BERNINI
Il sovrano dell’arte
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E’ uno dei personaggi dominanti del Seicento
italiano. Architetto, scultore, pittore, scenografo e autore di opere
teatrali, Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli nel 1598.
Il padre Pietro, anch’esso scultore e pittore, si
avvide molto presto che il figlio era dotato di talento a lui superiore
e, dai primi lavori fatti insieme, si rese conto che il figlio avrebbe
avuto un avvenire artistico tale da sovrastarlo e seppe, con
straordinaria genialità, lentamente, tirarsi indietro perché sempre più
i committenti volevano Bernini, non Pietro ma Gian Lorenzo.
La sua luminosa carriera comincia a Roma dove la
famiglia Bernini si era trasferita nel 1605 e, grazie al padre, artista
di notevole cultura e considerato uno dei diffusori del manierismo, fu
introdotto ai rapporti amichevoli con i Barberini.
Il tardo manierismo, le suggestioni dei grandi nomi
del Cinquecento e gli studi del naturalismo ellenistico appaiono
evidenti nelle prime opere del giovane Gian Lorenzo come "Giove
fanciullo e la capra Amaltea" (1615); "Plutone e Proserpina"
(1621); "Enea e Anchise " (1622); "Apollo e Dafne" (1622);
e "David" (1623), tutti attualmente alla Galleria Borghese di
Roma.
Inizia, in seguito, la lunga serie delle opere per la
Basilica di San Pietro che lo terrà impegnato per più di quarant’anni
nella difficile e delicata impresa della definitiva sistemazione
dell’edificio.
Il primo lavoro è il famoso baldacchino, iniziato nel
1624, con il quale sostituì ai tradizionali cibori un’originalissima
struttura di bronzo che s’inserisce nel grande vano sottostante la
cupola.
Per avviare il lavoro, Bernini, ha bisogno di una
grande quantità di bronzo ma anche il Papa Urbano VIII Barberini ha
bisogno di un’enorme quantità di bronzo, di ottima qualità, per far
costruire ottanta bombarde da sistemare a Castel Sant’Angelo.
Dove prendere il bronzo? Dalle opere dell’antica Roma
ed in particolare dal Pantheon dove dell’eccellente bronzo dorato è il
principale materiale di decorazione.
Sarà proprio al Pantheon che Bernini, con una stretta
al cuore indubitabile, ma anche con il piacere avido e assoluto di
compiere un lavoro per il Papa, che alzerà lo sguardo per ammirare
quello che di lì a poco andrà a demolire, poiché il Papa Urbano VIII
Barberini ha promesso a Bernini di prendere tutto il bronzo esorbitante
dopo la costruzione dei cannoni, per realizzare una parte della fusione
del baldacchino tortile bronzeo che domina la tomba dell’Apostolo nella
grande basilica della cristianità dedicata a Pietro.
La scelta del Papa fece scandalo e venne immortalata
con un detto: "Quel che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini".
Bernini ordina ai suoi di staccare tutte le grandi
lastre di bronzo incise e di rimuovere le immense porte. Tutto viene
fatto a pezzi e portato a fondere.
In tale lavoro si fa aiutare da un giovane
collaboratore: un ragazzo straordinariamente abile con le mani,
silenzioso, tranquillo, introverso, il suo nome è Francesco Borromini
giunto dal paesino lacuale di Bissone nel Canton Ticino.
Vastissima fu l’attività berniniana a Roma tanto che
organizzò una vera équipe di aiuti tra i quali il fratello Luigi,
Francesco Borromini, Ercole Ferrata, Cosimo Fancelli, …
Mentre il giovane Borromini collabora come
scalpellino con Bernini, ha inizio una delle vicende più intime e meno
note, volutamente meno note, della storia di Bernini: si innamora, in
maniera completa, ossessiva, di una donna bellissima secondo i canoni
dell’epoca, una donna dalla fisicità rubensiana, seni prorompenti, occhi
azzurri, una cascata di capelli biondi, braccia tornite, con un’avidità
di piaceri complessi e raffinati sia del sesso sia della buona tavola.
Si chiama Costanza Buonarelli ed è la moglie di un
suo carissimo amico ma la cosa non presenta ostacoli: è un amore
assoluto e Bernini si abbandona a lei con l’ingenuità di un amante che
scopre, per la prima volta, il mondo complesso di gioie e piaceri.
Bernini è già un artista affermato e si compiace
senza mezzi termini di questa sua situazione e quando viene convocato da
un Cardinale, divenuto poi Papa, che lo celebra come il più grande
artista è facile perdere il senso delle proporzioni e Bernini lo perde
con facilità anche quando, una volta, rincasando, scopre che Costanza
Buonarelli non è soltanto la compagna di un suo amico è anche l’amante
di suo fratello.
Ne rimane talmente sconvolto che, durante la messa di
Pasqua, corre in Santa Maria Maggiore, urlando con un coltello in mano,
cerca di uccidere il fratello che sta aiutando a servire messa accanto
all’altare.
Viene bloccato per tempo e la madre scriverà al Papa:
"Santità, aiutate mio figlio, egli crede di essere il padrone del
mondo".
Bernini cercherà altre volte di uccidere il fratello
ma sarà la dolcezza e la forza della madre che, alla fine, riusciranno
nell’intento di farli riappacificare.
Nel frattempo, Bernini ha realizzato lo splendido
busto di Costanza Buonarelli, le labbra semi aperte, lo sguardo languido
e lo tiene in casa come una spina, una continua provocazione, una ferita
che non rimargina ed, alla fine, non regge più: invia un sicario a casa
della donna per sfregiarla, per toglierle tutta quella incantevole
bellezza; di Costanza Buonarelli non si seppe più nulla, nemmeno della
sua morte, scompare, in quel momento, dalla vita di Bernini che
continuerà per altri cinque anni a tenersi il busto di lei in casa
nonostante il matrimonio con un’altra donna; non riuscirà mai a
liberarsi da quella antica ossessione e chiederà al figlio, che è il suo
biografo, di cancellare dalla biografia quella vicenda (ricostruita
tramite altre fonti dell’epoca).
In San Pietro, oltre al famoso baldacchino, Bernini
interviene anche sui piloni della cupola tramite due ordini di nicchie:
quelle superiori "le logge delle Reliquie", incorniciate dalle colonne
tortili della "pergola" dell’antico San Pietro che fanno da riscontro a
quelle del baldacchino e quelle inferiori occupate da quattro grandi
statue di Santi una delle quali "San Longino" è opera di sua
mano.
Anche il rivestimento di marmi policromi delle navate
sono opera di Bernini come pure "i monumenti funebri di Urbano VIII e
di Alessandro VII".
Per l’esterno di San Pietro progettò due campanili
laterali per la facciata che dovevano equilibrarne la larghezza e
incorniciare la cupola michelangiolesca, ma ne venne costruito uno solo
e lo si dovette demolire per cedimenti del terreno; il fatto causò
un’interruzione dei lavori in San Pietro che, però, ripresero con la
costruzione della più famosa e geniale delle opere berniniane, lo
spettacolare colonnato, straordinario esempio di architettura aperta a
grandi effetti di luce e di atmosfera, una superba soluzione urbanistica
che, recingendo la piazza con quadruplice fila di colonne ordinata ad
ellisse, aperta verso i Borghi, e legata con delimitazione trapezoidale
alla facciata della Basilica, inventa la formula da cui si svilupperà
tutto il quadraturismo e la scenografia del ‘600 e del ‘700.
In tre sue successive esperienze, nella Chiesa di S.
Tommaso a Castelgandolfo, in quella dell’Assunta ad Ariccia e in quella
di S. Andrea al Quirinale, con il passaggio dalla pianta a croce a
quella circolare e infine a quella ellittica, si assiste allo sviluppo
di un desiderio di rinnovamento di spazi, a seguito del quale Roma
diventa punto di partenza delle forme barocche.
Da tempo Bernini è idolatrato e stimato da tutti, c’è
solo una esigua minoranza che lo deride per aver innalzato due
giganteschi campanili ai lati del Pantheon, talmente incoerenti con la
originaria purezza della costruzione che la gente li chiama: "le
orecchie d’asino del Pantheon".
Bernini morde il freno ma il Papa Urbano VIII lo
protegge, lo sostiene e lo difende.
Nel 1889 le "orecchie" verranno definitivamente
abbattute.
Con la morte di Urbano VIII e con la salita al trono
di San Pietro di Innocenzo X Pamphili, Bernini cade in disgrazia; il
nuovo Papa non ha particolare interesse a che Bernini sia il suo
architetto e scultore di corte, sarà invece, Borromini l’architetto e lo
scultore del Papa ed in questa parentesi amara il grande artista
scolpisce: "La verità scoperta dal Tempo" (iniziata nel
1644) oggi alla Galleria Borghese di Roma e "L’estasi di Santa Teresa"
(1647) ora in Santa Maria della Vittoria a Roma; quest’opera è, forse,
la più intensamente poetica in cui l’artista riesce a sfruttare i più
sottili artifici prospettici per attribuire al gruppo marmoreo una calda
luminosità.
Innocenzo X chiede al suo scultore Borromini il
progetto per una spettacolare fontana e per accontentare il Papa si
avvale di un bellissimo ed incredibile obelisco del circo di Massenzio,
trascurato e rotto in più punti; pensa di mettere dei perni, di
ricostruirlo e di farne il punto centrale di una fontana.
Il disegno arriva nelle mani di Innocenzo X, il suo
commento fu: "… troppo semplice, troppo banale, troppa poca spesa" e il
progetto fu cassato.
In realtà Borromini aveva fatto al grande obelisco un
basamento con quattro teste di leoni che dalla bocca gettavano acqua che
scivolava lungo il bordo; non aveva intenzione di creare una
rappresentazione ridotta ma intendeva costruire una fontana che
richiamasse la forma della meta sudans, l’antica fontana romana accanto
al Colosseo.
Al Papa non piace e, nei giorni successivi, la grande
protettrice di Bernini donna Olimpia Maidalchini Pamphili, "la
Pimpaccia", colei per la quale venne creato il famoso detto: "chi dice
donna dice danno", fa trovare sulla scrivania del Papa un modello
d’argento di una ipotetica e maestosa "fontana dei fiumi" corredata dal
suo disegno.
Innocenzo X stupito commentò: "…come si può
trascurare Bernini quando è in grado di incantarci con simili
arditezze?".
Pace fatta, il progetto passò a Bernini.
La fontana, che raggiunge il punto più alto dell’arte
barocca, nacque dall’idea di creare i fiumi e i torrenti della sapienza
divina che vanno a bagnare i quattro angoli del mondo: Europa, Asia,
Africa e America; i fiumi saranno il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio
della Plata. Il Nilo ha il volto coperto perché, all’epoca, ancora non
si conosceva l’origine del Nilo.
La struttura fu geniale perché Bernini creò un
capolavoro di staticità.
Secondo quello che sono i principi canonici della
staticità, la fontana, apparentemente, non potrebbe reggere il peso
dell’obelisco che oltre la pesantezza, contiene all’interno dei
giganteschi ferri in bronzo per tenere unite le tre parti spezzate; in
realtà, il suo peso grava su quattro archi che sono i quattro speroni
sui quali è scolpita la roccia in travertino di Subiaco.
La singolare abilità di Bernini fu di dissimulare
mostri all’interno: un drago, un cavallo che si agita, un leone
all’abbeverata con le zampe alzate di cui il modello in terracotta è
conservato nell’Accademia di San Luca, la straordinaria galleria d’arte
ospitata in un palazzo disegnato da Borromini, dietro Fontana di Trevi.
La fontana fu compiuta nel 1651 e quando dissero a
Bernini che l’obelisco sarebbe crollato perché troppo esile il suo
sostegno, lo scultore - attaccando quattro fili di cotone che dalla
sommità si ancoravano a terra - rispose: "ora è finalmente assicurato".
Al colmo della sua fama, Bernini fu invitato da Luigi
XIV a preparare un progetto per la facciata del Louvre; e a tale scopo
si recò a Parigi (1665) ma il suo magnifico disegno non fu accettato,
forse per il sopravvenire, in Francia, di un più rigoroso gusto
classicistico.
Il Bernini eseguì per Luigi XIV anche un grande
monumento equestre, che ora, trasformato in parte, si trova nel parco di
Versailles.
Anche il potentissimo e terribile Cardinale Richelieu
ambiva essere raffigurato da Bernini e non avendo la possibilità di
posare per il sommo artista gli inviò un quadro pre-facciale di
prospetto e di lato affinché Bernini fosse in grado di raffigurarlo al
meglio ma, Bernini dipinge solo dal vero e non su copie, però non vuole
esimersi dall’accontentare un siffatto personaggio, per cui gli fa un
ritratto in marmo così geniale e vitale che il Cardinale ne sarà
talmente entusiasta da ricoprire l’artista di splendidi doni, tra cui
una croce d’oro tempestata di trecentoventitre diamanti di tre carati
l’uno e Bernini confesserà ad un amico " Monsignore, per me sarà sempre
troppo poco".
La sua ultima opera è spettacolare e rappresenta un
Cristo dolente e splendido donato poi a Cristina di Svezia: "Il
Redentore" attualmente in America; la statua è una delle più
patetiche, condizionata dalla tarda età, più che settantenne, del grande
artista; per la prima volta, lui che si sentiva il Signore del mondo si
inginocchiò e creò l’unica opera devota, grande e veramente poetica,
della sua vita.
Bernini muore a 80 anni; è grande fino all’ultimo:
completamente paralizzato non può parlare, ma negli ultimi momenti di
vita, riesce a concordare una confessione al sacerdote, tramite
sbattimenti di occhi e movimenti delle narici.
Bernini era un uomo straordinario ma sopratutto un
uomo di mondo, molto preso di se ma non orgoglioso, affabulatore senza
pari, molto esperto nel persuadere Papi e potenti, uomo dalle
inesauribili risorse, esperto di segreti romani, genio cortigiano
ossequioso del potere; nel terzo centenario della nascita, nel 1898, fu
apposta una lapide sulla sua casa con l’iscrizione: "Qui visse e morì
Gian Lorenzo Bernini – Sovrano dell’Arte – al quale si chinarono -
riverenti – Papi, Principi, Popoli".
I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI
ARCHITETTURA
PERIODO TITOLO
SCULTURA
PERIODO TITOLO ALLOCAZIONE
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1615 Giove fanciullo e la capra Amaltea
Roma, Galleria Borghese
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1621-22 Plutone e Proserpina
Roma,
Galleria Borghese
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1622 Enea e Anchise
Roma, Galleria Borghese
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1622-25 Apollo e Dafne
Roma, Galleria
Borghese
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1623 David Roma, Galleria Borghese
-
1624-33 San Longino
Vaticano, Basilica
di San Pietro
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1626 La Barcaccia Roma, Piazza di Spagna
-
1628-47 Monumento funebre di Urbano VIII
Vaticano, Basilica di San Pietro
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1632 Busto di Scipione Borghese
Roma, Galleria Borghese
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1635 Busto di Costanza Buonarelli
Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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1640 Fontana del Tritone
Roma, Piazza Barberini
-
1644 La Verità scoperta dal Tempo
Roma, Galleria Borghese
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1644 Fontana delle api
Roma, Piazza Barberini
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1647 L’Estasi di Santa Teresa
Roma, Santa Maria della Vittoria – Cappella
Cornaro
-
1648-51 Fontana dei fiumi
Roma, Piazza
Navona
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1651 Busto di Francesco I d’Este
Modena, Galleria Estense
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1664-67 Gruppo di Costantino a cavallo
Vaticano, Basilica di San Pietro
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1665 Busto di Luigi XIV
Versailles, Castello – Salone di Diana
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1668-73 Busto Gabriele Fonseca
Roma,
Chiesa di San Lorenzo in Lucina
-
1671-78 Monumento funebre di Alessandro VII
Vaticano, Basilica di San Pietro
-
1674 Statua di Beata Ludovica Albertoni
Roma, San Francesco a Ripa – Cappella Altieri
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