Il genere horror è una tipologia di film che ha lo
scopo di suscitare negli spettatori un mix di varie sensazioni come la
paura, l'angoscia e il terrore.
Ognuno di noi, anche il meno coraggioso, avrà
sicuramente visto alcuni spezzoni di queste pellicole; molto spesso ciò
che spinge a guardare un film horror è la curiosità sprigionata da una
trama o un trailer accattivante.
Per i più paurosi la mano davanti agli occhi è una
classica postura per vedere una pellicola horror.
Nel corso degli anni questo genere di film ha subito
notevolmente il progresso tecnologico dei vari mezzi di realizzazione
delle pellicole; basti pensare alle diverse tecniche per raffigurare
scene che richiedono ettolitri di finto sangue che con i mezzi odierni
sono diventate processi semplicistici.
I vecchi mostri classici come Dracula, l'Uomo Lupo e
Frankeinstein rimangono caratterialmente gli stessi ma con l'evolversi
degli anni e del cinema acquistano nuova linfa vitale e nuovi look;
basti pensare al Dracula di Bela Lugosi del 1931 e a quello di Gary
Oldman del 1992, per vedere come quest'ultimo si sia evoluto in modo
raffinato ed elegante avvicinandosi, in apparenza, più ad un estetismo
umano che mostruoso.
Questo genere è sorto quasi in simbiosi con il cinema
stesso come testimoniano i primi filmati di avvenimenti che tracimano
dalla realtà “raccontati” da Georges Méliès nei suoi lavori risalenti
agli ultimi decenni dell'Ottocento.
Il primo film del genere horror si pensi sia “Le
manoir du diable” del 1896 dello stesso Georges Méliès; più che un film
è un cortometraggio in bianco e nero della durata di circa due minuti
che presenta al pubblico un cavaliere che mette in fuga Mefisto
mostrandogli una croce.
Le scene mute, animate solo da una simpatica
pantomima, avevano la funzione più di divertire il pubblico che di
incutere timore; la suddetta pellicola, che diede l'incipit all'horror,
fu proiettata per la prima volta a Parigi durante il Natale del 1896 e
precisamente al Teatro Robert Houdin (numero 8 del boulevard des
italiens).
Il cortometraggio in altri paesi è conosciuto con nomi
diversi : “Manor of the Devil”, “The haunted castle”, “The manor of the
Devil” e “The Devil's manor”; il cinema di Georges Méliès fu molto
prolifico e nel 1898 portò alla realizzazione di “La caverne maudite” in
cui una giovane ragazza casualmente giunge in una grotta infestata da
fantasmi di persone decedute in maniera non molto chiara.
Quasimodo, il famoso gobbo di Notre Dame de Paris, è
stato il primo mostro protagonista di un lungometraggio; infatti intorno
ai primi anni del XX secolo furono realizzate pellicole significative
per il genere horror incentrate su questo personaggio : “Esmeralda” di
Alice Guy” (1906), “The Hunchback” di Van Dyke Brooke (1909), “The Love
of a Hunchback” (1910) e “Notre-Dame de Paris” (1911).
Un notevole contributo al cinema horror fu dato dai
registi della Germania intorno agli anni dieci e venti che sfornarono
piccoli capolavori che ancora oggi influenzano le produzioni
hollywoodiane; un esempio concreto è “Il Golem” la pellicola del 1915 di
Paul Wegener.
Nel 1922 fu realizzato uno dei film horror più famosi
di tutti i tempi: “Nosferatu il vampiro” (con Max Schreck) di Friedrich
Wilhelm Murnau che prese spunto, in maniera non legale, dal Dracula di
Bram Stoker.
Insieme ai film del genere horror che sono entrati di
diritto nell'olimpo del cinema ci sono di conseguenza anche attori
divenuti leggenda per aver interpretato ruoli particolari.
Uno di questi attori è sicuramente Lon Chaney che
recitò in “The Monster” del 1925 e nel “Il gobbo di Notre Dame” del
1923; il personaggio più memorabile che interpretò fu “Il fantasma
dell'opera” del 1925.
La casa di produzione dell'Universal Pictures
contribuì a rendere il cinema horror molto popolare intorno agli anni
trenta con le pellicole incentrate sui mostri classici del cinema :
“Dracula” con Bela Lugosi (1931), “Frankenstein” con Boris Karloff
(1931), “La mummia” con Boris Karloff (1932) e “L'uomo invisibile” con
Claude Rains (1933).
A Lon Chaney si affiancarono una nuova categoria di
attori come Bela Lugosi e Boris Karloff che crearono la propria carriera
cinematografica sul genere horror.
Altri film horror che meritano di essere citati sono
“Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Ruoben Mamoulian del 1931 con Fredrich
March e “La maschera di cera” di Michael Curtiz del 1933 con Lionel
Atwill.
La Universal nel 1941 produsse “L'uomo lupo” che portò
al successo questa figura animalesca del male e durante gli anni
quaranta portò avanti le saghe dei film sui mostri più famosi del
cinema.
Il produttore cinematografico Val Lewton realizzò per
la casa RKO un'insieme di film che ebbero un notevole impatto sui fan
del genere horror.
Tra i vari titoli citiamo “Il bacio della pantera”
(1942), “L'uomo leopardo” (1943), “Ho camminato con uno zombie” (1943)
che a avevano in comune il regista Jacques Tourneur.
Come accennato precedentemente, lo sviluppo dei mezzi
tecnologici influirono sullo stile di realizzazione delle pellicole
horror che passarono da una conformazione gotica ad una linea molto più
fantascientifica.
Il filone fantascientifico si fuse e si integrò con
quello horror generando film di secondo piano che vedevano gli umani
combattere per la sopravvivenza contro insetti giganti, alieni, piante
carnivore o mutanti.
Per incrementare l'interesse e soprattutto la paura
negli spettatori furono elaborate nuove tecniche come il 3-D (ritornato
in voga ultimamente e ovviamente perfezionato); anche in questo periodo
l'azienda dell'horror produsse dei piccoli gioiellini come “La cosa da
una altro mondo” di Christian Nyby (anche se molti associano la regia a
Howard Hawks) del 1951 e “L'invasione degli Ultracorpi” di Don Siegel
del 1956.
Tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni
sessanta nacquero le prime case di produzione che realizzavano
unicamente film horror; una delle più importanti fu la “Hammer Film
Productions” che produsse moltissimi film come “La maschera di
Frankenstein” (1957), “Dracula il vampiro” (1958) e “La mummia” (1959)
tutti quanti diretti dal regista britannico Terence Fischer e
interpretati dai bravissimi Peter Cushing e Christopher Lee;
quest'ultimo entrò di diritto nell'Olimpo degli interpreti horror più
amati dal pubblico.
La collaborazione tra Fischer e la Hammer Film
Productions ebbe un notevole impatto sul genere horror e la casa di
produzione e il regista possono essere considerati gli antesignani
dell'odierna industria dell'horror.
Le opere letterarie di Edgar Allan Poe, uno dei
maestri dei racconti del brivido, furono rappresentate in carne ed ossa
mediante una serie di film realizzati dall' American International
Pictures (AIP); tali pellicole furono interpretate da Vincent Price e
prodotte da Roger Corman.
Tutte queste pellicole prepararono il campo a film con
una maggiore farcitura di crudeltà e iniquità messa ben in vista non
soltanto in campo horror ma in quasi tutti i vari generi
cinematografici.
Dagli anni cinquanta in poi il filone horror cambia
orientazione per quanto concerne le tematiche su cui si basano i nuovi
film del genere; ora i mali e le paure della società si rispecchiano e
si riflettono nelle nuove produzioni horror.
I mostri classici come Dracula, l'Uomo Lupo o
Fankeinstein non incarnano più il solo desiderio di provocare terrore e
atterrimento negli spettatori con personaggi fantasiosi ma vengono
soppiantati da figure più vicine alla realtà come lo scienziato pazzo
che raffigura l'inesorabile avanzare del progresso scientifico che
potrebbe portare all'inevitabile follia del genere umano.
Anche i nuovi protagonisti degli horror, quali gli
alieni, rappresentano il nuovo cambio di tendenza dovuto alle
innovazioni tecnologiche dell'evoluzione umana; quest'ultimi
sostituiscono gli abitanti di molte favole fantasy come elfi e fate
ormai ritenuti fuori moda.
Alcune figure emblematiche degli horror sono
utilizzati per trasmettere messaggi di fondo inerenti a ciò che accade
nella società moderna; basti pensare alla pellicola “L'invasione degli
Ultracorpi” in cui si allerta lo spettatore sulla minaccia “rossa”.
Gli anni sessanta furono segnati dalla tematica
psicologica che spinse i registi a realizzare capolavori del genere
thriller come “Psycho” (1960) di Alfred Hitchcock, con uno strepitoso
Anthony Perkins, “L'occhio che uccide” (1960) di Michael Powell con Carl
Bohem e “Che fine ha fatto Baby Jane” (1962) di Robert Aldrich con Bette
Davis e Joan Crawford.
E' da quest'epoca che il genere horror punta i propri
riflettori su i “mostri” creati dalla psiche umana e non dalle forze
sovrannaturali o dalla scienza; uno dei capostipiti di questi nuovi
adepti del male è certamente rappresentato da Norman Bates ( Anthony
Perkins) nell'indimenticabile Psycho; indelebile nella mente di coloro
che hanno visto il film, la scena dell'accoltellamento sotto la doccia
del Bates Motel.
Successivamente gli horror psicologici vengono posti
in secondo piano e solo nel 1991, con il “Silenzio degli innocenti” (con
Anthony Hopkins e Jodie Foster), sia ha una rivalsa di queste tipologie
di film.
Comunque mostri e presenze non perdono il loro smalto
come dimostrano pellicole come “Suspense” (1961) e “The Haunting” (1963)
che assunsero il ruolo di horror psicologici fusi con elementi
sovrannaturali.
A volte gli horror psicologici si accompagnano con la
ribellione della natura e in particolar modo del mondo animale; ne è il
capostipite “Gli uccelli” (1963) di Alfred Hitchcock.
Il genere horror si suddivise in altri diversi
sottogeneri o derivati di esso; un esempio sono i generi splatter (o
gore) in cui vi è un' accentuato realismo nella rappresentazione delle
scene incentrate su schizzi di sangue e a volte fuoriuscite di
interiora.
Queste pellicole in genere sono realizzate con effetti
rudi e poveri, a volte utilizzando organi interni di animali, con
conseguente budget ridotto; primi esempi di questa nuova tendenza horror
furono “Blood Feast” (1963) (conosciuto come il primo film gore) e “Two
Thousand Maniacs!” (1964) diretti ambedue da Herschell G. Lewis che non
risparmiò numerosi schizzi di sangue.
Durante gli anni sessanta fu realizzata una delle
pietre miliari del cinema horror : “L'alba dei morti viventi” di George
A. Romero del 1968; non solo dagli estimatori dell'horror il film fu
riconosciuto un ottimo prodotto per l'industria del cinema horror ma
anche i vari critici cinematografici riconobbero la validità della
pellicola a tal punto da inserirla nel National Film Registry.
Queste ultime pellicole segnarono sempre più un
distacco dal vecchio stile gotico di fare film horror e segnò il netto
legame nei confronti di narrazioni che sfociavano nella quotidianità.
La richiesta sempre più crescente del mercato nei
confronti del genere horror portò ad un sostanziale incremento della
produzione con molti film realizzati con bassi budget; alcuni di essi
presentavano anche tematiche sessuali e furono ribattezzati “A-movie”
anche se avevano tutte le caratteristiche di film di serie B e alcuni
furono diretti da illustri registi.
Alla fine degli anni sessanta ci fu uno straordinario
interesse da parte del pubblico per l'occulto e nel 1968 il regista
Roman Polanski realizzò una pellicola che raffigurava in modo perfetto
la risposta alle esigenze esoteriche del pubblico dell'epoca; il titolo
del film era “Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York”.
Il lavoro di Polanski fu premiato dal pubblico e
soprattutto dalla critica con numerosi riconoscimenti; sull'onda di
questa pellicola ne seguirono altre di enorme successo come
“L'esorcista” (1973) di William Friedkin la cui sceneggiatura e il
romanzo furono ideati da William Peter Blatty.
Il film di Friedkin sconvolse molto il pubblico in
sala a tal punto che la visione della pellicola causò molti malesseri ad
alcuni spettatori, specialmente i più sensibili; questo horror fu il
primo che trattò il tema della possessione demoniaca, soprattutto da
parte di una bambina.
Altro tema che interessò le orde di fan del genere
horror fu la possessione anche vista sotto forma di reincarnazione;
esempi concreti furono i film come “ Audrey Rose” (1977) di Robert Wise,
in cui un padre afferma che una persona deceduta si sia reincarnata nel
corpo della figlia
Altra famosa saga, costituita da quattro pellicole, è
“Omen” del 1976 in cui due genitori scoprono che il proprio figlio
Damien è la reincarnazione dell'Anticristo; ci furono altri due film
della serie (“La maledizione di Damien” del 1978, “Conflitto finale” del
1981), “Omen IV – Presagio infernale” del 1991 che non è legato alla
saga e un remake del primo film con Julia Stiles del 2006 dal titolo
“Omen – Il presagio” che uscì nelle sale il 6/6/06 appositamente per
omaggiare il numero esoterico del diavolo ai fini della pubblicità della
pellicola.
La storia ci insegna che gli anni sessanta furono
ricchi di avvenimenti che portarono a radicali cambiamenti e il cinema
horror non fu immune a questa influenza; ne sono un esempio “L'ultima
casa a sinistra” (1972) di Wes Craven che ha avuto anche un remake nel
2009 e “Non aprite quella porta” (1974) di Tobe Hooper.
Quest'ultima pellicola ha avuto altri tre seguiti
:“Non aprite quella porta - Parte II” (The Texas Chainsaw Massacre II
del 1986) di Tobe Hooper, “Non aprite quella porta 3” (Leatherface: The
Texas Chainsaw Massacre III, 1990) di Jeff Burr, “Non aprite quella
porta 4” (The Return of the Texas Chainsaw Massacre, 1994) di Kim Henkel
e un remake dal titolo, “Non aprite quella porta” (The Texas Chainsaw
Massacre, 2003) di Marcus Nispel e un prequel “Non aprite quella porta -
L'Inizio” (The Texas Chainsaw Massacre - The Beginning, 2006) di
Jonathan Liebesman.
Il personaggio psicopatico principale, Leatherface
(faccia di cuio), si ispira ai fatti di cronaca che videro protagonista
il serial killer Ed Gain (ribattezzato il macellaio di Pleinfield)
realmente esistito e il quale compiva i propri efferati omicidi con
indosso una maschera fatta di pelle umana ricavata dalle sue vittime;
Leatherface divenne famoso per la sua macabra ma particolare maschera e
per la sua arma da macellaio ovvero un'enorme motosega (da qui il
termine “chainsaw” cioè motosega del titolo originale).
L'avanzare della nuova società consumistica fu
analizzata nel 1978 da George Romero nel suo “Zombi” (sequel dell' “Alba
dei morti viventi”).
I timori causati dalla società e dallo sviluppo
tecnologico furono rappresentati dal regista canadese David Cronenberg
con il suo scienziato pazzo nella pellicola “Il demone sotto la pelle”
del 1975.
Gli anni settanta furono segnati dalla nascita del
maestro del brivido sia letterario che cinematografico che risponde al
nome di Stephen King.
Alcune sue opere di maggior successo sono state
tramutate in altrettante pellicole famose; Brian De Palma nel 1976
rappresentò sul grande schermo “Carrie” che rischiò di essere candidato
all'Oscar.
Sempre nel 1978 nacque uno dei serial killer immortali
degli ultimi anni, Michael Myers, protagonista della saga di Halloween;
egli fu il primo super-persecutore degli adolescenti nei film horror.
Da qui sorse il così detto genere slasher
caratterizzato da un manico mascherato che tenta di uccidere un gruppo
di giovani con un'arma affilata come un coltello (da qui il verbo “to
slash” ferire con un'arma tagliente).
Halloween fu una pellicola molto innovativa sia per il
nuovo stile slasher introdotto sia per la scelta del protagonista che
questa volta non è un “lui”, ma una “lei” (la bravissima Jamie Lee
Curtis che nel film interpreta Laurie Strode sorella di Michael).
Sono stati realizza fino ad ora dieci film incentrati
sul serial killer sovrumano : “Halloween, la notte delle streghe”
(Halloween) (1978), di John Carpenter, “Halloween II: il signore della
morte” (Halloween II) (1981), di Rick Rosenthal, “Halloween III: il
signore della notte” (Halloween III - Season of the witch) (1982), di
Tommy Lee Wallace, “Halloween IV: il ritorno di Michael Myers”
(Halloween 4 - The return of Michael Myers) (1988) di Dwight H. Little,
“Halloween V: la vendetta di Michael Myers” (Halloween 5 - The revenge
of Michael Myers (1989) di D. Othenin-Girard,
“
Halloween VI: la maledizione
di Michael Myers” (Halloween 6 - The curse of Michael Myers) (1995) di
Joe Chappelle, “Halloween H20 - Venti anni dopo” (Halloween twenty years
later) (1998) di Steve Miner, “Halloween - La resurrezione” (Halloween -
Resurrection) (2002) di Rick Rosenthal.
In omaggio a Michael Myers sono stati realizzati due
remake per il “reboot” (rilancio) della saga : “Halloween - The
Beginning” (2008) e “Halloween II” (2009) entrambi di Rob Zombie; nel
2010 è prevista l'uscita di “Halloween 3D”.
Alla fine degli anni settanta il film “Alien” (1979)
rivestì il ruolo di pellicola di raccordo tra due generi cinematografici
quali la fantascienza e l'horror mostrando contemporaneamente mostri
tipici dello spazio e sangue.
Come per Halloween anche Alien basò tutti gli episodi
della saga sulle vicenda di una eroina che rispondeva la nome di Ellen
Ripley (interpretata dall'autoritaria Sigourney Weaver) anche se in
questa saga horror-fantascientifica il ruolo di Ripley è molto più
essenziale di Laurie Strode (Jamie Lee Curtis).
L'horror di marca europea che esplose in questo
periodo vide come maggiore promotore il cinema horror italiano che
grazie a registi come Dario Argento, Lucio Fulci, Pupi Avati e Mario
Bava seppe ritagliarsi un suo spazio molto importante all'interno del
mercato cinematografico.
Un notevole contributo in terra europea fu prodotto
anche dalla terra iberica con registi come Jesus Franco, Paul Naschy
(nome d'arte di Jacinto Molina) e Amando de Ossorio.
Le figure che animavano queste pellicole erano di
caratura classica come zombie, killer, vampiri e lupi mannari ma si
differenziavano dalle produzioni statunitensi per un proprio
caratteristico marchio stilistico.
Ad esempio un elemento che distingueva un horror
italiano da uno americano era la colonna sonora o precisamente un
motivetto caratteristico pari ad una cantilena che di solito balzava
fuori all'improvviso durante un' omicidio che il killer stava per
compiere; basti pensare alla colonna sonora famosissima dei Goblin
realizzata per il thriller- horror “Profondo rosso” (1975) di Dario
Argento.
L'operato della Hammer e del cinema europeo, come
un'eco si propagò fino in Oriente incitando i produttori di Hong Kong a
investire in pellicole di genere horror consentendo così la nascita di
film come “La leggenda dei sette vampiri d'oro” (1973) che prese forma
grazie alla collaborazione dell'asiatica casa di produzione Shaw Scope e
della britannica Hammer; in seguito la Shaw Scope produsse in modo
indipendente i propri lavori utilizzando attori asiatici.
Si ebbe il boom del genere horror in oriente negli
anni ottanta con il film “Close Encounters of the Spooky Kind” (1981) di
Sammo Hung che iniziò e generò una nuova concezione di mescolare più
generi all'interno di un film, la “commedia horror kung fu”.
Altri film di questo filone che ebbero un discreto
successo furono “Mr. Vampire” (1985) di Ricky Lau con Ching-Ying Lam,
Siu-hou Chin e “Storia di fantasmi cinesi” (1987) di Ching Siu-Tung con
Leslie Cheung, Joey Wong, Wu Ma, Lam Wai.
La produzioni horror che presero vita dagli anni
settanta agli anni ottanta rappresentarono dei veri e propri canoni da
cui prendere spunto per le pellicole horror future; ancora oggi sono
prese come punto di partenza e di svolgimento per la realizzazione dei
film.
Un nuovo elemento che viene introdotto, rivoluzionando
ciò che era stata una costante fino ad ora, è la natura della nemesi dei
film horror; mostri, mutanti o creature fantastiche della notte vengono
sostituite da persone normali, esseri umani che per qualche motivo in
preda alla follia o al desiderio di vendetta si tramutano in killer
seriali.
Il cambiamento del cattivo di turno e quindi della
fonte del male, induce lo spettatore ad orientare le proprie paure non
più su ciò che è sconosciuto o non spiegabile razionalmente ma su ciò
che in superficie si conosce ma nel quale non possiamo riporre la nostra
fiducia poihé da un momento all'altro potrebbe mostrarsi con
sfaccettature caratteriali per noi inimmaginabili.
Il periodo degli anni ottanta fu pregno di pellicole
passate alla storia e considerate ancora oggi dei cult; basti pensare a
titoli come “ Poltergeist - Demoniache presenze” (1982) diretto da Tobe
Hooper (a cui seguirono “Poltergeist II - L'altra dimensione” (1986) di
Brian Gibson, “Poltergeist III” (1988) di Gary Sherman e una serie tv
dal titolo “Poltergeist”), tutti gli “Halloween”, “Venerdì 13” (1980) di
Sean S.
Cunningham (a cui seguirono “Venerdì 13:
l'assassino ti siede accanto” (Friday the 13th Part 2, 1981) di Steve
Miner, “Venerdì 13: weekend di terrore” (Friday the 13th Part III, 1982)
di Steve Miner, “Venerdì 13: capitolo finale” (Friday the 13th: The
Final Chapter, 1984) di Joseph Zito, “Venerdì 13: il terrore continua”
(Friday the 13th: A New Beginning, 1985) di Danny Steinmann, “Venerdì
13: Jason vive” (Friday the 13th Part VI: Jason Lives, 1986) di Tom
McLoughlin, “Venerdì 13: il sangue scorre di nuovo” (Friday the 13th
Part VII: The New Blood, 1988) di John Carl Buechler, ”Venerdì 13:
incubo a Manhattan” (Friday the 13th Part VIII: Jason Takes Manhattan,
1989) di Rob Hedden, ”Jason va all'inferno” (Jason Goes to Hell: The
Final Friday, 1993) di Adam Marcus, “Jason X” (Jason X, 2001) di James
Isaac) e lo splatter movie “Nightamre” (1984) di Wes Craven (a cui
seguirono “Nightmare II: La rivincita” (A Nightmare on Elm Street Part
2: Freddy's Revenge) (1985) di Jack Sholder, “Nightmare III: I guerrieri
del sogno” (A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors) (1987) di Chuck
Russell, “Nightmare IV: Il non risveglio” (A Nightmare on Elm Street 4:
The Dream Master) (1988) di Renny Harlin, “Nightmare V: Il mito” (A
Nightmare on Elm Street: The Dream Child) (1989) di Stephen Hopkins,
“Nightmare VI: La fine” (Freddy's Dead: The Final Nightmare) (1991) di
Rachel Talalay, “Nightmare nuovo incubo” (New Nightmare) (1994), di Wes
Craven).
Personaggi come Jason Voorhees (Venerdì 13), Freddy
Krueger (NIghtamre) e Michael Meyers (Halloween) divennero delle vere e
proprie icone dei film del genere horror per gli adolescenti degli anni
ottanta che non dimostravano timore verso queste figure minacciose ma
provavano affetto e ammirazione.
Forse molti giovani si identificavano in questi serial
killer sovrumani e invincibili capaci di qualsiasi azione senza dover
rispettare vincoli o divieti, cosa che al contrario era imposta a molti
giovani degli anni ottanta.
Il non morire per una pallottola o dopo essere stati
fatti addirittura a pezzi rappresentava il non cessare dell'attività
maligna che in altre forme si ripresentava per perseguitare i poveri
ragazzi sventurati di turno; però in contrapposizione alla rinascita del
male c'era sempre la forza del bene, rappresentata dall'eroe o eroina di
turno, che cercava di ostacolare il malvagio per dare vita all'eterna
lotta tra bene e male.
Altre pietre miliari del cinema horror furono “Hellraiser”
(1987) di Clive Barker e “La bambola assassina” (1988) che ottennero
consensi positivi dalla critica; sulla scia di questi incentivi si
decisero di produrre i seguiti di queste saghe: Hellraiser: “Hellraiser
II: Prigionieri dell'inferno” (Hellbound: Hellraiser II) (1989) di Tony
Randel, “Hellraiser 3: Inferno sulla città” (Hellraiser III Hell On
Earth) (1992) di Anthony Hickox, “Hellraiser 4: La stirpe maledetta” (Hellraiser:
Bloodline) (1996) di Alan Smithee, “Hellraiser 5: Inferno” (Hellraiser:
Inferno) (2000) di Scott Derrickson (in questa pellicola per la seconda
volta Doug Bradley e Craig Sheffer come nel film “Cabal” del 1990
recitano nello stesso film), “Hellraiser 6: Hellseeker” (Hellraiser:
Hellseeker ) (2002) di Rick Bota (qui ritroviamo Ashley Laurence, eroina
del primo episodio) in un ruolo importante), “Hellraiser: Deader” (aka "Hellraiser
VII: Deader") (2005) di Rick Bota (si svolge in Europa Orientale), “Hellraiser:
Hellworld” (conosciuto come "Hellraiser 8" e non ancora distribuito in
Italia) (2005) di Rick Bota (con la guest star della serie “Millenium” e
del film “Alien” Lance Henriksen).
Il 4° film della serie deve la sua realizzazione a
Doug Bradley, che impersonava Pinhead, il quale aveva intenzione di far
continuare la saga dei supplizianti, garantendo l'uscita periodica di
ogni singolo episodio ; inoltre presentò tutte le anteprime nei festival
più rinomati con proprie performance dal vivo come testimonia la XVI°
edizione del Fantafestival del 23 giugno 1996 svoltasi alle ore 20,30 al
Multisala Savoy di Roma.
Un film che lasciò il segno nel panorama horror fu “Shining”di
Stanley Kubrick (1980) tratto da un romanzo di Stephen King; la
pellicola rimane una delle più grandi interpretazioni di Jack Nicholson
nel ruolo dello psicopatico Jack Torrence.
Con l'avvento dell'home video (i film noleggiati e
visibili comodamente a casa) il mercato cinematografico delle sale subì
un forte colpo economico come accadde per “La cosa” (1982) di John
Carpenter che racimolò degli incassi poco soddisfacenti.
Gli anni ottanta sono caratterizzati anche da una
venatura comica affiancata ad alcune scene splatter come in “Motel Hell”
(1980) e “Basket Case” (1982), “Re-Animator” (1985) di Stuart Gordon,
“Il ritorno dei morti viventi” (1985) di Dan O'Bannon e “Il vendicatore
tossico” (1985) di Lloyd Kaufman.
Nel 1981 fu prodotto uno degli horror più riusciti
nella storia, “La casa” (Evil Dead, 1981) con Bruce Campbell al quale
seguirono “La casa 2” (Evil Dead 2, 1987) e
“L'armata delle tenebre” (Army of Darkness, 1992);
tutte e tre le pellicole furono dirette da Sam Raimi.
Furono realizzati anche dei film di origine italiana
che usarono il termine “casa” nei titoli per riscuotere più risonanza
tra i fan della saga di Raimi : “La casa 3 – Ghosthouse” di Umberto
Lenzi (1988), “La casa 4 - Witchcraft” (Witchcraft) di Fabrizio Laurenti
(1988), “La casa 5” di Claudio Fragasso (1990), “La casa di Helen”
(House II: The Second Story conosciuto anche come “La casa 6” di Ethan
Wiley) (1987), “La casa 7 - The Horror Show” di James Isaac (1989).
Nel 1986 David Cronenberg realizzò “La mosca”, con
Jeff Goldblum e Geena Davis, remake del celebre “L'esperimento del
dottor K” del 1958
Non tutti sanno che il pluripremiato regista
neozelandese Peter Jackson prima di meravigliarci con la trilogia del
“Signore degli anelli” si cimentò in ottime pellicole horror-splatter:
il suo maggior successo in questo settore cinematografico rimane “Fuori
di testa” (Bad Taste, 1987) nonostante i pochissimi finanziamenti per
produrre il film.
Ovviamente le tematiche e le scene splatter affrontate
in questi film furono causa di dibattiti accesi come nel Regno Unito
dove la più grande paura era quella che le videocassette dell'home video
arrivassero alla portata dei bambini.
Alcune pellicole furono censurate e alcune addirittura
eliminate dal mercato della vendita come nel caso di “Silent Night,
Deadly Night” del 1984 che non ebbe molta presa nelle sale
cinematografiche; il film era incentrato sulle gesta di un folle e
sanguinario Babbo Natale.
Durante gli anni ottanta, grazie anche
all'accessibilità da parte di tutti tramite l'home video al mondo
dell'horror, si diffusero i vari sottogeneri come lo splatter o gli
slasher movie e il cinema horror divenne un enorme laboratorio dove
poter sperimentare la realizzazione di pellicole incentrate sulle trame
più varie e folli; si andava da folletti assassini, a mutanti
psicopatici fino a bambole killer.
Qualsiasi tematica poteva destare interesse o
accattivare morbosamente il pubblico, veniva utilizzata nelle forme più
impensabili; molto spesso idee azzardate venivano inglobate in film a
basso costo che molto spesso risultavano veri e propri trash-cult.
Alcune pellicole degli anni novanta non esprimevano
solo la voglia di mostrare spargimenti di sangue o assassini senza un
senso; per esempio “Candyman-Terrore dietro lo specchio” (1992) di
Bernard Rose unì l'horror alla denuncia sociale che in questo caso cercò
di mostrare l'ingiustizia trasmessa dall'intolleranza razziale.
Nel 1996 fu prodotto un' ottimo thriller-horror come “Scream”
di Wes Craven che ebbe due sequel nel 1997 con “Scream 2” e nel 2000 con
“Scream 3” sempre diretti dallo stesso Craven incentrati su ragazzi
appassionati di film horror e quindi ricchi di citazioni e richiami ai
mostri sacri delle saghe horror come ad esempio Michael Myers.
“Cube-Il cubo” del 1997 fu un' esperimento
riuscitissimo da parte del regista Vincenzo Natali di condensare più
paure tutte in un film, tra cui anche quella per la burocrazia; in
questa pellicola si affrontarono tematiche mai esplorate fino ad ora in
un horror.
Negli anni novanta il genere horror perse un po' del
suo smalto a causa del successo riscontrato dal sottogenere splatter o
gore e dalle nuove tecniche di regia, produzione ed effetti speciali che
furono utilizzati per arricchire e rendere più scenico e interessante il
genere fantascientifico.
Nella seconda metà degli anni novanta l'horror per
rilanciarsi incominciò a non prendersi più sul serio fino a divenire
autoironico come accadde per “ Splatters - Gli schizzacervelli (1992) di
Peter Jackson” in cui le risa erano provocate da scene splatter studiate
unicamente per far ridere.
Il “ Dracula di Bram Stoker” (1992) di Francis Ford
Coppola unificò attori del nuovo ciclo e della vecchia generazione,
incentrandosi più sugli elementi horror e sulla trama romanzesca dello
stesso Stoker.
Anche la saga precedentemente menzionata di “Scream”
alternava momenti di suspense a sequenze comiche per alleggerire
l'atmosfera della pellicola.
Alla fine degli anni novanta e precisamente nel 1999
fu realizzata una pellicola molto innovativa come “The Blair Witch
Project”, girata totalmente non con una ripresa normale ma con l'ausilio
di una videocamera a mano che rese più reale l'effetto di
immedesimazione dello spettatore con i protagonisti del film.
Anche la pubblicità promozionale fu un'innovazione;
infatti la pellicola è stata spacciata come il vero filmato rinvenuto
dalla polizia nel bosco del Maryland che testimoniava ciò che era
accaduto ai tre ragazzi protagonisti del film prima di scomparire nel
nulla.
In alcuni lavori il sangue cedeva il passo a trame
dettate e delineate dalla psicologia come in “Ringu” (1998) di Hideo
Nakata e il “Il sesto senso” (1999) di M. Night Shyamalan con Bruce
Willis e Haley Joel Osment.
Ora il male non è più impersonificato da un singola
persona ma da un'intera città o congrega come accade in “Hostel”(2005)
di Eli Roth o in “Silent Hill” (2006) di Christophe Gans; un altra
sfaccettatura del cattivo di turno è quella dell'angelo purificatore che
redime e giustizia coloro che vengono reputati ingrati per ciò che hanno
avuto dalla vita.
Questa è l'analisi strutturale di film come “Saw
l'enigmista” che hanno rilanciato il genere horror e consolidato il
genere “torture porn” già iniziato con Hostel; i torture porn sono
pellicole in cui abbondano nudità, torture e mutilazioni.
“Saw l'enigmista” è un film del 2004 di James Wyan che
scioccò ed entusiasmò critici e pubblico a tal punto da ingegnare
sceneggiatori e produttori per realizzarne un capitolo a cadenza annuale
: “Saw II - La soluzione dell'enigma” (2005) di Darren Lynn Bausman, “Saw
III - L'enigma senza fine (2006) di Darren Lynn Bausman, “Saw IV - Il
gioco continua” (2007) di Darren Lynn Bausman, “Saw V - Non crederai ai
tuoi occhi” (2008) di David Hacki, “Saw VI” (2010 ancora inedito in
Italia).
Il film visto in una chiave di perdono e possibilità
concesse fa apparire “l'enigmista” come il buono e forse fa riflettere
sul fatto che in una società malata di consumismo e apparenza il
risolvere le situazioni in modo estremo, ma concedendo sempre
un'alternativa di salvezza anche se dolorosa, sia il metodo più giusto
dando adito al detto “il fine giustifica i mezzi” (anche se in mezzi n
questione risultano ortodossi e sanguinolenti).
Con l'andare avanti dei capitoli della saga la trama
sta pian piano scemando l'interesse dei fan mentre a tenere ancora salda
la loro voglia di riversarsi nei cinema, per vedere l'evolversi della
vicenda di Jigsaw, sono i metodi e le trappole mortali ideate dal sadico
enigmista.
Le tematiche degli anni novanta tendono a
colpevolizzare la società che come una mamma genera e protegge il male
che si insinua ne i vari serial killer protagonisti delle pellicole
horror; si perché a volte è la stessa società che protegge dalla legge i
veri responsabili di efferati delitti o azioni aberranti.
Sulla scia di “Ringu” altri horror made Japan (i
j-horror) si affacciarono sul panorama cinematografico mondiale con
buoni risultati come “Ju-on” (2000) di Takashi Shimizu e “Kairo” (2001)
di Kiyoshi Kurosawa.; anche l'animazione giapponese diede il suo
contributo al filone horror.
Per rilanciare l'horror si attinge sul fondo
ripescando personaggi classici delle saghe realizzando cross over come “Freddy
vs. Jason” (2003) di Ronny Yu o rinnovando esteticamente vecchi
personaggi come “Van Helsing (2004) di Stephen Sommers o realizzando
prequel come “L'esorcista - La genesi” (2004) di Renny Harlin o sequel
come quelli già menzionati della “Bambola assassina” e di “Halloween”.
Molto utilizzati furono anche i remake di famosi film
come “The Ring” (2002) di Gore Verbinski (rmake di “Ringu”), “L'alba dei
morti viventi” (2004) di Zack Snyder (remake dello “Zombi” di George
Romero) e “Amityville Horror” (2005) di Andrew Douglas (remake
dell'omonimo film).
Molti film sono stati ispirati da famosi videogiochi
come nel caso di “Resident Evil” (2002) di Paul W. S. Anderson (a cui
seguirono “Resident Evil: Apocalypse” (2004) di Alxander Witt, “Resident
Evil: Extinction” (2007) di Russel Mulcahy e “Resident Evil:
Degeneration” (2008) realizzato con la computer grafica e sviluppato
parallelamente alle vicende dei tre Resident Evil precedenti) e “Silent
Hill” (2006).
“Cabin Fever” (2002) di Eli Roth, “Wrong Turn” (2003)
di Rob Schmidt, “La casa dei mille corpi” (2003) di Rob Zombie si
rifecero ai vecchi canoni del passato per terrorizzare.
Nel 2000 fu prodotto “Final destination” di James Wong
che diede via ad un filone di film incentrati su incidenti catastrofici
e sulla morale che alla morte non si può sfuggire; come in “Saw” anche
qui c'è la curiosità morbosa di vedere come la vittima designata di
turno verrà giustiziata dalla nera signora con la falce.
Questo film ha avuto altri seguiti : “Final
destination 2” (2003) di David Richard Ellis, “Final destination 3”
(2006) di James Wong e “The final destination 3D” (2010) di David R.
Ellis.
Un horror passato un po' in sordina al cinema, datato
2006, è “Slither” di James Gunn; la pellicola non apprezzata nelle sale
ricevette buone critiche dagli esperti del campo.
Molti film per via dei contenuti sono penalizzati dal
divieto di 13 anni come “Al calare delle tenebre” (2003) di Jonathan
Liebesman e “Stay Alive” (2006) di William Brent Bell mentre per altri
il divieto è fissato a 14 come nel caso di “The Ring”, “The Exorcism of
Emily Rose” (2005) di Scott Derrickson e “White Noise - Non ascoltate”
(2005) di Geoffry Sax.
Questi ultimi film sono accomunati dal semplice fatto
di trattare tutti storie di presenze e fantasmi mentre quasi tutti i
film hanno il limite di età fissato a 18 anni se non accompagnati (come
“Saw” e Hostel).
Pellicole come “L'alba dei morti viventi” (2004) di
Zac Snyder, “28 giorni dopo” (2002) di Danny Boyle, “Dog soldiers”
(2002) e “The Descent” (2005) entrambi di Neil Marshall contribuirono a
riportare il cinema britannico tra le produzioni di spicco del mercato
horror mondiale.
Anche il mondo spettacolare e scenico del wrestling si
intrecciò con quello del cinema horror grazie alla compagnia “World
Wrestling Entertainment” che creo la WWE Films, che produsse “Il
collezionista di occhi” (2006) di Gregory Dark , una pellicola horror in
cui la parte del cattivo è interpretata dal wrestler di origine spagnola
Kane.
Molti film horror di provenienza asiatica furono presi
come spunto per la realizzazione id molte pellicole remake.
I primi decenni del 2000 sono caratterizzati da un uso
molto ampio dello stile, precedentemente citato, “torture porn” che con
l'avvento dei nuovi mezzi di comunicazione come il cellulare e internet
(YouTube in testa) si è diffuso a macchia d'olio nel panorama horror;
ora serial killer, mostri e presenze si interfacciano e utilizzano il
web o le reti di comunicazioni telefoniche mobili per insidiare le
tranquille vite dei protagonisti che cercheranno di fermarli durante lo
sviluppo della trama.
Alcuni maniaci seriali utilizzano proprio la rete
mondiale per mostrare le efferatezze di cui sono capaci nei confronti
delle loro povere vittime; in queste descrizioni visive inviate in rete
lo stile torture porn non potrebbe essere più adatto a rappresentare e
suscitare negli spettatori quella sensazione di sofferenza e dolore a
cui sono sottoposti gli ignari protagonisti di queste torture.
La morte è solo lo stadio finale scandito da un
percorso caratterizzato da angoscia e terrore per chi è vittima e
piacere e appagamento per chi è aguzzino; il sottrarre la vita alle
persone nel torture porn non è un aspetto essenziale ma bensì un
condizione di contorno (al contrario dello splatter) poiché ciò che
preme veramente mostrare con questo stile è la pura e semplice paura e
sofferenza che fuoriesce dagli occhi delle povere vittime.
Il torture porn non si nutre soltanto di violenza
fisica, ma anche di sofferenza perpetrata psicologicamente come si può
notare nel remake di “Non aprite quella porta” .
In questo periodo un regista si fa notare rispetto ad
altri : Rob Zombie (all'anagrafe Robert Bartleh Cummings).
Egli ha rivisitato personaggi classici e ne ha
proposti di nuovi presentandoceli sotto una luce più umanizzata
conferendo ai mostri come Michael Meyers un'anima propria tale da
incuriosire lo spettatore ansioso di sapere le motivazioni che hanno
spinto tanta follia omicida.
La causa dell'esplosione ti tanta furia è da ricercare
solitamente nei mali della società che hanno influenzato una mente molto
fragile lasciata in balia di se stessa e priva di una guida vera e
propria; di solito i serial killer delle pellicole horror sono
personaggi cresciuti in realtà troppo crude e insopportabili per dei
poveri bambini che vedono in un padre violento e despota l'unica figura
educativa ritenendo l'orrore che stanno vivendo come la normalità.
Secondo Rob Zombie i mostri delle sue pellicole non
sono i diretti responsabili della malvagità che si aggira per la città
ma sono loro stessi generati da una società che li disprezza e li
emargina e alla quale reclamano la propria sete di giustizia con l'unico
strumento che conoscono : la violenza.
Quindi per il regista Zombie i suoi mostri incarnano
la rivalsa e la rivincita dei diversi che non sono aiutati dalla società
che addirittura li ripudia abbandonandoli a se stessi.
Secondo il regista quindi il bene e il male si fondono
rivelando a tutti la cruda verità: il bene non è più su questa terra.
Dal punto di vista tecnico egli predilige inquadrature
che sfruttano i primi piani per rendere partecipe lo spettatore alla
drammaticità della scena.
Tra i registi più apprezzati e talentuosi degli ultimi
anni troviamo Tim Burton che ha saputo tirar fuori dai suoi personaggi
il gotico e il dark che è racchiuso in ognuno di noi mostrandone
l'essenza e anche il fascino nascosto; ne sono un esempio “Sweeney Todd:
Il diabolico barbiere di Fleet Street” (2007) e “Il mistero di Sleepy
Hollow” (1999).
Le figure che animano questo mondo tetro e misterioso
sono streghe, vampiri, zombie, case infestate, anatemi ancestrali,
animali malefici e posseduti, spettri, lupi mannari, creature magiche e
alieni senza dimenticarci però i personaggi del cinema horror classico
come il Lupo Mannaro, Frankeinstein, Dracula, L'uomo Invisibile e Dr.
Jekyll e Mr. Hyde che appartengono alle pagine di romanzi gotici.
A volte la componente horror si mescola con gli altri
generi come il thriller, la commedia, il dramma, il fantasy e la
fantascienza inducendo lo spettatore e i critici ad una difficile
analisi per poter perfettamente discernere le varie tonalità della
pellicola per conferirle una vera e propria identità.
Molti sono stati i remake, per lo più americani, di
film orientali come i famosi “The ring”, “The grudge”, “The eye” e “Dark
water”.
Tra il cinema occidentale ed orientale c'è una
differenza sostanziale di base che risiede nelle origini del maligno;
mentre l'oriente da libera iniziativa alla fantasia e alla legenda con
storie di fantasmi o maledizioni che si riflettono nel mondo reale
tramite vendette sovrannaturali, il cinema occidentale tende a ricercare
inique figure nella società corrotta e perversa buttando quindi uno
sguardo nella concreta quotidianità.
Questa netta diversificazione può essere compresa
analizzando le differenti religioni dove in quella occidentale domina il
cristianesimo che ha nel Diavolo il proprio nemico che viene
rappresentato e immaginato molto simile a noi sia fisicamente che
caratterialmente (subdolo, egoista e senza scrupoli come molta gente
nella società di oggi); nella religione orientale invece c'è più una
mistificazione del maligno che si manifesta con presenze puramente
spirituali e per un certo verso discostanti dal semplice vivere di ogni
giorno.
Un paese che ultimamente ha dato un notevole
contributo al cinema horror è il cinema “Horror Spagnolo” che ha in
Guillermo Del Toro il suo più rispettabile e importante rappresentante.
La pellicola che maggiormente rappresenta il regista e
il suo modo di fare e far comprendere il suo cinema è sicuramente “Il
labirinto del Fauno” (2006) che raccoglie nella sua struttura narrativa
tutti gli elementi cari a Del Toro come i bambini che si trovano a
vivere le proprie sensazioni e sentimenti tra la realtà e la fantasia e
la connotazione storica che fa da cornice allo svolgimento dei fatti.
Spesso i fanciulli di Del Toro sono delusi dalla
triste realtà che sta contornando la loro infanzia (o la mancanza
affettiva, o la mancanza fisica dei genitori) e quindi come la luce in
un tunnel buio, vedono l'oltrepassare del varco della realtà, per
sfociare in un mondo fantastico, l'unico modo per rendere meno aspra la
loro esistenza.
Quindi si creano un mondo parallelo su un altro piano
della loro mente dove poter sognare e vivere spensierati in modo
incontaminato dai problemi che li investono come un treno ad alta
velocità nella vita reale; però la fuga dal mondo degli adulti presenta
un rovescio della medaglia che è rappresentato da una dimensione, si
senza problemi, però ignota e inesplorata in cui anche la fantasia più
colorita può tramutarsi, in un attimo, nell'incubo più terrificante e
aberrante che si possa immaginare.
Il genere horror per le tematiche trattate e mostrate
è stato sempre al centro di dibattiti e critiche accese soprattutto
dalle orde di genitori che cercano di salvaguardare l'incolumità
psicologica dei propri figli; negli ultimi anni però tra le file della
critica si sono “arruolate” le donne, accusando la maggior parte delle
pellicole di essere quasi totalmente di stampo maschile a discapito
della figura femminile che in questi ultimi tempi si è dimostrata di
essere allo stesso livello degli uomini e in alcuni frangenti anche
superiore.