MANTEGNA
ANDREA – PITTORE – Di Biagio Mantegna (modesto falegname)
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Nato a Isola di Carturo (Piazzola del
Brenta) 1430 o 1431- morto a Mantova il 13 settembre 1506
Fanciullo prodigio dall’infanzia povera e breve che a
10 anni circa si trasferisce a Padova ad abitare con suo fratello maggiore
per lavorare nella
bottega
di Francesco
Squarcione
che lo accoglie quasi come figlio adottivo. Padova era il terreno fertile
dove gia’ c’era una gloriosa universita’dove si potevano attingere testimonianze
di ricerche archeologiche ed in cui
Petrarca
aveva seminato il gusto per l’antichita’ classica. Citta’ ricca anche
economicamente che poteva permettersi di ordinare grandi committenze
artistiche fin dal ‘300 a maestri come
Giotto, Giovanni Pisano,
Giusto de’ Menabuoi, Guariento, Altichiero e Avanzo.
Posto di incontro di pittori, scultori toscani all’avanguardia nella
ricerca prospettica. E proprio durante i suoi anni a Padova operano
i grandi maestri fiorentini
Paolo Uccello, Filippo
Lippi e Donatello
che in dieci anni da’ paternita’ a grandiose sculture bronzee, all’altare
maggiore del Santo e al monumento equestre del Gattamelata.
Nel
1448
affresca le
Storie di San Giacomo
e San Cristoforo
della Cappella
Ovetari
nella chiesa degli
Eremitani
che, purtroppo, ha riportato gravi danni durante la seconda guerra mondiale.
Successivamente a Ferrara e’ esposto all’arte fiamminga, alla monumentalita’
di Pietro della
Francesca
ed entra a stretto contatto con la famiglia
Bellini
e nel 1451
si sposa con
Nicolosia Bellini
e nello stesso anno dipinge l’Orazione
nell’orto (Londra, National Gallery).
Dal 1451
al 1457
dipinge il Polittico
di San Luca (Milano, Pinacoteca di Brera),
la
Santa Eufemia (Napoli, Gallerie di Capodimonte).
1457-1459
Pala d’altare – Polittico di San Zeno (Verona, basilica)
la cui parte relativa alla
Passione
oggi sono al
Louvre
e al museo di
Tours.
Anche
il San Sebastiano
(Vienna, Kunsthistorisches Museum)
avente riferimenti classici e archeologici ma anche l’aspetto naturalistico
nel paesaggio.
Nel
1471 a Mantova
comincia a decorare la
Camera degli Sposi
in cui da’ il definitivo addio alle preziosita’ del gotico cortese per
curare, piu’ dettagliatamente, uno scientifico
e robusto senso prospettico e un’osservazione maggiormente naturale.
All’apice della volta si apre il famoso oculo circolare dove, da una
balconata, si affacciano figure umane ed animali ed il tutto finisce
in una vertiginosa e mirabile prospettiva in fuga verso il cielo infinito.
Illusione ottica perfetta, esempio che verra’adottato da artisti di
generazioni successive, in particolare dal
Correggio.
Dal
1474e
per circa dieci anni, la sorte non arride ne’ al Mantegna ne’ allo stato
mantovano. L’artista perde il figlio, successivamente muoiono
anche il marchese Ludovico, la Marchesa Barbara ed il successore di
Ludovico, Federico. Il giovane marchese
Francesco II Gonzaga
ristabilisce l’ordine e rinvigorisce le finanze nel mantovano ed anche
le committenze artistiche vivono una duratura ripresa. Mantegna costruisce
la sua casa in zona San Sebastiano dove vi apre un cortile circolare.
Colleziona marmi romani molto ammirati da
Lorenzo il Magnifico
e dipinge frammenti architettonici ed ornamentali per il
San Sebastiano
adesso al Louvre.
Nel
1489
realizza una serie di dipinti a tempera aventi come soggetto il
Trionfo di Cesare
e, finalmente, giunge a
Roma
chiamato dal
Papa Innocenzo VIII
dove rimane anche nel
1490
dove dipinge una cappelletta (andata poi distrutta) nei Palazzi Vaticani.
La citta’ eterna lo delude alquanto e, tornato a Mantova, preferisce
pensare ad una Roma letteraria e un po’ amara dell’antichita’
piuttosto che a quella da lui osservata nel suo soggiorno.
1490-1506 Classicismo
ed Isabella d’Este
La nuova colta ed intelligente marchesa
Isabella d’Este
stringe una cordiale amicizia con il Mantegna e ne diventa la sua musa
ispiratrice. In questo periodo lui realizza il
Cristo sul sarcofago
(Copenhagen,
museo),
la Madonna delle
Cave (Firenze, Uffizi).
Idealizza al massimo la figura umana stagliandola su un paesaggio nitido
ed il suo tratto grafico diviene piu’ energico, il colore essenziale
con effetti a bassorilievi o monocromi appena lumeggiati con caute dorature
come la serie del
Trionfo di Cesare (Hampton
Court, palazzo reale)
nove tele considerate dal Vasari il vero capolavoro del Mantegna. Scene
bibliche come la
Giuditta (Dublino),
il Sansone e
Dalila (Londra, National Gallery).
Inoltre due tele a tempera il
San Sebastiano (Venezia,
Ca’ d’Oro –Galleria Fraschetti)
ed il Cristo
Morto (Brera, Pinacoteca).
Il Mantegna ha anche lasciato una prova della sua abilita’ di scultore
con un suo Autoritratto
consistente in un busto in bronzo che fa parte dei decori
della sua cappella.
Nel
1495
nella Mantova aggiornata dal gusto della Estense, Mantegna da’ inizio
agli ultimi capolavori: due pale d’altare ed il progetto per la decorazione
dello studio privato della marchesa. La
Madonna della Vittoria
(Louvre),
la Sacra Conversazione
o Madonna Trivulzio (Milano, Pinacoteca Civica).
Decora un’appartamento privato della marchesa a Palazzo Ducale i cui
dipinti sono oggi al Louvre. Molte scene mitologiche in cui si esprime
sempre piu’ con uno stile fortemente nostalgico nella grafica incisiva
ricca di dettagli ornamentali e paesaggistici con cui si riferisce
ad una sempre piu’ sentita lezione morale cristiana come nel
Parnaso
con Muse danzanti alle melodie della cetra suonata da Apollo, mentre
intorno, le figure di Vulcano, Marte,Venere, Amore, Mercurio ed il cavallo
alato Pegaso rivelano l’adesione del Mantegna ad un misticismo impossibile.
Ancora piu’ forte ne risulta dal dipinto successivo del
1504, Atena scaccia i Vizi dal giardino delle Virtu’.
Quando avvia la
Favola di Como
nel 1506
cominciano i suoi seri problemi di salute e decide di vendere, a Isabella
d’Este, il pezzo pregiato della sua collezione archeologica, un
busto di Faustina ancora conservato nel Palazzo Ducale di Mantova. Quello
stesso anno muore.
L’EREDITA’ ARTISTICA
Come gia’ accennato, lo stile innovativo
– sebbene nella nostalgica restaurazione di un classicismo di altissima
scuola – viene ripreso da svariati artisti postumi e non solo appartenenti
al fururo piu’ prossimo all’artista, ma si arriva all’impressionismo,
all’espressionisto, al neoclassicismo fino a superare l’epoca dei grandi
numi dell’umanesimo. Qualche nome: Giovanni Bellini, in Veneto, lo stesso
Leonardo, pur contrapposto all’ideale classico del Mantegna, ne ammira
e riprende le decorazioni con festoni di fiori e frutti, tipiche del
Mantegna per decorare la volta della Sala dell’Asse nel Castello Sforzesco
di Milano e nelle lunette sopra al Cenacolo. Il Correggio che ne trae
spunto per realizzare prospettive sempre piu’ artite per finire con
la cupola del duomo di Parma. Nel Rinascimento il tedesco Durer soprattutto
per le architetture, la prospettiva e le proporzioni del corpo umano.
Ma il suo successore, Giulio Romano, ne avversa lo stile “secco”, riproponendo
le morbidezze di Raffaello. Nonostante tutto il “duro” Mantegna verra’
scelto a modello anche dagli impressionisti Manet, Degas, Van Gogh.
Negli ultimi 35 anni si ristudia l’uso
della prospettiva da parte del pittore e l’editoria del 1986 ripropone
l’analisi del rapporto tra pittura, disegno e incisione nei lavori di
Mantegna.
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