosi riconoscimenti; sull'onda di questa pellicola ne seguirono altre di enorme successo come “L'esorcista” (1973) di William Friedkin la cui sceneggiatura e il romanzo furono ideati da William Peter Blatty.

Il film di Friedkin sconvolse molto il pubblico in sala a tal punto che la visione della pellicola causò molti malesseri ad alcuni spettatori, specialmente i più sensibili; questo horror fu il primo che trattò il tema della possessione demoniaca, soprattutto da parte di una bambina.

Altro tema che interessò le orde di fan del genere horror fu la possessione anche vista sotto forma di reincarnazione; esempi concreti furono i film come “ Audrey Rose” (1977) di Robert Wise, in cui un padre afferma che una persona deceduta si sia reincarnata nel corpo della figlia

Altra famosa saga, costituita da quattro pellicole, è “Omen” del 1976 in cui due genitori scoprono che il proprio figlio Damien è la reincarnazione dell'Anticristo; ci furono altri due film della serie (“La maledizione di Damien” del 1978, “Conflitto finale” del 1981), “Omen IV – Presagio infernale” del 1991 che non è legato alla saga e un remake del primo film con Julia Stiles del 2006 dal titolo “Omen – Il presagio” che uscì nelle sale il 6/6/06 appositamente per omaggiare il numero esoterico del diavolo ai fini della pubblicità della pellicola.

La storia ci insegna che gli anni sessanta furono ricchi di avvenimenti che portarono a radicali cambiamenti e il cinema horror non fu immune a questa influenza; ne sono un esempio “L'ultima casa a sinistra” (1972) di Wes Craven che ha avuto anche un remake nel 2009 e “Non aprite quella porta” (1974) di Tobe Hooper.

Quest'ultima pellicola ha avuto altri tre seguiti :“Non aprite quella porta - Parte II” (The Texas Chainsaw Massacre II del 1986) di Tobe Hooper, “Non aprite quella porta 3” (Leatherface: The Texas Chainsaw Massacre III, 1990) di Jeff Burr, “Non aprite quella porta 4” (The Return of the Texas Chainsaw Massacre, 1994) di Kim Henkel e un remake dal titolo, “Non aprite quella porta” (The Texas Chainsaw Massacre, 2003) di Marcus Nispel e un prequel “Non aprite quella porta - L'Inizio” (The Texas Chainsaw Massacre - The Beginning, 2006) di Jonathan Liebesman.

Il personaggio psicopatico principale, Leatherface (faccia di cuio), si ispira ai fatti di cronaca che videro protagonista il serial killer Ed Gain (ribattezzato il macellaio di Pleinfield) realmente esistito e il quale compiva i propri efferati omicidi con indosso una maschera fatta di pelle umana ricavata dalle sue vittime; Leatherface divenne famoso per la sua macabra ma particolare maschera e per la sua arma da macellaio ovvero un'enorme motosega (da qui il termine “chainsaw” cioè motosega del titolo originale).

L'avanzare della nuova società consumistica fu analizzata nel 1978 da George Romero nel suo “Zombi” (sequel dell' “Alba dei morti viventi”).

I timori causati dalla società e dallo sviluppo tecnologico furono rappresentati dal regista canadese David Cronenberg con il suo scienziato pazzo nella pellicola “Il demone sotto la pelle” del 1975.

Gli anni settanta furono segnati dalla nascita del maestro del brivido sia letterario che cinematografico che risponde al nome di Stephen King.

Alcune sue opere di maggior successo sono state tramutate in altrettante pellicole famose; Brian De Palma nel 1976 rappresentò sul grande schermo “Carrie” che rischiò di essere candidato all'Oscar.

Sempre nel 1978 nacque uno dei serial killer immortali degli ultimi anni, Michael Myers, protagonista della saga di Halloween; egli fu il primo super-persecutore degli adolescenti nei film horror.

Da qui sorse il così detto genere slasher caratterizzato da un manico mascherato che tenta di uccidere un gruppo di giovani con un'arma affilata come un coltello (da qui il verbo “to slash” ferire con un'arma tagliente).

Halloween fu una pellicola molto innovativa sia per il nuovo stile slasher introdotto sia per la scelta del protagonista che questa volta non è un “lui”, ma una “lei” (la bravissima Jamie Lee Curtis che nel film interpreta Laurie Strode sorella di Michael).

Sono stati realizza fino ad ora dieci film incentrati sul serial killer sovrumano : “Halloween, la notte delle streghe” (Halloween) (1978), di John Carpenter, “Halloween II: il signore della morte” (Halloween II) (1981), di Rick Rosenthal, “Halloween III: il signore della notte” (Halloween III - Season of the witch) (1982), di Tommy Lee Wallace, “Halloween IV: il ritorno di Michael Myers” (Halloween 4 - The return of Michael Myers) (1988) di Dwight H. Little, “Halloween V: la vendetta di Michael Myers” (Halloween 5 - The revenge of Michael Myers (1989) di D. Othenin-Girard,

Halloween VI: la maledizione di Michael Myers” (Halloween 6 - The curse of Michael Myers) (1995) di Joe Chappelle, “Halloween H20 - Venti anni dopo” (Halloween twenty years later) (1998) di Steve Miner, “Halloween - La resurrezione” (Halloween - Resurrection) (2002) di Rick Rosenthal.

In omaggio a Michael Myers sono stati realizzati due remake per il “reboot” (rilancio) della saga : “Halloween - The Beginning” (2008) e “Halloween II” (2009) entrambi di Rob Zombie; nel 2010 è prevista l'uscita di “Halloween 3D”.

Alla fine degli anni settanta il film “Alien” (1979) rivestì il ruolo di pellicola di raccordo tra due generi cinematografici quali la fantascienza e l'horror mostrando contemporaneamente mostri tipici dello spazio e sangue.

Come per Halloween anche Alien basò tutti gli episodi della saga sulle vicenda di una eroina che rispondeva la nome di Ellen Ripley (interpretata dall'autoritaria Sigourney Weaver) anche se in questa saga horror-fantascientifica il ruolo di Ripley è molto più essenziale di Laurie Strode (Jamie Lee Curtis).

L'horror di marca europea che esplose in questo periodo vide come maggiore promotore il cinema horror italiano che grazie a registi come Dario Argento, Lucio Fulci, Pupi Avati e Mario Bava seppe ritagliarsi un suo spazio molto importante all'interno del mercato cinematografico.

Un notevole contributo in terra europea fu prodotto anche dalla terra iberica con registi come Jesus Franco, Paul Naschy (nome d'arte di Jacinto Molina) e Amando de Ossorio.

Le figure che animavano queste pellicole erano di caratura classica come zombie, killer, vampiri e lupi mannari ma si differenziavano dalle produzioni statunitensi per un proprio caratteristico marchio stilistico.

Ad esempio un elemento che distingueva un horror italiano da uno americano era la colonna sonora o precisamente un motivetto caratteristico pari ad una cantilena che di solito balzava fuori all'improvviso durante un' omicidio che il killer stava per compiere; basti pensare alla colonna sonora famosissima dei Goblin realizzata per il thriller- horror “Profondo rosso” (1975) di Dario Argento.

L'operato della Hammer e del cinema europeo, come un'eco si propagò fino in Oriente incitando i produttori di Hong Kong a investire in pellicole di genere horror consentendo così la nascita di film come “La leggenda dei sette vampiri d'oro” (1973) che prese forma grazie alla collaborazione dell'asiatica casa di produzione Shaw Scope e della britannica Hammer; in seguito la Shaw Scope produsse in modo indipendente i propri lavori utilizzando attori asiatici.

Si ebbe il boom del genere horror in oriente negli anni ottanta con il film “Close Encounters of the Spooky Kind” (1981) di Sammo Hung che iniziò e generò una nuova concezione di mescolare più generi all'interno di un film, la “commedia horror kung fu”.

Altri film di questo filone che ebbero un discreto successo furono “Mr. Vampire” (1985) di Ricky Lau con Ching-Ying Lam, Siu-hou Chin e “Storia di fantasmi cinesi” (1987) di Ching Siu-Tung con Leslie Cheung, Joey Wong, Wu Ma, Lam Wai.

La produzioni horror che presero vita dagli anni settanta agli anni ottanta rappresentarono dei veri e propri canoni da cui prendere spunto per le pellicole horror future; ancora oggi sono prese come punto di partenza e di svolgimento per la realizzazione dei film.

Un nuovo elemento che viene introdotto, rivoluzionando ciò che era stata una costante fino ad ora, è la natura della nemesi dei film horror; mostri, mutanti o creature fantastiche della notte vengono sostituite da persone normali, esseri umani che per qualche motivo in preda alla follia o al desiderio di vendetta si tramutano in killer seriali.

Il cambiamento del cattivo di turno e quindi della fonte del male, induce lo spettatore ad orientare le proprie paure non più su ciò che è sconosciuto o non spiegabile razionalmente ma su ciò che in superficie si conosce ma nel quale non possiamo riporre la nostra fiducia poihé da un momento all'altro potrebbe mostrarsi con sfaccettature caratteriali per noi inimmaginabili.

Il periodo degli anni ottanta fu pregno di pellicole passate alla storia e considerate ancora oggi dei cult; basti pensare a titoli come “ Poltergeist - Demoniache presenze” (1982) diretto da Tobe Hooper (a cui seguirono “Poltergeist II - L'altra dimensione” (1986) di Brian Gibson, “Poltergeist III” (1988) di Gary Sherman e una serie tv dal titolo “Poltergeist”), tutti gli “Halloween”, “Venerdì 13” (1980) di Sean S. Cunningham (a cui seguirono “Venerdì 13: l'assassino ti siede accanto” (Friday the 13th Part 2, 1981) di Steve Miner, “Venerdì 13: weekend di terrore” (Friday the 13th Part III, 1982) di Steve Miner, “Venerdì 13: capitolo finale” (Friday the 13th: The Final Chapter, 1984) di Joseph Zito, “Venerdì 13: il terrore continua” (Friday the 13th: A New Beginning, 1985) di Danny Steinmann, “Venerdì 13: Jason vive” (Friday the 13th Part VI: Jason Lives, 1986) di Tom McLoughlin, “Venerdì 13: il sangue scorre di nuovo” (Friday the 13th Part VII: The New Blood, 1988) di John Carl Buechler, ”Venerdì 13: incubo a Manhattan” (Friday the 13th Part VIII: Jason Takes Manhattan, 1989) di Rob Hedden, ”Jason va all'inferno” (Jason Goes to Hell: The Final Friday, 1993) di Adam Marcus, “Jason X” (Jason X, 2001) di James Isaac) e lo splatter movie “Nightamre” (1984) di Wes Craven (a cui seguirono “Nightmare II: La rivincita” (A Nightmare on Elm Street Part 2: Freddy's Revenge) (1985) di Jack Sholder, “Nightmare III: I guerrieri del sogno” (A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors) (1987) di Chuck Russell, “Nightmare IV: Il non risveglio” (A Nightmare on Elm Street 4: The Dream Master) (1988) di Renny Harlin, “Nightmare V: Il mito” (A Nightmare on Elm Street: The Dream Child) (1989) di Stephen Hopkins, “Nightmare VI: La fine” (Freddy's Dead: The Final Nightmare) (1991) di Rachel Talalay, “Nightmare nuovo incubo” (New Nightmare) (1994), di Wes Craven).

Personaggi come Jason Voorhees (Venerdì 13), Freddy Krueger (NIghtamre) e Michael Meyers (Halloween) divennero delle vere e proprie icone dei film del genere horror per gli adolescenti degli anni ottanta che non dimostravano timore verso queste figure minacciose ma provavano affetto e ammirazione.

Forse molti giovani si identificavano in questi serial killer sovrumani e invincibili capaci di qualsiasi azione senza dover rispettare vincoli o divieti, cosa che al contrario era imposta a molti giovani degli anni ottanta.

Il non morire per una pallottola o dopo essere stati fatti addirittura a pezzi rappresentava il non cessare dell'attività maligna che in altre forme si ripresentava per perseguitare i poveri ragazzi sventurati di turno; però in contrapposizione alla rinascita del male c'era sempre la forza del bene, rappresentata dall'eroe o eroina di turno, che cercava di ostacolare il malvagio per dare vita all'eterna lotta tra bene e male.

Altre pietre miliari del cinema horror furono “Hellraiser” (1987) di Clive Barker e “La bambola assassina” (1988) che ottennero consensi positivi dalla critica; sulla scia di questi incentivi si decisero di produrre i seguiti di queste saghe: Hellraiser: “Hellraiser II: Prigionieri dell'inferno” (Hellbound: Hellraiser II) (1989) di Tony Randel, “Hellraiser 3: Inferno sulla città” (Hellraiser III Hell On Earth) (1992) di Anthony Hickox, “Hellraiser 4: La stirpe maledetta” (Hellraiser: Bloodline) (1996) di Alan Smithee, “Hellraiser 5: Inferno” (Hellraiser: Inferno) (2000) di Scott Derrickson (in questa pellicola per la seconda volta Doug Bradley e Craig Sheffer come nel film “Cabal” del 1990 recitano nello stesso film), “Hellraiser 6: Hellseeker” (Hellraiser: Hellseeker ) (2002) di Rick Bota (qui ritroviamo Ashley Laurence, eroina del primo episodio) in un ruolo importante), “Hellraiser: Deader” (aka "Hellraiser VII: Deader") (2005) di Rick Bota (si svolge in Europa Orientale), “Hellraiser: Hellworld” (conosciuto come "Hellraiser 8" e non ancora distribuito in Italia) (2005) di Rick Bota (con la guest star della serie “Millenium” e del film “Alien” Lance Henriksen).

Il 4° film della serie deve la sua realizzazione a Doug Bradley, che impersonava Pinhead, il quale aveva intenzione di far continuare la saga dei supplizianti, garantendo l'uscita periodica di ogni singolo episodio ; inoltre presentò tutte le anteprime nei festival più rinomati con proprie performance dal vivo come testimonia la XVI° edizione del Fantafestival del 23 giugno 1996 svoltasi alle ore 20,30 al Multisala Savoy di Roma.

Un film che lasciò il segno nel panorama horror fu “Shining”di Stanley Kubrick (1980) tratto da un romanzo di Stephen King; la pellicola rimane una delle più grandi interpretazioni di Jack Nicholson nel ruolo dello psicopatico Jack Torrence.

Con l'avvento dell'home video (i film noleggiati e visibili comodamente a casa) il mercato cinematografico delle sale subì un forte colpo economico come accadde per “La cosa” (1982) di John Carpenter che racimolò degli incassi poco soddisfacenti.

Gli anni ottanta sono caratterizzati anche da una venatura comica affiancata ad alcune scene splatter come in “Motel Hell” (1980) e “Basket Case” (1982), “Re-Animator” (1985) di Stuart Gordon, “Il ritorno dei morti viventi” (1985) di Dan O'Bannon e “Il vendicatore tossico” (1985) di Lloyd Kaufman.

Nel 1981 fu prodotto uno degli horror più riusciti nella storia, “La casa” (Evil Dead, 1981) con Bruce Campbell al quale seguirono “La casa 2” (Evil Dead 2, 1987) e

“L'armata delle tenebre” (Army of Darkness, 1992); tutte e tre le pellicole furono dirette da Sam Raimi.

Furono realizzati anche dei film di origine italiana che usarono il termine “casa” nei titoli per riscuotere più risonanza tra i fan della saga di Raimi : “La casa 3 – Ghosthouse” di Umberto Lenzi (1988), “La casa 4 - Witchcraft” (Witchcraft) di Fabrizio Laurenti (1988), “La casa 5” di Claudio Fragasso (1990), “La casa di Helen” (House II: The Second Story conosciuto anche come “La casa 6” di Ethan Wiley) (1987), “La casa 7 - The Horror Show” di James Isaac (1989).

Nel 1986 David Cronenberg realizzò “La mosca”, con Jeff Goldblum e Geena Davis, remake del celebre “L'esperimento del dottor K” del 1958

Non tutti sanno che il pluripremiato regista neozelandese Peter Jackson prima di meravigliarci con la trilogia del “Signore degli anelli” si cimentò in ottime pellicole horror-splatter: il suo maggior successo in questo settore cinematografico rimane “Fuori di testa” (Bad Taste, 1987) nonostante i pochissimi finanziamenti per produrre il film.

Ovviamente le tematiche e le scene splatter affrontate in questi film furono causa di dibattiti accesi come nel Regno Unito dove la più grande paura era quella che le videocassette dell'home video arrivassero alla portata dei bambini.

Alcune pellicole furono censurate e alcune addirittura eliminate dal mercato della vendita come nel caso di “Silent Night, Deadly Night” del 1984 che non ebbe molta presa nelle sale cinematografiche; il film era incentrato sulle gesta di un folle e sanguinario Babbo Natale.

Durante gli anni ottanta, grazie anche all'accessibilità da parte di tutti tramite l'home video al mondo dell'horror, si diffusero i vari sottogeneri come lo splatter o gli slasher movie e il cinema horror divenne un enorme laboratorio dove poter sperimentare la realizzazione di pellicole incentrate sulle trame più varie e folli; si andava da folletti assassini, a mutanti psicopatici fino a bambole killer.

Qualsiasi tematica poteva destare interesse o accattivare morbosamente il pubblico, veniva utilizzata nelle forme più impensabili; molto spesso idee azzardate venivano inglobate in film a basso costo che molto spesso risultavano veri e propri trash-cult.

Alcune pellicole degli anni novanta non esprimevano solo la voglia di mostrare spargimenti di sangue o assassini senza un senso; per esempio “Candyman-Terrore dietro lo specchio” (1992) di Bernard Rose unì l'horror alla denuncia sociale che in questo caso cercò di mostrare l'ingiustizia trasmessa dall'intolleranza razziale.

Nel 1996 fu prodotto un' ottimo thriller-horror come “Scream” di Wes Craven che ebbe due sequel nel 1997 con “Scream 2” e nel 2000 con “Scream 3” sempre diretti dallo stesso Craven incentrati su ragazzi appassionati di film horror e quindi ricchi di citazioni e richiami ai mostri sacri delle saghe horror come ad esempio Michael Myers.

“Cube-Il cubo” del 1997 fu un' esperimento riuscitissimo da parte del regista Vincenzo Natali di condensare più paure tutte in un film, tra cui anche quella per la burocrazia; in questa pellicola si affrontarono tematiche mai esplorate fino ad ora in un horror.

Negli anni novanta il genere horror perse un po' del suo smalto a causa del successo riscontrato dal sottogenere splatter o gore e dalle nuove tecniche di regia, produzione ed effetti speciali che furono utilizzati per arricchire e rendere più scenico e interessante il genere fantascientifico.

Nella seconda metà degli anni novanta l'horror per rilanciarsi incominciò a non prendersi più sul serio fino a divenire autoironico come accadde per “ Splatters - Gli schizzacervelli (1992) di Peter Jackson” in cui le risa erano provocate da scene splatter studiate unicamente per far ridere.

Il “ Dracula di Bram Stoker” (1992) di Francis Ford Coppola unificò attori del nuovo ciclo e della vecchia generazione, incentrandosi più sugli elementi horror e sulla trama romanzesca dello stesso Stoker.

Anche la saga precedentemente menzionata di “Scream” alternava momenti di suspense a sequenze comiche per alleggerire l'atmosfera della pellicola.

Alla fine degli anni novanta e precisamente nel 1999 fu realizzata una pellicola molto innovativa come “The Blair Witch Project”, girata totalmente non con una ripresa normale ma con l'ausilio di una videocamera a mano che rese più reale l'effetto di immedesimazione dello spettatore con i protagonisti del film.

Anche la pubblicità promozionale fu un'innovazione; infatti la pellicola è stata spacciata come il vero filmato rinvenuto dalla polizia nel bosco del Maryland che testimoniava ciò che era accaduto ai tre ragazzi protagonisti del film prima di scomparire nel nulla.

In alcuni lavori il sangue cedeva il passo a trame dettate e delineate dalla psicologia come in “Ringu” (1998) di Hideo Nakata e il “Il sesto senso” (1999) di M. Night Shyamalan con Bruce Willis e Haley Joel Osment.

Ora il male non è più impersonificato da un singola persona ma da un'intera città o congrega come accade in “Hostel”(2005) di Eli Roth o in “Silent Hill” (2006) di Christophe Gans; un altra sfaccettatura del cattivo di turno è quella dell'angelo purificatore che redime e giustizia coloro che vengono reputati ingrati per ciò che hanno avuto dalla vita.

Questa è l'analisi strutturale di film come “Saw l'enigmista” che hanno rilanciato il genere horror e consolidato il genere “torture porn” già iniziato con Hostel; i torture porn sono pellicole in cui abbondano nudità, torture e mutilazioni.

“Saw l'enigmista” è un film del 2004 di James Wyan che scioccò ed entusiasmò critici e pubblico a tal punto da ingegnare sceneggiatori e produttori per realizzarne un capitolo a cadenza annuale : “Saw II - La soluzione dell'enigma” (2005) di Darren Lynn Bausman, “Saw III - L'enigma senza fine (2006) di Darren Lynn Bausman, “Saw IV - Il gioco continua” (2007) di Darren Lynn Bausman, “Saw V - Non crederai ai tuoi occhi” (2008) di David Hacki, “Saw VI” (2010 ancora inedito in Italia).

Il film visto in una chiave di perdono e possibilità concesse fa apparire “l'enigmista” come il buono e forse fa riflettere sul fatto che in una società malata di consumismo e apparenza il risolvere le situazioni in modo estremo, ma concedendo sempre un'alternativa di salvezza anche se dolorosa, sia il metodo più giusto dando adito al detto “il fine giustifica i mezzi” (anche se in mezzi n questione risultano ortodossi e sanguinolenti).

Con l'andare avanti dei capitoli della saga la trama sta pian piano scemando l'interesse dei fan mentre a tenere ancora salda la loro voglia di riversarsi nei cinema, per vedere l'evolversi della vicenda di Jigsaw, sono i metodi e le trappole mortali ideate dal sadico enigmista.

Le tematiche degli anni novanta tendono a colpevolizzare la società che come una mamma genera e protegge il male che si insinua ne i vari serial killer protagonisti delle pellicole horror; si perché a volte è la stessa società che protegge dalla legge i veri responsabili di efferati delitti o azioni aberranti.

Sulla scia di “Ringu” altri horror made Japan (i j-horror) si affacciarono sul panorama cinematografico mondiale con buoni risultati come “Ju-on” (2000) di Takashi Shimizu e “Kairo” (2001) di Kiyoshi Kurosawa.; anche l'animazione giapponese diede il suo contributo al filone horror.

Per rilanciare l'horror si attinge sul fondo ripescando personaggi classici delle saghe realizzando cross over come “Freddy vs. Jason” (2003) di Ronny Yu o rinnovando esteticamente vecchi personaggi come “Van Helsing (2004) di Stephen Sommers o realizzando prequel come “L'esorcista - La genesi” (2004) di Renny Harlin o sequel come quelli già menzionati della “Bambola assassina” e di “Halloween”.

Molto utilizzati furono anche i remake di famosi film come “The Ring” (2002) di Gore Verbinski (rmake di “Ringu”), “L'alba dei morti viventi” (2004) di Zack Snyder (remake dello “Zombi” di George Romero) e “Amityville Horror” (2005) di Andrew Douglas (remake dell'omonimo film).

Molti film sono stati ispirati da famosi videogiochi come nel caso di “Resident Evil” (2002) di Paul W. S. Anderson (a cui seguirono “Resident Evil: Apocalypse” (2004) di Alxander Witt, “Resident Evil: Extinction” (2007) di Russel Mulcahy e “Resident Evil: Degeneration” (2008) realizzato con la computer grafica e sviluppato parallelamente alle vicende dei tre Resident Evil precedenti) e “Silent Hill” (2006).

“Cabin Fever” (2002) di Eli Roth, “Wrong Turn” (2003) di Rob Schmidt, “La casa dei mille corpi” (2003) di Rob Zombie si rifecero ai vecchi canoni del passato per terrorizzare.

Nel 2000 fu prodotto “Final destination” di James Wong che diede via ad un filone di film incentrati su incidenti catastrofici e sulla morale che alla morte non si può sfuggire; come in “Saw” anche qui c'è la curiosità morbosa di vedere come la vittima designata di turno verrà giustiziata dalla nera signora con la falce.

Questo film ha avuto altri seguiti : “Final destination 2” (2003) di David Richard Ellis, “Final destination 3” (2006) di James Wong e “The final destination 3D” (2010) di David R. Ellis.

Un horror passato un po' in sordina al cinema, datato 2006, è “Slither” di James Gunn; la pellicola non apprezzata nelle sale ricevette buone critiche dagli esperti del campo.

Molti film per via dei contenuti sono penalizzati dal divieto di 13 anni come “Al calare delle tenebre” (2003) di Jonathan Liebesman e “Stay Alive” (2006) di William Brent Bell mentre per altri il divieto è fissato a 14 come nel caso di “The Ring”, “The Exorcism of Emily Rose” (2005) di Scott Derrickson e “White Noise - Non ascoltate” (2005) di Geoffry Sax.

Questi ultimi film sono accomunati dal semplice fatto di trattare tutti storie di presenze e fantasmi mentre quasi tutti i film hanno il limite di età fissato a 18 anni se non accompagnati (come “Saw” e Hostel).

Pellicole come “L'alba dei morti viventi” (2004) di Zac Snyder, “28 giorni dopo” (2002) di Danny Boyle, “Dog soldiers” (2002) e “The Descent” (2005) entrambi di Neil Marshall contribuirono a riportare il cinema britannico tra le produzioni di spicco del mercato horror mondiale.

Anche il mondo spettacolare e scenico del wrestling si intrecciò con quello del cinema horror grazie alla compagnia “World Wrestling Entertainment” che creo la WWE Films, che produsse “Il collezionista di occhi” (2006) di Gregory Dark , una pellicola horror in cui la parte del cattivo è interpretata dal wrestler di origine spagnola Kane.

Molti film horror di provenienza asiatica furono presi come spunto per la realizzazione id molte pellicole remake.

I primi decenni del 2000 sono caratterizzati da un uso molto ampio dello stile, precedentemente citato, “torture porn” che con l'avvento dei nuovi mezzi di comunicazione come il cellulare e internet (YouTube in testa) si è diffuso a macchia d'olio nel panorama horror; ora serial killer, mostri e presenze si interfacciano e utilizzano il web o le reti di comunicazioni telefoniche mobili per insidiare le tranquille vite dei protagonisti che cercheranno di fermarli durante lo sviluppo della trama.

Alcuni maniaci seriali utilizzano proprio la rete mondiale per mostrare le efferatezze di cui sono capaci nei confronti delle loro povere vittime; in queste descrizioni visive inviate in rete lo stile torture porn non potrebbe essere più adatto a rappresentare e suscitare negli spettatori quella sensazione di sofferenza e dolore a cui sono sottoposti gli ignari protagonisti di queste torture.

La morte è solo lo stadio finale scandito da un percorso caratterizzato da angoscia e terrore per chi è vittima e piacere e appagamento per chi è aguzzino; il sottrarre la vita alle persone nel torture porn non è un aspetto essenziale ma bensì un condizione di contorno (al contrario dello splatter) poiché ciò che preme veramente mostrare con questo stile è la pura e semplice paura e sofferenza che fuoriesce dagli occhi delle povere vittime.

Il torture porn non si nutre soltanto di violenza fisica, ma anche di sofferenza perpetrata psicologicamente come si può notare nel remake di “Non aprite quella porta” .

In questo periodo un regista si fa notare rispetto ad altri : Rob Zombie (all'anagrafe Robert Bartleh Cummings).

Egli ha rivisitato personaggi classici e ne ha proposti di nuovi presentandoceli sotto una luce più umanizzata conferendo ai mostri come Michael Meyers un'anima propria tale da incuriosire lo spettatore ansioso di sapere le motivazioni che hanno spinto tanta follia omicida.

La causa dell'esplosione ti tanta furia è da ricercare solitamente nei mali della società che hanno influenzato una mente molto fragile lasciata in balia di se stessa e priva di una guida vera e propria; di solito i serial killer delle pellicole horror sono personaggi cresciuti in realtà troppo crude e insopportabili per dei poveri bambini che vedono in un padre violento e despota l'unica figura educativa ritenendo l'orrore che stanno vivendo come la normalità.

Secondo Rob Zombie i mostri delle sue pellicole non sono i diretti responsabili della malvagità che si aggira per la città ma sono loro stessi generati da una società che li disprezza e li emargina e alla quale reclamano la propria sete di giustizia con l'unico strumento che conoscono : la violenza.

Quindi per il regista Zombie i suoi mostri incarnano la rivalsa e la rivincita dei diversi che non sono aiutati dalla società che addirittura li ripudia abbandonandoli a se stessi.

Secondo il regista quindi il bene e il male si fondono rivelando a tutti la cruda verità: il bene non è più su questa terra.

Dal punto di vista tecnico egli predilige inquadrature che sfruttano i primi piani per rendere partecipe lo spettatore alla drammaticità della scena.

Tra i registi più apprezzati e talentuosi degli ultimi anni troviamo Tim Burton che ha saputo tirar fuori dai suoi personaggi il gotico e il dark che è racchiuso in ognuno di noi mostrandone l'essenza e anche il fascino nascosto; ne sono un esempio “Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street” (2007) e “Il mistero di Sleepy Hollow” (1999).

Le figure che animano questo mondo tetro e misterioso sono streghe, vampiri, zombie, case infestate, anatemi ancestrali, animali malefici e posseduti, spettri, lupi mannari, creature magiche e alieni senza dimenticarci però i personaggi del cinema horror classico come il Lupo Mannaro, Frankeinstein, Dracula, L'uomo Invisibile e Dr. Jekyll e Mr. Hyde che appartengono alle pagine di romanzi gotici.

A volte la componente horror si mescola con gli altri generi come il thriller, la commedia, il dramma, il fantasy e la fantascienza inducendo lo spettatore e i critici ad una difficile analisi per poter perfettamente discernere le varie tonalità della pellicola per conferirle una vera e propria identità.

Molti sono stati i remake, per lo più americani, di film orientali come i famosi “The ring”, “The grudge”, “The eye” e “Dark water”.

Tra il cinema occidentale ed orientale c'è una differenza sostanziale di base che risiede nelle origini del maligno; mentre l'oriente da libera iniziativa alla fantasia e alla legenda con storie di fantasmi o maledizioni che si riflettono nel mondo reale tramite vendette sovrannaturali, il cinema occidentale tende a ricercare inique figure nella società corrotta e perversa buttando quindi uno sguardo nella concreta quotidianità.

Questa netta diversificazione può essere compresa analizzando le differenti religioni dove in quella occidentale domina il cristianesimo che ha nel Diavolo il proprio nemico che viene rappresentato e immaginato molto simile a noi sia fisicamente che caratterialmente (subdolo, egoista e senza scrupoli come molta gente nella società di oggi); nella religione orientale invece c'è più una mistificazione del maligno che si manifesta con presenze puramente spirituali e per un certo verso discostanti dal semplice vivere di ogni giorno.

Un paese che ultimamente ha dato un notevole contributo al cinema horror è il cinema “Horror Spagnolo” che ha in Guillermo Del Toro il suo più rispettabile e importante rappresentante.

La pellicola che maggiormente rappresenta il regista e il suo modo di fare e far comprendere il suo cinema è sicuramente “Il labirinto del Fauno” (2006) che raccoglie nella sua struttura narrativa tutti gli elementi cari a Del Toro come i bambini che si trovano a vivere le proprie sensazioni e sentimenti tra la realtà e la fantasia e la connotazione storica che fa da cornice allo svolgimento dei fatti.

Spesso i fanciulli di Del Toro sono delusi dalla triste realtà che sta contornando la loro infanzia (o la mancanza affettiva, o la mancanza fisica dei genitori) e quindi come la luce in un tunnel buio, vedono l'oltrepassare del varco della realtà, per sfociare in un mondo fantastico, l'unico modo per rendere meno aspra la loro esistenza.

Quindi si creano un mondo parallelo su un altro piano della loro mente dove poter sognare e vivere spensierati in modo incontaminato dai problemi che li investono come un treno ad alta velocità nella vita reale; però la fuga dal mondo degli adulti presenta un rovescio della medaglia che è rappresentato da una dimensione, si senza problemi, però ignota e inesplorata in cui anche la fantasia più colorita può tramutarsi, in un attimo, nell'incubo più terrificante e aberrante che si possa immaginare.

Il genere horror per le tematiche trattate e mostrate è stato sempre al centro di dibattiti e critiche accese soprattutto dalle orde di genitori che cercano di salvaguardare l'incolumità psicologica dei propri figli; negli ultimi anni però tra le file della critica si sono “arruolate” le donne, accusando la maggior parte delle pellicole di essere quasi totalmente di stampo maschile a discapito della figura femminile che in questi ultimi tempi si è dimostrata di essere allo stesso livello degli uomini e in alcuni frangenti anche superiore.

 

 

 

 

 

 

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