Cinema: Casting, recitazione, attori e attrici, case di produzione, registi rubrica di CORRERENELVERDEONLINE

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STORIA DEL CINEMA

La storia del cinema è la storia dell’arte, della cultura, dell’ideologia e dell’industria, della tecnica, della produzione e del guadagno economico.

Alcune note personalità lo giudicarono così: "la prima forma di divertimento"(Codice Hays) e "l’arte più importante" (Lenin) una "potenza internazionale" (Pio XI) e "l’arma più forte" (Mussolini). E’ l’evento del secolo, ma sembra essere anche la settima arte.

Nel 1895 la prima sala cinematografica fu costruita dai fratelli Louis e August Lumière al Gran Cafè del Boulevard des capucines a Parigi (28 dicembre 1895), dove mostrarono sotto pagamento l’apparecchio brevettato chiamato cinèmatographe. Scene di vita quotidiana come l’arrivo del treno, gli operai che escono: la riproduzione della realtà. Per i Lumière questo nuovo strumento diviene un modo per fare spettacolo ed un investimento commerciale più che un esperimento ottico, come era stato per coloro che si erano cimentati prima nell’impresa. I Lumière intuirono che l’interesse del pubblico era rivolto soprattutto verso ciò che veniva proiettato e nel suo variare:  ebbero inizialmente  molto successo, ma poi vennero colpiti duramente a causa dell’incendio del Bazar della Charitè, motivo che li costrinse a vendere nel 1900 i diritti dell’invenzione a Charles Pathè. In questo periodo si era venuta a formare una nuova concorrenza di autori che davano vita a nuove pellicole che si sarebbero andate a sostituire alle ormai vecchie pellicole dei Lumière: inoltre anche la tecnologia man mano contribuiva a migliorare e a rendere più piacevole la visione al pubblico. Nei salotti culturali tra i vari argomenti, il cinematografo si stava guadagnando un posto per discutere sulle sue possibilità artistiche.

Il cinema nasce come documentario: vengono ripresi fatti di cronaca, cerimonie, guerre, cataclismi, competizioni sportive.

Georges Mèliès fu il primo a sfruttare le possibilità espressive del cinema, lasciando irrompere la fantasia scenica: un cinema come teatro di sogni, di magie fantascientifiche tipiche di Verne, ricco di trucchi; mentre Leonard Gaumont e Charles Pathè si "prodigavano" a curare soprattutto l’aspetto commerciale.

Il cinema nel 1900 incominciò ad adeguarsi al gusto del pubblico, commedia e tragedia si vedono anche sullo schermo diventando puntate ricche di episodi truci, sentimentali, eroici, goliardici. Il cosiddetto cinema d’appendice fu portato avanti da Louis Feuillande, Mae Linder fu il primo comico a puntate ed Emile Cohl curò il disegno animato.

Nel 1908 fu fondata la Sociète film d’art, che aveva come scopo il trasferimento sullo schermo dei capolavori teatrali; braccio destro di Pathè fu Ferdinand Zecca, che seguiva innanzitutto il gusto del pubblico, e che fu inoltre  sostenitore di un realismo tragico. Riguardo al cinema d’animazione importanti oltre a Mèliès: Emile Reynaud ed Emile Cohl. Emile Cohl si distinse per i suoi cortometraggi ricchi di trovate piene di fantasia, come per esempio l’umanizzazione degli animali.

Prima del trionfo americano in ambito cinematografico, il mercato mondiale era dominato dal cinema francese; il cinema si diffuse poi in tutta Europa ed in America: venne dapprima gestito direttamente dagli inventori, mentre solo successivamente nacque l’industria cinematografica. Il film conquistò le piazze di mezzo mondo, innanzitutto perché l’immagine muta era un linguaggio comprensibile a tutti grazie alla cultura medio/bassa dei personaggi.

Il cinema incominciò pian piano ad avere dimore stabili, si costruirono le prime sale di visione e si innescò l’ingranaggio dell’industria: dalla fabbricazione del materiale alla realizzazione dei  film fino alla visione al pubblico. Affinché le richieste del mercato venissero esaudite si svilupparono vari generi di cinema.

In Italia acquistarono rilievo generi come il melodramma passionale, i serial sentimentali sottoforma di scene maestose ed il film storico, tramite le frequenti  rievocazioni dell’impero romano.

Questo “cinema romantico” perdurò fino all’inizio della prima guerra mondiale; vedremo però che il cinema italiano si spegnerà "ucciso" dalla guerra e dal fascismo.

All’indomani del ventennio sbocciò il "neorealismo",  una corrente artistico-ideologica volta ad informare il pubblico riguardo alle condizioni disastrate del sottoproletariato e proletariato: rappresentò quindi  una ventata di libertà dopo le costrizioni del periodo fascista, pur non rappresentando una tecnica particolare, né un solo linguaggio o stile dai contenuti rigidi e scelti. Ogni regista dava al pubblico la propria visione della realtà e dei problemi che sembrava avere, mettendosi dalla parte del popolo (alcune opere di questo periodo: la cosiddetta "trilogia della guerra" di Rossellini, con il celebre ROMA CITTA’ APERTA del 1945, seguito dall’altrettanto famoso PAISA’ nel 1946 e da GERMANIA ANNO ZERO nel 1947, cui fanno eco il capolavoro LA TERRA TREMA del 1947 di Luchino VISCONTI ed i due film di De Sica e Zavattini SCIUSCIÀ, prodotto nel 1946 e LADRI DI BICICLETTE del 1948).

Nel frattempo, oltreoceano gli U.S.A incorniciano le scene di vita vissuta di F. Zecca con un finale lieto; la farsa incomincia poi a prendere il posto del melodramma, con la comparsa dei primi comici; Max Linder precede Charlot.

Il cinema americano prende vita nel 1896 grazie alle proiezioni di Edison; la concorrenza francese portò Edison ad assicurarsi il monopolio del cinema scatenando persino una battaglia legale che durò un decennio. Le moving pictures ebbero sin dall’inizio un importante valore economico, e vennero organizzate da Edison secondo una struttura industriale rigida, che produceva in continuazione film a basso costo per il pubblico che ormai vedeva nel cinema un divertimento di massa. Nel 1905 venne aperto per la prima volta il nichel-odeon, a Pittsburgh: si trattava di teatri popolari dove per pochi centesimi si poteva vedere la proiezione di una pellicola (di 10-15 minuti). Anche l’Europa fu invasa dalle moving pictures, e presto soppiantò i francesi sul mercato; intanto i generi come l’attualità, il comico, il giallo etc., prolificavano. Dapprima i centri cinematografici americani erano situati a New York e a Chicago, poi ci fu il grande passo del cinema americano: la California, dove Hollywood (un sobborgo di Los Angeles) sarebbe poi diventata la capitale del cinema mondiale.

Agli albori del suo successo tra il 1908 e il 1916, D.W. Griffith curò la regia dei suoi capolavori (Giuditta di Betulla, 1913-14; Nascita di una nazione, 1915; Intolerance, 1916), utilizzando per la prima volta nuove tecniche cinematografiche per la costruzione drammatica delle opere. Secondo le tendenze innovative aumentò quindi le inquadrature, inserì il montaggio in parallelo, diede più varietà nella scala dei piani (dal primo piano al totale) in modo da rendere il ritmo del film più serrato.

La guerra mondiale fornì uno stimolo in più per la crescita del cinema americano: la propaganda nazionalista e i film di guerra accesero l’interesse della popolazione nazionale; nel frattempo andava acuendosi  la crisi cinematografica europea che rese inevitabile la conquista dei mercati europei da parte di Hollywood. Per tutto il periodo in cui ci fu la guerra l’Europa non produsse più film, mentre  l’America arrivò a produrre in questo arco di tempo il 90% dei film di tutto il mondo. Il cinema riproduceva lo stato emotivo e la vita dell’epoca.

In Scandinavia Ole Olsen e Carl Magnusson furono i distributori del cinema. Olsen operò in Danimarca avendo come modello il cinema spettacolare americano; in Scozia con Magnusson si formò una cinematografia prettamente nazionale. La guerra non favorì solamente l’America in questo campo, ma anche i paesi nordici (non belligeranti) che vi entrarono in diretta concorrenza. In questo periodo il cinema svedese ebbe la sua fioritura dando così l’avvio alla sua grande scuola, rappresentata al meglio da Stiller, Brunius, Molander.

Un elemento che si aggiunse dopo ma di immediata ed enorme rilevanza fu il sonoro: nei primi anni venti erano già stati sperimentati alcuni modi per poter sincronizzare l’immagine con il suono,ma fu solo nel 1926 che la Warner Bros li utilizzò commercialmente; l’idea originaria era quella di dare una colonna sonora registrata ai film muti, da applicare nelle sale di proiezione troppo piccole che non potessero ospitare un’orchestra che suonasse dal vivo. Ma poi grazie ad un film di Al Jolson (Cantante di Jazz, 1927) si dimostrò quanto il pubblico volesse ascoltare la voce degli attori. Nel 1930 fu perfezionato il metodo del sonoro sincronizzato.

Con l’avvento del sonoro emersero nuovi generi cinematografici, come il Musical. Le origini del musical non sono semplici, le operette di V. Herbert influenzarono molto la commedia musicale. Herbert fu importante anche perché sottolineò l’essenziale presenza dell’autore dei testi, oltre che dell’autore della musica. Nel musical quindi sono presenti: il composer (responsabile per la musica), il lyricist (responsabile per i testi) e poi l’autore del book che venne imposto per primo da Herbert. La melodia in tal genere è il fulcro della canzone ed il “re della melodia” fu rappresentato senz’altro da Jerome Kern. In questi anni nacque il cosiddetto cinema d’essai, ossia una sala a pagamento in cui si proiettavano pellicole di qualità e di interesse culturale. Negli anni trenta il clima di crisi economica ed i capovolgimenti sociali diedero vita a due filoni: il gangster-movie e il cinema di interesse sociale. La principale tecnica di innovazione di questi anni fu il metodo di ripresa a colori:il Technicolor, che però dato l’elevato costo di produzione, venne utilizzato solo per film di grande prestigio, come ad esempio Via col vento (1939).

Durante la seconda guerra mondiale apparirono sul grande schermo anche immagini e temi più cruenti. La produzione cominciò a concentrarsi su soggetti più impegnativi e a girare delle scene in ambienti esterni anziché solo negli studi: ci fu così l’introduzione del piano-sequenza (una scena di durata abbastanza lunga realizzata in un’unica inquadratura, senza stacchi di montaggio).

Con "Quarto potere", film d’esordio di Orson Welles del 1941, si ebbero le maggiori innovazioni, dal punto di vista della tecnica e dell’estetica; in questo film si introducono delle scene con la profondità di campo, cioè con la possibilità di mettere a fuoco non solo il volto di un personaggio in primo piano, ma anche l’intera figura di un altro sullo sfondo, con l’inserimento di  flashback volti ad illustrare il pensiero dei singoli personaggi, altro elemento profondamente innovativo.

Con il progredire della tecnologia e l’entrata in "gioco" di nuovi mezzi di intrattenimento, il cinema ed i suoi profitti subirono un calo, così per risollevare le sorti economiche e riportare su di sé l’attenzione del pubblico furono istituiti il cinerama e il cinemascope.

Siamo alla metà degli anni ’50 ed i cambiamenti coinvolgono anche i soggetti cinematografici, che comprendono ora temi come la delinquenza giovanile (Gioventù bruciata di Nicholas Ray, 1955 ), la vita quotidiana dell’ uomo di ceto sociale medio (Uomo dal vestito grigio, 1956). Tra gli anni ’40 e ’50 nasce un nuovo tipo di divo (James Dean, Marlon Brando, Burt Lancaster, Kirk Douglas) e giunge il trionfo dei classici hollywoodiani: il western, il melodramma, il noir, il thriller, la commedia ed infine il musical (di cui si è già parlato).

Inoltre emergono degli " autori indipendenti ", come per esempio Stanley Kramer e Otto Preminger, che si occupano entrambi di tematiche che Hollywood raramente avrebbe preso in considerazione di produrre. Kramer in "La parete di fango" (1958), si occupò delle relazioni interrazziali, "L’Ultima spiaggia" (1959), riguardava la minaccia atomica, mentre si parlava di crimini di guerra in "Vincitori e vinti" del 1961; Preminger a sua volta volse lo sguardo a temi come la tossicodipendenza in "L’uomo dal braccio d’oro" (1955), allo stupro in "Anatomia di un omicidio" (1959) e in "Tempesta su Washington" (1962) affrontò l’omosessualità.

Gli autori americani furono influenzati intorno agli anni ’60 dal cinema europeo in particolar modo dal movimento artistico francese della Nouvelle Vague: ancora in Francia si sviluppa il cinema-verità, mentre sempre nel 1960 nasce il cinema novo, come corrente del cinema brasiliano dal carattere sociale e politico.

Intorno agli anni ’70 esplose invece il cinema d’intrattenimento costituito da riprese spettacolari ed effetti speciali; il genere catastrofico ebbe un discreto successo fino al 1975 ("L’avventura del Poseidon", 1972; "Inferno di cristallo", 1974), al quale seguirono poi i film ispirati dai fumetti (da Superman, 1978 a Batman, 1989), o da serie televisive come Star Trek (1979). Un capolavoro di questo genere si può senz’altro considerare "Guerre stellari" di George Lucas (1977) che guadagnò più di 200 milioni di dollari e rivoluzionò il genere fantascientifico. Il successo di "Guerre stellari" continuò nei successivi film della trilogia: "L’impero colpisce ancora" ( 1980 ) e "Il ritorno delle Jedi" (1983 ). Altra figura di enorme rilievo è quella del regista e produttore Steven Spielberg, che manifestò il suo talento nel cogliere i punti principali dell’immaginazione collettiva, con il suo "Squalo" (1965), primo film di un filone con al centro la lotta tra l’uomo e gli animali feroci; egli affrontò poi la curiosità per la vita extraterrestre si manifestò con la produzione di "Incontri ravvicinati del terzo tipo" (1977) ed "E.T." (1982), mentre con il kolossal preistorico-tecnologico “Jurassic Park" (1993) si entra nel vivo del dibattito sulla clonazione.

Tra il 1980 ed il 1990 si prosegue con la produzione di film spettacolari e poco economici, ma anche con la formazione di nuovi autori indipendenti (come era già accaduto precedentemente) come: Jim Jamush, Spike Lee, Steven Soderbergh, David Lynch, Oliver Stone, Hal Hartley, Gus Van Sant, Gregg Araki, Roger Avary, Kevin Smith e l’acclamatissimo golden boy Quentin Tarantino.

Tatiana ValentiniLOGO DI TATIANA VALENTINI
 

 

 

 

 

 

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