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ARTE ETRUSCA
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La
civiltà e l’arte etrusca ebbero si svilupparono nell’Etruria, la regione
compresa tra il Tirreno, l’Arno e il Tevere con le città di: Arezzo,
Bolsena, Cerveteri (famosa per i tumuli arcaici e le necropoli
monumentali), Chiusi (famosa per i canopi), Cortona, Fiesole, Perugia,
Populonia, Tarquinia (famosa per le tombe dipinte scavate nella roccia),
Veio, Vetulonia, Volterra, Vulci.
Tra il secolo VII e V a.C. gli Etruschi si spinsero
verso sud comprendendo Roma (in particolare Palestrina famosa per le
tombe orientaleggianti) e la Campania e tra il VI e V secolo a.C. verso
nord abbracciando Cesena, Parma, Piacenza, Mantova e l’alta valle del
Reno.
In questa grande area fiorì un’esperienza artistica
cosi illimitata che anche quando gli Etruschi furono battuti, come
potenza marinara, dai Greci e dai Cartaginesi e definitivamente
sconfitti, come potenza politica, dai Romani, questi, ne perpetuarono la
continuità soprattutto nella costruzione di strade e fognature, nell’uso
dell’arco e della volta, nell’architettura del tempio a tre celle, nella
forma dell’atrio detto "tuscanico" e di altri ambienti della casa
patrizia, nell’impianto urbano e nella divisione dei terreni
(agrimensura).
La produzione artistica più remota risale al VIII-VII
secolo a.C. e proviene dalle necropoli delle più antiche città come
Tarquinia, Vulci, Vetulonia e Chiusi; quasi tutta questa produzione
artistica è legata al concetto dell’oltretomba come continuità della
vita terrena e gli oggetti sono cinerari o canopi di bronzo o in
terracotta o "buccheri", le caratteristiche ceramiche nere, forniti di
coperchio molto spesso a forma di testa.
A partire dal VI secolo a.C. l’architettura etrusca
si sviluppa nella produzione di esemplari tombali in pietra o in
terracotta con coperchi modellati a forma di triclinio; l’esempio più
conosciuto è il "Sarcofago di Cervateri", o "Sarcofago degli
sposi" attualmente al Museo di Villa Giulia a Roma dall’inquietante
espressione dei volti dei coniugi consapevoli di chi è ormai al di là
del mistero della morte.
Anche la scultura in bronzo presenta caratteristiche
di elevata raffinatezza, valga per tutti la "Lupa capitolina"
conservata al Museo Capitolino di Roma e la "Chimera di Arezzo"
conservata al Museo Archeologico di Firenze.
Sempre a partire dal VI secolo a.C. le tombe
etrusche si arricchiscono di pitture parietali; la più antica
decorazione è quella della "Tomba dei tori" a Tarquinia che
esalta il mito di Achille e, sempre a Tarquinia, la "Tomba della
caccia e della pesca" che contiene uno straordinario
paesaggio marino mediterraneo con pesci ed uccelli di vari colori, in
pieno movimento.
Sono sempre e soprattutto le tombe, con le loro
ricche suppellettili, con i sarcofagi scolpiti, con le pitture murali, a
consentire di seguire l’evoluzione dell’arte etrusca, di individuarne i
rapporti prima con l’oriente (mediante l’importazione di scarabei
egiziani, pasta vitrea, figurine fenice di terracotta invetriata, di
ornamenti d’oro a sbalzo e in filigrana) e poi con la Grecia.
Con il III e II secolo a.C. la statuaria etrusca
passa in eredità ai Romani come pure l’architettura con l’introduzione
dell’arco a tutto sesto applicato dagli Etruschi alle porte delle cinte
murarie.
Dall’arco di Volterra, dall’arco della Porta Marzia
di Perugia deriva una delle strutture basilari dell’architettura romana
che risulterà impostata, in chiaro e netto contrasto con l’arte greca,
sulla curvatura della volta: struttura architettonica che inciderà sulle
successive idee costruttive.
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