REGIA
Termine derivato dal
latino “regere” = dirigere, riferito in ambito cinematografico alla
direzione della messinscena e quindi alla competenza tecnica, artistica ed
estetica necessaria a seguire tutte le varie fasi di realizzazione di uno
spettacolo.
I momenti più importanti
che coinvolgono l’attività del regista in rapporto alla sua opera
sono:
-
l’ideazione
dello spettacolo (con la creazione del soggetto e la realizzazione della
sceneggiatura);
-
la gestione
delle scene delle inquadrature e dei tempi (con la direzione degli attori, la supervisione sulla
fotografia, il controllo della qualità del suono, dei costumi e di tutto
ciò che si origini sul set e che costituisca parte del “linguaggio” visivo
dello spettacolo, come ad esempio l’ampiezza delle inquadrature e dei movimenti di
macchina);
-
l’edizione del
prodotto (con l’introduzione della colonna sonora, il
missaggio di voci, rumori, suoni ed eventuali effetti creati ad arte).
Vista l’ampiezza delle sue
funzioni, originariamente il “regista” cinematografico corrispondeva
all’”operatore di ripresa”, ossia colui che materialmente seguiva la
realizzazione del film in tutto il suo quotidiano divenire: non a caso
infatti, il primo nome del regista fu proprio quello di direttore di
scena.
Solo successivamente agli
anni Cinquanta, grazie alla crescente fusione tra il settore teatrale e
quello cinematografico - precedente ad un successivo e nuovo
allontanamento - si sviluppò un dibattito in ambito francese sulla
rivista “Cahiers du cinéma”, che diede vita ad una nuova ed
illustre generazione di registi, per i quali si può applicare senz’altro
il termine nella “moderna” accezione, riferita cioè alla nozione di
“autore”, responsabile e libero di esprimere tramite uno specifico ed
individuale stile l’interezza di una soggettività e sensibilità
inconfondibili e peculiari.
Anche solo a titolo
esemplificativo di come nomi celeberrimi possano essere stati tutti
innovativi e capaci, pur nelle loro differenze - assieme a
moltissimi altri - di dipingere a tratti forti il mondo visto con occhio
ed intelletto umano, espresso tramite un’arte che acquista valore e
rilievo da un punto di vista morale, estetico ed ideologico, vogliamo
citare Orson Welles, come maestro delle differenti forme che il cinema
può assumere attraverso le diverse tecnologie dell'immagine, grazie ai
labirinti, ai rinvii, al gioco di specchi e di scatole cinesi che hanno
reso celebri e tipici i suoi film,
Roberto Rossellini come padre del
Neorealismo, Jean Renoir, con l’esaltazione del suo umanesimo
cinematografico,
Alfred Joseph Hitchcock, maestro del suspence e del
giallo di tensione con stile,
Howard Winchester Hawks, autore di alcune delle
migliori crime-stories,
Nicholas Ray, con le sua forza distintiva
per comunicare temi a lui cari come la disperazione e la mancanza di
valori di una “Gioventù bruciata”,
Spike Lee, con il
suo particolare cinema “nero fatto da un nero”,
Steven Spielberg,
con il suo enorme successo di pubblico grazie a film di puro
intrattenimento e d'evasione, ma realizzati sempre con attenzione e
maestria per far sì che i sogni, a volte infantili, acquistino dignità
artistica in pellicole basate soprattutto sugli effetti speciali e sulle
emozioni date dai sentimenti più semplici ed immediati della natura umana.
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