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SETTECENTO
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Il contesto storico del Settecento vede, ancora,
l’esaltazione del barocco confluito nel rococò, uno stile, sorto in
Francia nel 1700 e che dominò l’Europa dal 1715 al 1760 e che se da una
parte si contrappone al plasticismo pesante del barocco, dall’altra non
è che una diversa interpretazione, in chiave di raffinata leggerezza, di
sottile squisitezza, di quell’esigenza di dinamicità di forme che nel
barocco stesso era fondamentale.
La cultura artistica italiana ha nel Settecento due
centri di attrazione: Roma e sopratutto Venezia.
A Roma il concludersi della grande stagione del
barocco ha, in architettura, risultati che derivano sia dalle esperienze
del Bernini sia da quelle del Borromini; non può essere, tuttavia,
ignorato il chiaro influsso neoclassico che si avverte nelle opere di
Ferdinando Fuga (Palazzo della Consulta, Facciata di Santa Maria
Maggiore).
In pittura, è caratteristica la predilezione (tipica
di una cultura illuministica) per un genere particolare come è "il
paesaggio"; dietro l’esempio classico di Poussin e di Lorrain, esso
sembra addirittura preannunciare il Romanticismo nelle opere dei
cosiddetti "Rovinisti", cioè dei pittori che inseriscono nel paesaggio
le antiche rovine architettoniche.
Assolutamente originale nella sua espressione, anche
se legato a questo genere, è Giambattista Piranesi, sommo incisore, che
nella misurata "maniera" dei pittori romani porta la vivacità della sua
formazione veneta.
Venezia è ora, in Italia, il centro più vivo e più
ricco di risultati di tutto il Settecento; qui nasce ed opera
Giambattista Tiepolo (Affreschi di Villa Valmarana a Vicenza),
che unisce nelle sue grandiose decorazioni parietali e dei soffitti,
un’eccezionale fantasia di colori a un senso prodigioso della
prospettiva.
Mentre alcuni elementi di cultura tardo
cinquecentesca e secentesca si possono trovare nell’opera di Tiepolo, è
invece eccezionale il rinnovamento imposto all’arte veneziana da un
altro grande pittore il Canaletto (Antonio Canali); nei suoi quadri, di
piccolo formato, vedute di vastissimo raggio vengono minuziosamente
"racchiuse" in composizioni fortemente prospettiche.
Da queste stesse premesse parte anche Francesco
Guardi, che d’altra parte le sviluppa con libera, vivissima fantasia;
dedicandosi a un genere divenuto presto di gran moda – quello della
descrizione di ambiente – crea così alcuni capolavori dove la
"curiosità" (fatti di vita borghese e popolare) si presta all’uso di un
colore prezioso, che però non è mai semplicemente "decorativo".
Riguardo alla architettura veneziana, infine, va
detto che quella del Settecento determinerà in gran parte il
caratteristico aspetto della città lagunare, e che essa resta
soprattutto legata al nome del suo massimo artefice, Baldassarre
Longhena (Chiesa della salute).
Oltre Roma e Venezia, Torino si impone per l’attività
di un grande architetto, il messinese Filippo Juvara (piano
regolatore della città, Basilica di Superga, Palazzina di caccia
di Stupinigi); Genova per le opere di Alessandro Magnasco, pittore
di fervida fantasia descrittiva; la Lombardia per la ritrattistica –
fortemente caratterizzata – di Fra’ Galgario (Giuseppe Ghislandi) e per
"i pittori della realtà" quali Giacomo Ceruti e lo stesso Fra’ Galgario;
Napoli per la felice inventiva di Corrado Giacquinto e per gli spazi più
scenografici e colorati di Francesco Solimena (detto l’Abate Ciccio). A
Napoli lavora il Vanvitelli per i Borboni, intenti a costruire la
grandiosa Reggia di Caserta immersa in un parco di pieno gusto rococò,
con giochi d’acqua e fontane in cui si specchiano statue mitologiche o
di stile arcadico.
L’architettura del ‘700 è dominata, anche, da una
nuova urbanistica e Roma è in primo piano per la sua posizione di centro
del cattolicesimo e per le sue caratteristiche naturali; due grandi
esempi si impongono per spettacolare bellezza: la scalinata di Trinità
dei Monti, costruita nel 1721 con un estroso gioco di concavi e di
convessi, di espansioni e di restringimenti dovuti all’opera di
Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis e la Fontana di Trevi del 1733
ad opera di Niccolò Salvi che, nell’omonima e pittoresca piazza, fa
irrompere lo scrosciante spettacolo di statue e festosi giochi d’acqua.
Ma nell’Europa del diciottesimo secolo predomina
intellettualmente la Francia. Essa continua trionfalmente e con sempre
maggiore autonomia il discorso che – iniziato dai grandi architetti e
pittori del Seicento - dovrà culminate nell’800 con una delle più grandi
e vive stagioni dell’arte che la civiltà moderna abbia avuto. La corte
di Luigi XV, dominata dal gusto "aggiornato" di favorite come la
Pompadour, è il centro motore del costume artistico settecentesco: non
solo nello "stile" dei mobili (eccellente è l’opera di maestri ebanisti
come Boulle) ma nella stessa ricerca figurativa, volta a risultati di
derivazione classica sia in architettura sia in pittura. Tra i più
grandi artisti francesi di questo periodo vi sono Antoine Watteau e Jean
Honorè Fragonard, che collocano nei loro paesaggi figure e figurine
prese in prestito ora a una finta Arcadia, ora alla Commedia dell’Arte,
ora (più raramente) alla vita di ogni giorno. Anche François Boucher
(legato spesso ai temi dell’elegante erotismo proprio dell’epoca) è
grande paesaggista e ottimo ritrattista; ma il massimo pittore francese
di questo periodo è Jean Baptiste-Siméon Chardin.
Nei suoi "interni con figure", nei suoi ritratti,
nelle sue nature morte, la struttura della composizione e l’uso del
colore hanno accenti di assoluta novità creativa tanto da costituire la
base di fondamentali esperienze posteriori.
In Inghilterra, fenomeno tipico (che caratterizzerà
poi gran parte della cultura, e non solo figurativa, del secolo
successivo) è il sorgere del gusto detto neogotico che aveva dominato
l’arte inglese nel Cinquecento. Contro questa prima ripresa neogotica (Castello
di Vanbrugh) vi è tuttavia una ancor più violenta reazione
neoclassica, di tipo palladiano, imperniata soprattutto sull’opera
architettonica dei fratelli Adam (Palazzo di Harewood) che dà un
carattere specifico alla "city" londinese. Più ricca che nei secoli
passati l’attività dei pittori, tra i quali emergono: il pittore e
incisore William Hogarth, caustico, spregiudicato cronista delle malizie
e degli sprechi – talvolta, delle tragedie – tipiche della Inghilterra
di allora; Thomas Gainsborough, eccezionale ritrattista, inventore di un
tipo di ritratto chiamato "conversation piece"; e gli altri due
ritrattisti, più tradizionali e "alla fiamminga", Samuel William
Reynolds e Sir Thomas Lauwrence.
In Germania (Franconia e Baviera) e in Austria i
maggiori esempi architettonici sono ancora legati al secentismo
italiano: d’altra parte nella attività di un architetto, il Fischer Von
Erlach (Chiesa di San Carlo e Biblioteca Nazionale
a Vienna), tali presupposti si arricchiscono di una forte vena di
invenzione descrittiva. Si stabilisce, soprattutto in Baviera, un
particolare stile rococò di elegante risalto spaziale, cui si lega la
vasta e spesso eccezionale opera di decoratore di Giovan Battista
Zimmermann.
In Spagna, l’arte europea produce, poi, sulla fine
del secolo, l’evento di maggior peso: l’opera di Francisco Goya. Pur
attingendo profondamente nella tradizione spagnola, egli rifiuta i
risultati più caratteristici e superficiali della moda pittorica
europea, e crea capolavori di importanza fondamentale per il successivo
sviluppo dell’arte ottocentesca.
Fenomeno caratteristico, infine, è il formarsi in
America di quello stile architettonico neo-classico detto "coloniale":
la sua rigida schematicità (facciata a timpano e colonne spesso
realizzate anche in legno) sarà la caratteristica dell’architettura
degli Stati Uniti, che resisterà a quasi tutto l’Ottocento.
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