LEONARDO DA
VINCI
Il genio precursore
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Nasce
il 15 aprile 1452, alle ore tre di notte, come figlio illegittimo di una
contadina o, forse di una domestica, di nome Caterina e di Ser Piero,
notaio in Vinci; alla madre non fu mai concesso di avvicinare il figlio
e Leonardo, solo in età adulta e avanzata negli anni, scoprirà che
quell’umile donna che aveva visto più volte guardarlo, con teneri occhi,
da lontano, era sua madre.
Leonardo vive nella casa del padre e gli pesa molto
la mancanza dell’affetto che può dare una madre e, nonostante il padre,
sposatosi più volte, metta al mondo ben dieci figli Leonardo rimane
sempre il frutto del peccato e, sebbene molto dotato e intraprendente, è
un bastardo e questa sua situazione gli precluderà gli studi di cultura
e ancor più, la carriera del padre e del nonno: quella di notaio.
Si affeziona molto ad uno zio che lo porta spesso con
se ad osservare la natura ed è forse, proprio in queste escursioni che
la curiosità per gli animali, per le piante e per tutto ciò che è
vivente e che si muove lo entusiasma tanto da voler conoscere e capire
le leggi che governano la vita.
Un giorno, il padre pur se non molto attento nei
riguardi del figlio, nell’attardarsi a sgridarlo bonariamente visto che
Leonardo insisteva a disegnare e a scrivere con la mano sinistra e
rimbrottandolo: "… la mano sinistra è la mano del diavolo…" rimane
colpito da quel suo ragazzo che, mancino, disegna immagini incredibili e
perfette e decide di portarlo a Firenze, a bottega da Mastro Verrocchio.
L’Italia del quattrocento è il paese più progredito
d’Europa, conta quasi dieci milioni di abitanti, ricche botteghe di
artigiani, di intagliatori del legno, di grandi artisti di scultura e di
pittura e la bottega del Verrocchio è una di quelle straordinarie
botteghe fiorentine dove non s’insegna soltanto a dipingere e a scolpire
ma anche a lavorare i metalli, a preparare le decorazioni da riportare
sulle tele, a realizzare le macchine per i cantieri, a preparare i
cartoni per gli affreschi, a preparare le armature per le statue
equestri e tante altre cose.
Ai ragazzi di bottega vengono riservati lavori
minori: la preparazione di base di un dipinto, la stesura di un
particolare, la patinatura della tela, la semplice esecuzione dei
fondali… e, nel quadro del Verrocchio: "Il battesimo di Cristo"
(oggi a Firenze, Galleria degli Uffizi), Leonardo ha l’incarico di
dipingere l’angelo di sinistra che, a detta degli estimatori (Verrocchio
compreso), supera in bellezza quello eseguito dal maestro.
Leonardo comincia ad esprimere non solo il suo grande
talento di artista ma anche quella sua curiosità di conoscere che
estenderà poi a tutti i campi del sapere; riempirà pagine su pagine di
annotazioni, scritti, disegni con quella sua strana scrittura mancina
che viaggia da destra a sinistra e che può essere letta allo specchio.
Numerosi manoscritti: i Codici, come verranno
chiamati poi, rappresenteranno la parte più consistente della sua opera
e fino a noi sono giunti oltre ottomila fogli pari a oltre sedicimila
pagine con molte decine di migliaia di disegni riguardanti tantissimi
argomenti dalla geologia alle macchine tessili, dal governo delle acque
alla progettazione di città, anche se gli studiosi ritengono che la
maggior parte dei progetti e dei disegni siano andati perduti.
La sua pittura traduce tutti gli elementi formali che
costituiscono le innovazioni della bottega verrocchiesca: la
composizione piramidale, la tecnica ormai raffinatissima del chiaroscuro
e il suo talento lo porta presto a lavorare in proprio; una delle prime
opere è "L’annunciazione": un quadro bellissimo che contiene le
caratteristiche e lo stile di Leonardo come lo sfumato (che poi verrà
perfezionato dallo stesso autore con le opere successive) e il paesaggio
di sfondo, luminosissimo, che dà rilievo alla composizione, un effetto
che Leonardo riprenderà anche nel suo primo ritratto, la "Ginevra
Benci", purtroppo gravemente mutilata nella parte inferiore,
dove la posizione delle mani accentuava la torsione del busto disposta a
piramide.
A detta degli esperti, il quadro dell’Annunciazione
contiene un manifesto errore: il braccio della Vergine è sproporzionato,
è fuori degli assi prospettici. Errore intollerabile visto che il
Quattrocento è il periodo in cui si esalta la prospettiva e per
raggiungere ciò ci si avvale della geometria; prima del Rinascimento i
paesaggi erano come schiacciati, piatti sulla superficie; fu Giotto il
primo a cercare di dare profondità alle scene ma fu Brunelleschi, agli
inizi del Quattrocento, a stabilire i principi prospettici: "…le linee
parallele convergono tutte verso un solo punto creando così l’illusione
della tridimensionalità…"; per la pittura del Rinascimento è una
rivoluzione e la scoperta della tridimensionalità apre nuovi orizzonti e
influenza tutti gli artisti.
A Firenze Leonardo rimane 14 anni e si afferma non
solo come artista ma cerca di approfondire le cose della natura; vuol
capire per esempio come è fatto all’interno il corpo umano; come si sono
originate le montagne; perché si sono formati i fiumi; quali sono le
leggi che governano i fenomeni fisici; perché gli uccelli volano…
Leonardo è stato un vero precursore nel campo della
geologia; è stato tra i primi a capire che cosa fossero i fossili
(gasteropodi, bivalvi, ostriche) e perché si trovassero in cima alle
montagne.
Nel "Codice Hammer" è spiegato come essi
derivassero da antichi fondali marini oggi scomparsi.
Ma torniamo alla Firenze del tempo che era governata
da un grande personaggio: Lorenzo il Magnifico, grande mecenate, grande
cultore dell’arte, uomo raffinato, interessante; la sua Corte era
frequentata da grandi artisti, filosofi,… anche Leonardo fece parte di
quel distinto ambiente.
E’ questo il periodo in cui l’artista comincia a
disegnare volti di ragazze e madonne fiorentine; è sempre per strada che
Leonardo trova e assume spunti per le sue opere osservando i personaggi
che incontra e nei quali vede i vizi e le virtù umane: la bellezza ma
anche la decadenza, la giovinezza in contrapposto alla vecchiaia, il
sublime e l’abbietto.
In questi volti tende anche a rappresentare
personaggi sia nella loro essenza reale e sia anche in modo distorto,
soprattutto quelli non del tutto simpatici, esagerando e appesantendo
certi loro tratti inventa la caricatura, anticipando quella che
diventerà una caratteristica apprezzata dei nostri giorni.
Leonardo è anche scultore ma delle sue opere non ci è
pervenuto nulla eccetto una scultura da lui fatta, in terracotta, in età
giovanile e solo di recente ritrovata; si tratta di un "Angelo della
Annunciazione", ad altezza naturale, e che si trova nella Chiesa
romanica di S. Gennaro accanto a Collodi ; la statua è stata ricomposta
nel 1771 quando un sagrestano della chiesa di S. Gennaro accidentalmente
la fece cadere e si frantumò in mille pezzi.
Altre opere di Leonardo subirono mutilazioni come il
quadro di "San Girolamo" dipinto su tavola di legno – opera non
finita e oggi custodita nella Pinacoteca vaticana – dove la testa di San
Girolamo fu segata per fare il piano di seduta di uno sgabello da
calzolaio e il resto fu utilizzato come sportello in un negozio da
rigattiere; solo nell’Ottocento ad opera di un Cardinale vennero
ricomposte le due parti.
Dopo aver dipinto il "San Girolamo", Leonardo
riceve la sua prima importante commissione l’"Adorazione dei Magi"
per il Convento di S. Donato a Scopeto (oggi a Firenze, Galleria degli
Uffizi), in cui si ha la prima massima realizzazione della singolarità
leonardesca: intorno alla Madonna le figure si dispongono a semicerchio
e la struttura non risulta chiusa perché i personaggi esterni e il fondo
di rovine e di battaglia sono coordinati secondo vari e divergenti punti
di fuga.
Nell’opera, rimasta incompiuta per la partenza
dell’artista per Milano, basilare è la raffinatezza del disegno,
caratteristica principale dell’arte fiorentina, che Leonardo ha sempre
ritenuto fondamentale strumento di indagine scientifica.
Leonardo rimase a Firenze per 14 anni dove ha avuto
anche problemi con la giustizia; viene processato insieme ad altri
ragazzi per atti di sodomia su un giovane un tal Jacopo Saltarelli; tra
i compagni di avventura c’è anche un Tornabuoni che per l’importanza del
nome della famiglia e per l’intervento dei Medici non può essere
condannato al rogo secondo l’usanza del tempo; si salva così il
Tornabuoni e si salvano anche Leonardo e compagni.
All’età di trenta anni, nel 1482, si trasferisce a
Milano dove rimane 17 anni sotto la protezione di Ludovico il Moro ed è
qui che nascono alcune delle sue opere più importanti; la creatività di
Leonardo è folgorante ma la realizzazione delle prestazioni è
lentissima: continui ripensamenti, approfondimenti per la ricerca della
perfezione fanno ritardare troppo la realizzazione delle commissioni
tanto da spazientire lo stesso Ludovico.
Nonostante la stima che gli attribuisce Ludovico il
Moro i primi anni a Milano non sono facili per carenza di denari e per
la difficoltà di comprendere il dialetto che Leonardo stesso diceva
essere una lingua straniera incomprensibile.
A Milano conosce Cecilia Gallerani una giovane
dolcissima, intelligente e raffinata, favorita del Duca, e, malgrado
Leonardo non abbia un buon rapporto con le donne, ne rimane affascinato;
il "Ritratto di Cecilia Gallerani "è una delle opere più belle
uscite dal pennello dell’artista e nota come la "Dama con
l’ermellino" è il più bel omaggio che un pittore può fare alla
bellezza e alla grazia di una donna .
Questo quadro ha conosciuto vicende movimentate
durante la seconda guerra mondiale: fu nascosto nei sotterranei del
Castello dei Principi Czartoryski insieme ai beni preziosi di famiglia
per sottrarli alla occupazione nazista ma, il Castello, fu saccheggiato
e il quadro, quando fu ritrovato, portava in un angolo l’impronta di un
tallone.
Il ritratto conosciuto come la "Dama con
l’ermellino" richiama l’attenzione sull’animale che Cecilia
Gallerani tiene in braccio e che risulta essere un furetto e non un
ermellino.
Il desiderio di Leonardo era quello di raffigurare un
ermellino perché nei bestiari medioevali l’ermellino rappresentava
alcune virtù quali l’equilibrio, la pacatezza, l’eleganza, la regalità
che ben si potevano riscontrare nella bella Cecilia; osservando con
attenzione il quadro ci si rende conto che l’atteggiamento della dama,
messo di tre quarti – come esigeva la pittura verrocchiesca - è analogo
a quello dell’animale; entrambi volgono lo sguardo nella stessa
direzione; anche il modo morbido di appoggiare la mano della dama è
analogo al modo morbido di appoggiare la zampina dell’ermellino; tutti
elementi che confermano la volontà di Leonardo di riflettere nella donna
le caratteristiche virtuali dell’ermellino così come era visto nella
moda di allora. Certo un ermellino non è addomesticabile ed è molto
mordace, non adatto quindi ad essere tenuto in grembo mentre il furetto,
invece, è quasi un animale da compagnia: da qui la sostituzione.
A Milano Leonardo mette in pratica un altro suo
grande talento quello di scenografo; la sua abilità nel creare macchine
e meccanismi uniti alla sua grande fantasia si traduce in uno dei più
memorabili spettacoli che il Ducato ricordi: una rappresentazione
teatrale allegorica detta " Festa del Paradiso" in cui il sole,
la luna, i pianeti si muovevano in palcoscenico; il geniale artista
disegnerà e realizzerà anche le scene e i costumi.
Leonardo prepara anche altri straordinari spettacoli
per il Duca con la realizzazione di scenari mai visti prima; disegna
anche gli abiti di scena oltre che i cartoni di sfondo; è un uomo
brillante e, a Corte, compone canzoni, musiche, indovinelli, rebus,
canta canzoni accompagnandosi con una lira che ha costruito
personalmente ma è anche molto solitario, passa la maggior parte del
tempo al tavolo dove riempie pagine su pagine di scritti, idee,
progetti, invenzioni che solo in minima parte sono arrivati a noi.
Leonardo si impegna anche in opere più serie e più
importanti come il "Cenacolo"una pittura murale che lo impegnerà
a lungo e realizzata con una tecnica insolita che, alla rimozione delle
impalcature, mostra subito i suoi gravi difetti; in basso a sinistra si
intravede una prima crepa, è l’inizio di un processo di disgregazione
che continuerà inesorabile. Già una ventina d’anni dopo la sua
realizzazione il Cenacolo presenterà danni molto gravi: la
tecnica che era stata utilizzata e l’umidità della parete retrostante
provocarono quel degrado inarrestabile , quel cancro della pittura, che
ha corroso questo capolavoro; capolavoro che obbedisce al tema classico
della tradizione fiorentina che voleva gli Apostoli in una severa
struttura architettonica; sono raggruppati in gruppi di tre e
manifestano diverse reazioni all’affermazione del Cristo:"…uno di voi mi
tradirà…".
Dello stesso periodo un altro quadro importante è: "La
Vergine delle rocce" (oggi al Museo del Louvre): la bellezza e la
dolcezza delle figure riunite in una composizione a piramide è
perfettamente inserita in un paesaggio insolito in quanto le rocce, così
ben rappresentate – a detta degli esperti – sembrano uscite dalla penna
di un geologo o di un botanico piuttosto che dal pennello di un artista.
Anche questo quadro ha avuto un’esistenza travagliata
a seguito di una vertenza sorta con i frati di S. Francesco Grande a
Milano i quali convinti che il quadro non fosse del tutto finito si
rifiutarono di pagare l’ultima rata.
C’è una seconda versione della "Vergine delle
rocce" che è conservata oggi al National Gallery di Londra
realizzata molti anni dopo con molte differenze rispetto alla tavola
parigina; gli esperti ritengono che Leonardo impostò il quadro ma che fu
finito da Ambrogio de’ Predis.
Sempre a Milano Leonardo lavorò alla realizzazione
della statua equestre destinata ad onorare la memoria di Francesco
Sforza e con quest’opera desiderava oscurare tutte le precedenti statue
equestri, in particolare quella del Verrocchio eseguita in omaggio al
Colleoni e quella di Donatello dedicata al Gattamelata ; a lui
interessava più il cavallo che il cavaliere; doveva essere il più alto
di tutti i cavalli di tutte le statue equestri e doveva essere ritto
sulle zampe posteriori: una sfida mai fatta prima; Leonardo riempie
fogli su fogli di calcoli, di disegni, di correzioni, di schizzi e
impiega tantissimo tempo per studiarne la realizzazione ma solo dopo
diverse sollecitazioni anche rigorose di Ludovico con minacce di
affidare il lavoro ad altri scultori, Leonardo si convince della
impossibilità di realizzare un cavallo rampante e decide di realizzare
un cavallo al passo ma deve riprendere in mano il progetto , i calcoli,
i disegni, in poche parole deve ricominciare daccapo.
Realizza un calco in gesso che verrà esposto in
occasione del matrimonio della nipote del Duca con l’Imperatore
d’Austria; la statua esposta pubblicamente solleva l’ammirazione
generale per la sua imponenza.
Leonardo prepara gli stampi per la fusione del
bronzo, ne servono più di 100 tonnellate ma, purtroppo, il bronzo non è
più disponibile in quanto utilizzato per la preparazione delle bocche di
cannone per difendere il Ducato D’Este dalla invasione dei francesi.
L’arrivo delle truppe a Milano, nel 1499, procurerà
tantissimi danni: la soldataglia distruggerà il cavallo e i calchi.
Un gruppo di Americani, appassionati delle opere
leonardesche ha voluto provare a realizzare il sogno di Leonardo e dopo
cinque secoli si è cimentato a ricostruire i calchi interpretando il
progetto dell’artista; costruito il cavallo, nel 1999 è stato regalato
alla città di Milano e posizionato davanti allo stadio di San Siro: è
alto circa otto metri, pesa 15 tonnellate ed è costato oltre cinque
miliardi di lire.
Chissà se Leonardo lo voleva proprio così?!
Nel 1499 quando ha 47 anni, Leonardo lascia Milano a
seguito dell’arrivo delle truppe francesi; è ormai un pittore molto
famoso è, anche, un inventore ammirato, un creativo, come si direbbe
oggi ed è costretto a lasciare Milano, si ferma a Mantova alla Corte di
Isabella d’Este Gonzaga una donna colta, amante delle arti e sua grande
ammiratrice; Isabella cerca in tutti i modi di convincere l’artista a
farle un ritratto ma ciò che riesce ad ottenere è soltanto un disegno
del suo profilo per un cartone per un ritratto in grandezza naturale che
non verrà mai eseguito.
Leonardo è un personaggio troppo ingombrante e
Isabella ha paura di compromettersi con i francesi in quanto presso la
sua Corte ha dato rifugio a troppi personaggi importanti e acconsente a
che Leonardo lasci Mantova per Venezia dove progetta un piano di difesa
della città contro i Turchi; una serie di sbarramenti delle acque del
fiume Isonzo in modo da allagare la città in caso di invasione.
Nel 1501, dopo un breve soggiorno a Firenze Leonardo
parte per la Romagna, ospite di Cesare Borgia, il Duca Valentino, che lo
investe dei pieni poteri di ministro della guerra:
Cesare Borgia è il figlio naturale del Papa
Alessandro VI e ha un grande progetto in mente:creare uno Stato forte e
moderno con l’unificazione dell’Italia annettendo, sotto il suo dominio,
la Romagna, le Marche e parte della Toscana.
Per raggiungere questo fine agisce in modo
spregiudicato e vigliacco e malgrado Leonardo si adoperi in tutti i modi
per fortificare le città da tutti gli assalti, quando Cesare Borgia fa
strangolare, con un inganno, quattro oppositori tra cui un suo amico,
Leonardo decide di andarsene.
Leonardo non amava la guerra anche se amava la
costruzione di macchine per la difesa militare; di macchine da guerra
Leonardo ne ha progettate tantissime, sorprendenti e devastanti; tra di
queste: il "carro da combattimento", un carro munito di dodici mazze
ferrate che un ingranaggio collegato ad una ruota faceva girare
vorticosamente tutte insieme con effetti disastrosi sulla fanteria; il
"carro falcato", un carro munito di una serie di ingranaggi che facevano
ruotare le lame da falce con effetti spaventosi sui campi di battaglia;
la "nave speronatrice" una nave predisposta per l’attacco, velocissima
per la sua forma affusolata, munita di due armi: un rostro potente che
serviva a sfondare il ventre delle navi nemiche e una seconda arma a
sorpresa che, tramite un meccanismo e uno sportello, si manifestava
all’ultimo momento con la fuoriuscita di un cannone che sparava a
distanza ravvicinata non palle sferiche ma proiettili di forma ogivale;
Leonardo aveva già capito l’importanza della aerodinamica; il "cannone a
trentatre canne", una macchina che tramite uno speciale sistema rotante
sparava da dodici bocche contemporaneamente mentre le altre bocche
venivano caricate; il "carro armato" nel cui interno potevano stare
anche otto uomini che muovendo delle leve facevano girare le ruote e
sparare una corona di cannoni posti tutti intorno al carro; lo "sfonda
carene" una macchina che, sott’acqua, avrebbe perforato gli scafi
nemici; l’architronito una sorta di cannone in cui si sfrutta la forza
espansiva del vapore d’acqua; attrezzature subacquee; l’elenco potrebbe
continuare all’infinito come potrebbe continuare all’infinito l’elenco
delle macchine da impiegare in agricoltura, nell’industria tessile, nel
lavoro, nella vita di tutti i giorni.
A Milano, al Museo delle Scienze e della Tecnica, di
possono veder, riprodotti, diversi modelli delle macchine di Leonardo:
antenati della bicicletta, turbine, gru a due bracci, cuscinetti e
sfera, sega idraulica per tagliare i tronchi, il carro-auto a motore
antenato dell’automobile, la barca con propulsione a ruote, ecc…
A Firenze, Leonardo progetta la possibilità di
deviare il fiume Arno per costringere alla resa la città di Pisa in
guerra con Firenze.
Questa grande competenza e conoscenza della dinamica
delle acque portò Leonardo anche a progettare dei sistemi di difesa
contro gli straripamenti del fiume Arno e a cercare di realizzare il
sogno dei fiorentini: quello di collegare Firenze al mare, tramite
l’Arno e di rendere quest’ultimo completamente navigabile
La Firenze di Leonardo era il luogo di incontro di
grandi personaggi come Lorenzo il Magnifico, Ludovico il Moro, Cesare
Borgia, Nicolò Macchiavelli, anche artisti come Botticelli, Perugino,
Raffaello che era un suo grande ammiratore, Michelangelo con il quale
Leonardo non andava d’accordo e con il quale si sarebbe dovuto
confrontare sul piano della pittura; infatti ad entrambi fu
commissionato dal Gonfaloniere Soderini, Sindaco di Firenze, di
affrescare due grandi pareti, una accanto all’altra, del Consiglio
comunale a Palazzo Vecchio.
Entrambi avrebbero dovuto rappresentare una
battaglia: Leonardo la "Battaglia di Anghiari"sulla parete di
sinistra, Michelangelo la "Battaglia di Cascina"sulla parte di
destra; i due affreschi di 7 metri di altezza e 17 metri di larghezza
avrebbero dovuto ricoprire per intero le due pareti.
Leonardo si trova ancora una volta in difficoltà,
come era già avvenuto per il Cenacolo a Milano: si deve cimentare
con la tecnica dell’affresco che l’artista non amava sia perché tale
tecnica vuole un’esecuzione rapida che non è congeniale al suo stile
caratterizzato da continui ripensamenti ma soprattutto perché è convinto
che la tecnica tradizionale dell’affresco non gli avrebbe concesso gli
effetti di profondità delle ombre, di sfumato e di luce che egli si
proponeva di realizzare. Il risultato fu disastroso.
I cartoni per essa furono oggetto di studio degli
artisti, e andarono distrutti
E’ utile ricordare che la tecnica dell’affresco
prevede che la pittura sia fatta " a fresco" cioè su intonaco ancora
umido in modo che la parete, asciugandosi, incorpori i colori che, così,
potranno durare nel tempo.
Un pittore, quindi, non può dipingere un’intera
parete in un solo giorno; la preparazione "a fresco" dovrà essere fatta
solo su quella porzione di parete che il pittore prevede di dipingere
nell’intera giornata; l’opera, quindi, procede per piccoli tasselli,
giorno per giorno, senza troppi ripensamenti; è una tecnica che si
addice più a Michelangelo ma non certo a Leonardo che invece ha bisogno
di tempi più lunghi. Leonardo conosce bene le sue difficoltà e decide di
utilizzare una tecnica diversa: la cosiddetta "tecnica dell’encausto"
che aveva appreso dai testi di Plinio e che prevedeva l’utilizzo del
calore molto forte per fissare i colori sulla parete. Questa tecnica si
dimostrò un vero disastro soprattutto nella parte alta ma l’affresco fu
completato ugualmente e per ben 50 anni fu esposto; il confronto con
Michelangelo, però non avvenne perché la battaglia di Cascina non fu mai
realizzata.
Che fine ha fatto l’opera di Leonardo?
Palazzo Vecchio fu varie volte ritoccato; in
particolare fu il Vasari a trasformare in modo radicale la Sala del
Consiglio accorciandola e innalzandola di ben sette metri.
Il Vasari era un grande estimatore di Leonardo ed è
impensabile che abbia fatto distruggere un capolavoro di tale artista; è
più logico supporre che abbia cercato di salvare l’opera coprendola,
forse, con una parete.
I sondaggi fatti però non hanno dato delle certezze
ma la supposizione che il dipinto di Leonardo sia lì è fortissima, forse
in futuro con nuovi strumenti sarà possibile dare una risposta a questo
mistero.
Forse però la risposta lo ha data proprio il Vasari
scrivendo a pochissima distanza una frase in apparenza senza senso se
non la si trasferisce all’affresco di Leonardo: "cerca trova" scritta
sullo stendardo di un soldato nell’affresco dedicato alla "Presa di
Siena".
La mente di Leonardo non poteva non avventurarsi in
quello che era il sogno del suo tempo, inventare una macchina per
volare; e per realizzare ciò studia l’anatomia degli uccelli con molta
attenzione, in particolare lo sterno e le ossa vuote dei volatili
Comincia a progettare delle macchine che siano capaci
di replicare i movimenti degli uccelli ma malgrado tutti gli sforzi e la
sua immaginazione non riesce a costruire una macchina capace di prendere
il volo; aveva capito però che per volare era necessaria una forza
esterna all’uomo che la natura offriva gratuitamente: il vento e l’aria
calda. Osservando il volo degli uccelli Leonardo osservò la loro grande
capacità di planare e di sfruttare le correnti aeree.
Capì però che la resistenza dell’aria poteva frenare
una caduta e fra i suoi progetti compare l’antenato del paracadute.
Nell’ultima parte della sua vita Leonardo non si da
per vinto, è vero che i suoi studi sulle macchine volanti non hanno
approdato a nulla, ma, forse, non aveva dato sufficiente efficienza a
tutto il sistema e così riprende i suoi progetti sul volo e inventa uno
strumento a vite , antenato dell’elica che prende l’aria da una parte e
la spinge fuori dall’altra (la statua di Leonardo all’aeroporto di
Roma-Fiumicino tiene in una mano proprio quello strumento/elica e con
l’altra mano indica il cielo con un dito); se quella macchina viene
spinta da un motore sì da farla girare molto in fretta quella vite aerea
viene spinta in avanti e si solleva da terra.
L’insaziabile desiderio di conoscere, di capire tutto
ciò che vede porta Leonardo ad esplorare anche il corpo umano , la più
complessa delle macchine. Vuol sapere cosa c’è dentro e come funziona e
soprattutto cosa succede quando si ferma definitivamente con la morte.
Per questo si reca negli obitori e con forbici e
bisturi seziona i cadaveri; l’anatomia, ai suoi tempi era ancora a
primordi, le idee sul corpo umano erano ancora molto fumose. Leonardo è
il primo a disegnare l’interno del corpo umano con una serie di disegni
stupefacenti: sono centinaia i disegni conservati nel Castello di
Windsor e di proprietà della Regina d’Inghilterra sull’argomento;
Leonardo inventa l’illustrazione anatomica e inventa anche un modo di
illustrare che ancora oggi è usato dai moderni disegnatori la cosiddetta
"immagine esplosa": una serie, in sequenza, di riproduzioni fino ad
arrivare nella parte più interna di un organo.
E’ così che riesce a capire le alterazioni senili e
persino l’arteriosclerosi; gli sfugge però il funzionamento del cuore
perché i suoi studi di botanica lo portano fuori strada; ritiene infatti
che la circolazione del sangue funzioni come la linfa delle piante con
una linfa ascendente e una discendente e per questo ritiene che il cuore
non sia un muscolo motorio, una pompa, ma semplicemente un organo che
funziona per generare calore al corpo.
Tra i suoi disegni anatomici i più spettacolari sono
quelli che riguardano il feto prima della nascita: sono immagini nuove
per l’epoca e quindi sconvolgenti.
Studia anche i meccanismi dell’occhio per vedere come
funziona la visione tridimensionale; scopre la funzione della retina,
del nervo ottico facendo bollire un occhio immerso nella chiara d’uovo;
scopre i meccanismi di propagazione della luce e conseguentemente
imposta le basi della fotometria.
Fra i tanti disegni di Leonardo ve ne è uno molto
intrigante quello dell’uomo vitruviano che si ispira al modello proposto
nell’antichità dal matematico Vitruvio per indicare il corpo umano come
unità di misura nella progettazione architettonica.
L’uomo di Leonardo è inserito contemporaneamente in
un quadrato e in un cerchio se si guarda soltanto il quadrato la
composizione è perfetta e così se si guarda l’uomo inserito solo nel
cerchio , sovrapponendo le due immagini si ha l’impressione della
integrazione delle due figure e anche del movimento; in un certo senso
della quadratura del cerchio.
Nei suoi appunti Leonardo asserisce di aver scoperto
la soluzione matematica della quadratura del cerchio, "un poligono di
lati infiniti", andando oltre le soluzioni proposte da Archimede del
quale Leonardo era un grandissimo ammiratore ma dei veri passaggi per
arrivare ad asserire la soluzione della quadratura del cerchio non vi è
traccia nei documenti che sono arrivati fino a noi
Su questo enigmatico disegno dell’uomo vitruviano si
è scritto moltissimo cercando anche dei significati allegorici come per
esempio se si tracciano due diagonali del cerchio il punto centrale cade
sull’ombelico; se si tracciano le diagonali del quadrato il punto
centrale cade sui genitali; il fatto è che per creare una
sovrapposizione occorre che il quadrato sia più basso rispetto al
cerchio e mai nessuno è arrivato a conclusioni plausibili.
Il contributo di Leonardo a quasi tutte le discipline
scientifiche fu determinante, anche in astronomia ebbe intuizioni
fondamentali come sul calore del sole , sulla scintillazione delle
stelle, sulla terra come pianeta, sulla luna, sulla centralità del sole
che ancora per tanti anni avrebbe suscitato contrasti e opposizioni ma
nei suoi scritti si trovano anche esempi che mostrano la sua capacità di
rendere in modo folgorante certi concetti difficili come le leggi di
gravitazione: paragonando i pianeti a delle calamite che si attraggono
vicendevolmente spiega così il concetto dell’attrazione gravitazionale o
come il considerare la terra un qualunque astro in grado di riflettere
la luce; da ciò il suo rifiuto della concezione aristotelico-tolemaica
che pone la terra immobile al centro dell’universo; la terra non solo si
muove intorno al suo asse, ma è soggetta ad un ritmo incessante di
trasformazioni geologiche che non possono essere ricondotte al diluvio
universale, sostenuto dalla tradizione biblica.
Anche nella botanica Leonardo compie osservazioni
fondamentali: si accorge che le foglie non sono disposte in modo casuale
sui rami ma obbediscono a leggi matematiche; è la crescita delle foglie
che evita la sovrapposizione per usufruire della maggiore luce; scopre
che gli anelli concentrici dei tronchi indicano l’età della pianta;
osserva anche l’eccentricità del diametro dei tronchi dovuta al maggior
accrescimento della parte in ombra; scopre il fenomeno della risalita
dell’acqua dalle radici ai tronchi per capillarità; scopre la
coltivazione idroponica.
Era il 1503 quando Leonardo comincia a dipingere "La
Gioconda" un ritratto al quale l’artista lavorava saltuariamente: ci
mise quattro anni per completarlo e non fu mai consegnato al
committente.
La Gioconda potrebbe essere la moglie di Francesco
Bartolomeo del Giocondo di Pisa; per secoli si è sempre guardato al suo
volto con il sorriso enigmatico senza prestare attenzione al paesaggio
alle sue spalle. E’ inventato o esiste davvero?
Monna Lisa è seduta a ridosso di un loggiato con
parapetto e due colonne di cui si vede soltanto un accenno delle basi;
qualcuno ritiene di aver localizzato il paesaggio sullo sfondo nella
zona di Arezzo e precisamente a Valdarno Aretino là dove l’Arno supera
le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana. Il ponte, i
calanchi, l’ansa del fiume, il Borgo di Quarata sono elementi che non
fanno smentire questa supposizione ma ne esistono altre compresa quella
che il paesaggio sia frutto della vulcanica fantasia leonardesca.
Nel 1506 Leonardo torna a Milano per un nuovo periodo
di lavoro e torna a vedere il suo "Cenacolo" sono ormai passati
sette anni ed ha una sorpresa, qualcosa che non si aspettava e che lo
riempie di gioia: nella sala del Cenacolo parecchi allievi sono lì a
copiare il suo capolavoro.
Nel 1513 Leonardo si trasferisce a Roma, ha oltre
sessant’anni, lo ha invitato il fratello del Papa Giuliano de’ Medici;
questa volta non deve dipingere deve esprimere la sua genialità su un
progetto di prosciugamento delle paludi pontine ma, soprattutto si
dedicherà ad un progetto al quale pensa da anni, mutuato da un progetto
di Archimede: gli "Specchi ustori": che ben temprati e ben orientati
potrebbero portare ad ebollizione una grande caldaia da usare per le
lavorazioni della industria tessile; una fonte energetica gratuita e
perenne regolata dalla natura: l’energia solare
Riprende, anche, gli studi di anatomia ma a seguito
di una denuncia del suo lavorante e soprattutto a seguito della morte di
Giuliano de’ Medici che non può più difenderlo, Leonardo decide di
lasciare l’Italia e, amareggiato, si rifugia in Francia alla corte di
Francesco I che lo apprezza, lo stima e lo aiuta.
Cosa porta con se Leonardo? Il ritratto della
Gioconda, e soprattutto una gran quantità di disegni e manoscritti; sa
che buona parte dei suoi capolavori sono andati distrutti: il cavallo
del monumento equestre a Francesco Sforza, il Cenacolo è diventato
irriconoscibile appena finito; la Battaglia di Anghiari nella Sala del
Maggior Consiglio di Firenze ha presentato i medesimi inconvenienti;
anche i disegni ammucchiati in casse sono oggetto di frustrazione in
quanto le macchine che ha ideato sono troppo precorritrici rispetto ai
suoi tempi; gli studi di anatomia e aerodinamica hanno quasi sentore di
stregoneria e senza la protezione di Giuliano de’ Medici le accuse lo
avrebbero portato ad un processo molto pericoloso per la sua vita.
E’ questo lo stato d’animo di Leonardo quando abiterà
il maniero di Cloux (oggi Clos-Lucé) vicino alla reggia del Re ad
Amboise a 100 chilometri da Parigi sulle rive della Loira.
Qui Leonardo vive gli ultimi quattro anni di vita e
forse fu proprio qui che Francesco I gli comprò il quadro più famoso
della storia: "la Gioconda"; lo pagò 4000 ducati d’oro una somma
importante per l’epoca.
Dalla finestra del suo maniero Leonardo vedeva il
Castello del Re che disegnò e che ora si trova nella collezione del
Castello di Windsor è come una fotografia del momento.
Qui vennero composti molti del manoscritti del "Codice
atlantico".
Leonardo ha superato i sessantacinque anni ma
dimostra molto più della sua età; il 29 aprile 1519 stila un testamento
lasciando ai suoi fratellastri, che tanto lo avevano ostacolato, i suoi
beni mentre i dipinti che si trovavano nel suo studio andarono
all’allievo Salaì e la raccolta degli scritti e dei disegni e il suo "Autoritratto"
furono destinati al giovane collaboratore Giovan Francesco Melzi che li
custodirà con gelosia per tutta la sua vita ma che i suoi cinque figli,
alla sua morte, si disinteresseranno di questo straordinario patrimonio;
i manoscritti verranno in parte venduti a mercanti di passaggio, in
parte andranno perduti e in parte saranno rubati; forse alcune pagine
giacciono chissà in qualche angolo del mondo come è capitato nel 1966 di
scoprire a Madrid due nuovi Codici di numerose pagine.
Anche "L’Autoritratto di Leonardo " ha
avuto una storia travagliata: alla morte di Giovan Francesco Melzi il
quadro sparì insieme a tanti scritti e disegni dell’autore; le prime
notizie si ebbero agli inizi dell’Ottocento a Milano perché il ritratto
fu copiato in un’incisione di un libro ma sparì nuovamente per lungo
tempo. Nel 1840 un collezionista che lo aveva comprato forse in
Inghilterra o in Francia lo vendette a Carlo Alberto di Savoia e da
allora si trova in un sotterraneo (studiato per resistere ai terremoti,
agli incendi e ai ladri) della Biblioteca Reale di Torino. Il viso non è
finito, manca la sommità della fronte e parte della barba ma è lo stile
di Leonardo che giocando sui chiaroscuri e sui riflessi della luce fa
vedere l’ampiezza della fronte e una barba fluente senza doverle
disegnare. E’ un ritratto vivo, deciso che sembra animarsi di un sorriso
enigmatico e beffardo quando, con rispettosa soggezione lo si osserva
profondamente nell’intensità dello sguardo.
Nella stessa Biblioteca sono conservati altri tredici
disegni di Leonardo e sei disegni di scuola leonardiana
Il 2 maggio 1519 Leonardo muore all’età di 67 anni;
una leggenda vuole che sia spirato tra le braccia del Re Francesco I, ma
non è così.
Della morte aveva scritto:"…così come una giornata
bene spesa dà lieto dormire, così una vita ben usata dà lieto morire".
I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI
PERIODO
TITOLO
ALLOCAZIONE
Madonna della melagrana (Madonna Dreyfus)
Washington – National Gallery of Art
1470 Madonna col bambino (Madonna del
garofano) Monaco – Alte Pinakothek
1472 L’Annunciazione
Firenze – Galleria degli Uffizi
1474 Ritratto di Ginevra Benci
Washington – National Gallery of Art
1478 Madonna col bambino (Madonna Benois)
San Pietroburgo – The State Hermitage Museum
1480 San Gerolamo
Città
del Vaticano – Pinacoteca Vaticana
1481 Adorazione dei Magi
Firenze – Galleria degli Uffizi
1483 La Vergine delle rocce (prima versione)
Parigi – Museo del Louvre
1485 Ritratto di musico
Milano – Pinacoteca Ambrosiana
1488 Ritratto di Cecilia Gallerani (La Dama
con l’ermellino) Cracovia – Czartoryski Museum
1490 Ritratto di dama (La Belle Ferronnière)
Parigi – Museo del Louvre
1494 Ultima Cena
Milano
– Refettorio di Santa Maria delle Grazie
1495 La Vergine delle rocce (seconda versione)
Londra – National Gallery
1498 Tronchi d’albero con rami, radici e rocce
Milano – Castello Sforzesco, Sala delle Asse
1500 Ritratto di Isabella d’Este
Parigi – Museo del Louvre, Cabinet des Dessins
1501 Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e San
Giovannino Londra – National Gallery
1503 Ritratto di Monna Lisa del Giocondo (La
Gioconda) Parigi – Museo del Louvre
1508 Testa di fanciulla (La scapigliata)
Parma – Galleria Nazionale, Palazzo Pilotta
1508 San Giovanni Battista
Parigi – Museo del Louvre
1510 Sant’Anna, la Madonna, il Bambino e
l’agnellino Parigi – Museo del Luovre
1515 Leda
Roma –
Galleria Borghese
CODICI E MANOSCRITTI
TITOLO
ALLOCAZIONE
-
Codice Atlantico (contiene una grande miscellanea
di disegni e note scientifiche, in tutto circa 2000; il nome deriva dal
formato (atlante) dei fogli su cui il collezionista Pompeo Leoni, del
secolo XVI, incollò gli scritti di Leonardo) Milano – Biblioteca Ambrosiana
-
Manoscritti A, D, (contengono disegni e note sull’ottica, sulla
meccanica e sulla astronomia) Parigi – Institut de
France
-
Manoscritti B, E, K (contengono disegni di architettura, progetti
di ponti e navi, descrizioni di strumenti scientifici, disegni sul volo
degli uccelli e disegni di anatomia comparata) Parigi – Institut de France
-
Manoscritti C, F, H, I (contengono descrizioni di geometria e
fisica) Parigi – Institut de France
-
Manoscritti G,L, M (contengono argomentazioni varie)
Parigi – Institut de France
-
Codice Arundel (contiene descrizioni varie tra cui argomenti di
fisica, ottica, meccanica, geometria) Londra –
British Library
-
Codice sul volo degli uccelli
Torino –
Biblioteca Reale
-
Fogli A, B, C, (contengono disegni e studi di anatomia)
Londra – Biblioteca Reale del Castello di Windsor
-
Manoscritto 2037 Ashburnham (composto di fogli che furono strappati
dal Manoscritto B Parigi – Institut de France
-
Manoscritto 2038 Ashburnham (quasi interamente dedicato alla
pittura) Parigi – Institut de France
-
Codice 8036 e Codice 8037 (contengono disegni di macchine, di
architettura, di geometri, statica e meccanica corredati di scritte
esplicative e annotazioni varie con date comprese tra il 1491 e il 1505)
Madrid – Biblioteca Nacional
-
Codice Hammer ( contiene appunti e studi di geologia) (ex
Leicester) Washington, Seattle Collezione Bill
Gates
-
Codice Trivulziano (contiene disegni e appunti lessicali)
Milano – Castello Sforzesco
-
Codice Forster I (contiene argomenti di stereometria)
Londra – Victoria and Albert Museum
-
Codice Forster II (contiene argomenti vari e si compone di due
quaderni) Londra – Victoria and Albert Museum
-
Codice Forster III (contiene argomenti vari)
Londra – Victoria and Albert Museum
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