ARTE ROMANA
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Quando
nel VIII secolo a.C., sul Campidoglio, lungo le pendici del Palatino e
nella vallata dei Fori, Roma inizia la sua vita storica, la forma urbana
esistente era quella proveniente dalla soluzione etrusca: una città
recinta di mura con porte d’accesso e abitazioni di capanne su basamenti
circolari.
Anche la "cloaca massima", canale coperto di scarico
delle acque putride, costruita con volta a botte, denuncia la
derivazione da forme etrusche, come etrusco è l’ordinamento a reticolo
delle strade che tagliano la Via Sacra, ascendente al Clivio capitolino.
Nel più avanzato periodo repubblicano Roma passa, per
la costruzione dei suoi templi, da accoglienze etrusche a moduli greci
questi ultimi non solo negli schemi ma anche nei materiali scultorei e
nelle decorazioni (Foro Olitorio e di Portunos, Foro Boario, …).
Anche le case di abitazione privata accolgono le
tradizioni etrusche e greche conservando il peristilio e le pareti senza
aperture all’esterno ma con decorazioni pittoriche all’interno mediante
le tecniche della tempera, dell’affresco, dell’encausto.
La pittura parietale romana del II secolo a.C. e
della prima metà del I secolo mette in evidenza la copertura delle
pareti con pannelli di stucco dipinto a vivaci colori mentre la seconda
metà del I secolo a.C., presenta una pittura che, prospetticamente, mira
a dare vastità all’ambiente con illusorie aperture all’esterno (metodo
del trompe-l’oeil) caratterizzate da una vegetazione rigogliosa.
La scultura romana di età repubblicana, con
l’introduzione del marmo, abbandona lo stile di derivazione etrusca per
indirizzarsi verso quello greco.
Celebre la frase di Augusto: "Mi avete consegnato una
città di pietra, vi restituisco una città di marmo"; e con Augusto nasce
la grandiosità e la monumentalità come simbolo di potenza, arricchita da
soluzioni architettoniche originali di forma curva che si distaccano
dalle soluzioni rettilinee e statiche dell’architettura greca: archi di
trionfo con volta a botte, fornici delimitati da colonne (il teatro di
Marcello a Roma ne è di esempio) preludono agli ardimenti dell’età
Flavia.
Con l’età di Tiberio, Claudio, Nerone inizia la serie
delle dimore imperiali: la Domus Tiberiana, la Domus Aurea di Nerone che
avrebbe raggiunto dimensioni vastissime.
Il rinnovamento monumentale di Roma, dopo l’incendio
dell’epoca neroniana, spetta alla famiglia dei Flavi: Vespasiano, Tito e
Domiziano; l’opera più nota ed imponente è il Colosseo: opera di alta
ingegneria e di grandi proporzioni con parete curva esterna e costruita
su quattro ordini nei tre stili principali:tuscanico, ionico e corinzio.
Con Traiano (98-117) e con Adriano (117-136) si ha
quella comunemente chiamata "Arte romano-imperiale" molto evidente nel
complesso del Foro Traiano: due piani di botteghe e mercati, la Basilica
Ulpia, due biblioteche una di lingua latina l’altra di lingua greca, il
tempio di Traiano, una colonna commemorativa alta 36 metri con scolpite,
a figure vive, le vittorie di Traiano sui Daci.
Ad Adriano si deve il più superbo esempio di opera
imperiale: il Pantheon – ricostruito da Adriano tra il 118 e il 125 d.
C. essendo stato completamente distrutto quello di Agrippa da un
incendio nell’80; si presenta, oggi, con grande pronao con sedici
colonne monolitiche di granito egizio sormontate dall’architrave che
reca l’iscrizione in lettere di bronzo (moderne ma ricollocate nei
solchi dove erano quelle antiche) con la quale Adriano volle ricordare
il "fondatore" del tempio, Agrippa, nel terzo suo consolato.
Il Pantheon è coronato da timpano triangolare, come
da modulo greco, e dalla grande parete curva (conclusa da una cupola
aperta al centro) che riprende la tradizione romana della tomba di
Cecilia Metella e che sarà anche adottata per il Mausoleo di Adriano,
conosciuto ora come Castel Sant’Angelo.
Sempre Adriano porta a Roma la tendenza a moduli
internazionali, la splendida villa di Tivoli è un esempio di fasto
cosmopolita.
Settimio Severo (193-211) e Caracalla (211-217)
vedono abbandonare la originaria classicità per uno stile diverso
definito: "Arte barocca romana".
Sono del periodo le Terme di Caracalla, il Circo
Massimo, l’Arco di Settimio Severo a tre fornici...
Anche l’urbanistica propone nuove soluzioni con
l’ampliamento dei cantieri navali e dei magazzini lungo le rive del
Tevere e, quando Diocleziano (284-305) fa costruire le sue Terme,
l’ordine è di superare in grandezza quelle di Caracalla, con
l’introduzione di complesse forme collegate ad un organismo centrale.
Nello stesso periodo l’allarmante situazione politica
dell’Impero romano suggerisce di fortificare la città, ed è così che
sorgono straordinarie opere di ingegneria a sussidio delle mura erette
nel 260 da Aureliano.
Con Costantino già si avverte la decadenza di Roma e
l’Arco di Costantino ne è la conferma per la scarsa originalità e per
l’accostamento di decorazioni fatte con materiali non pregiati...
Quando il cristianesimo, con l’Editto di Milano
promulgato dall’Imperatore Costantino nel 313, entra con forza nel mondo
romano, Roma ha già concluso la sua gloriosa storia artistica.
Le prime chiese cristiane, sorte dopo l’Editto, sono
stilisticamente legate agli edifici della tradizione classica in
particolare i miti della cultura classico-pagana vengono adattati alla
interpretazione cristiana.
A Roma, nel IV secolo, fiorisce l’arte dei sarcofaghi
e, nel V secolo, prima della fioritura ravennate di diretta derivazione
bizantina, compare l’ultima espressione dell’arte paleocristiana: le
catacombe che sono delle articolate gallerie scavate nel tufo, a più
piani e su un percorso di 150 chilometri di corridoi, larghi circa un
metro, con pareti a loculi accostati e soprapposti per la deposizione
delle salme.
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