GIOTTO
DI BONDONE – PITTORE, ARCHITETTO,
SCULTORE
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Artista
fiorentino del periodo 1266-1337
circondato da episodi leggendari
molti dei quali hanno trovato riscontro
storico nella realtà, grazie ad
approfonditi ricerche e studi portati
avanti da molti altri indiscutibili
artisti tra cui il Vasari, per cui
e’ indubbio che fosse stato alunno
del maestro Cimabue. Del ciclo degli
affreschi e’ sua la rappresentazione
della vita di San Francesco ad Assisi
nella chiesa superiore della basilica
omonima effettuato, probabilmente
negli ultimi anni del secolo tredicesimo.
Ulteriori prove esteriori della
sua paternità dell’affresco sono
rappresentate in una tavola con
la Stigmatizzazione di San Francesco
dove sono riprodotti, con poche
varianti, alcuni degli affreschi
di Assisi, esposta al Museo Louvre
a Parigi che se non personalmente
dipinta da Giotto ne testimonia,
quanto meno, l’appartenenza alla
sua scuola. Giotto, pur partendo
dagli insegnamenti dei suoi diretti
maestri e di quelli del passato,
facendosi contaminare anche dalla
scuola romana, comincia col proclamare
un’arte nuova ed aspra per la giovane
età, temperandola successivamente.
Di
Giotto sembra anche la paternità
degli ultimi affreschi, sempre ad
Assisi nella chiesa superiore di
San Francesco, della storia del
Vecchio e del Nuovo Testamento.
Purtroppo poco si sa del periodo
tra gli affreschi di Assisi e quelli
di Padova. Nel 1300, chiamato a
Roma dal Papa, si racconta di come
il Vasari rimase meravigliato nel
constatare con quale naturale perizia
Giotto avrebbe tracciato, a mano
libera col pennello intinto di rosso,
il famoso perfetto cerchio passato
alla storia. A Roma ha lasciato,
nella basilica vaticana, due Angeli
del mosaico della Navicella e l’affresco
in San Giovanni in Laterano con
Bonifacio VIII che proclama il Giubileo
in cui Giotto comincia a moderare
la sua primitiva asprezza ricercando
una graduale fusione di ombre e
di luci.
Sempre
a Giotto si attribuiscono, in questo
periodo, il crocifisso di S. Maria
Novella a Firenze a la grande icona
della Madonna negli Uffizi. A Padova
nella Cappella degli Scrovegni 37
storie della Madonna e del Redentore
e il Giudizio Finale. In tutte le
sue opere più mature, l’uso della
prospettiva è magistrale. Come magistrale
diviene anche la sua rappresentazione
della spiritualità, della drammaticità
nelle opere: Strage degli Innocenti,
Noli me tangere, Fuga in Egitto;
la Dormizione della Madonna nel
Museo di Berlino. Nei suoi ultimi
30 anni si divise fra Napoli, Firenze,
Milano aumentando la sua produzione
grazie ai suoi discepoli sempre
più numerosi. Opere di questo periodo
sono nella pinacoteca di Bologna,
di Santa Croce a Firenze di San
Pietro in Vaticano.
Di
sua mano sono certamente gli affreschi
della cappella Bardi in Santa Croce
e della cappella Peruzzi a Firenze,
città in cui fu anche "Capomastro"
di S. Maria del Fiore di cui ne
ideò il campanile i cui disegni
furono probabilmente ultimati da
Andrea Pisano. Nella sua espressione
artistica prevale la coscienza della
realtà umana e si oppone al gusto
gotico, prezioso, e dispersivo per
l’intima esigenza dell’essenziale,
riproponendo così all’Occidente,
il predominio dell’uomo attraverso
l’esperienza spirituale cristiana.
Cosa che era stata propria dell’arte
classica che si sviluppa e si esalta
nel Rinascimento.
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