GIULIO ROMANO
PITTORE –certa paternita’ dichiarata dal
“nobilis vir” Pietro Pippi “de Ianutiis” come pure certo e’ il luogo di nascita
Roma e’, invece, incerta la data di nascita 1499
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La
migliore e maggiormente calzante descrizione del grande artista rimane
quella dell’autorevole Goethe che a suo tempo mirabilmente
sintetizzava la poliedricita’ dell’opera di Giulio Romano dicendo di lui che
si usava ritenerlo essere l’allievo di Raffaello. Cio’ era per Goethe troppo
riduttivo per un grande allievo, quale Giulio Romano dimostra essere, del
suo secolo.
Da Raffaello prende soprattutto tre
grandi doti: 1) la versatilita’ artistica, 2) la creazione artistica
applicata ai piu’ svariati campi, 3) il dominio sulla vita artistica e
culturale di Mantova alla corte di Federico Gonzaga.
Mantova aveva da poco perso il Mantegna
e, Isabella d’Este, madre di Federico, e’ un’appassionata cultrice di
“cose antique” inducono Giulio a proporre, per un breve periodo, un
linguaggio profano diverso da quello del Mantegna dai secchi modi dal quale
si differenzia per aver ereditato i raffaelleschi morbidi modi. Comunque,
dal terzo decennio del Cinquecento la sua impronta artistica personale
diviene fortemente chiara al punto di costituire un riferimento per la
cultura, in toto, dell’Italia settentrionale.
Intorno al 1515 comincia l’ apprendistato
nella bottega romana di Raffaello Sanzio collaborando alle
decorazioni delle Stanze e Logge Vaticane, della Loggia di
Psiche della Farnesina oltre ad un suo intervento in molte tele
dell’ultimo Raffaello quali: Madonna col Bambino e San Giovannino (Parigi
Louvre), Madonna Spinola e Madonna Novar (Edimburgo, National Gallery
of Scotland).
Il Vasari lo descrive “fondato, fiero,
sicuro, capriccioso,vario, abundante et universale” e, a riprova del grande
affetto e stima da lui nutriti per il grande Maestro Raffaello, aggiunge che
“egli fu dolcissimo nella conversazione, affabile, grazioso e tutto pieno di
ottimi costumi che fu di maniera amato da Raffaello che, se gli fosse stato
figlio, di piu’ non avrebbe potuto amarlo; perciò si servi’ sempre di lui
per le Opere più importanti”.
La sua prima Opera autonoma e’ il Ritratto
di Giovanna d’Aragona (Parigi Louvre). Alla morte di Raffaello il 6
aprile 1520, la bottega del Maestro con tutti le commissioni incompiute
viene ereditata da Giulio Romano e da Gianfrancesco Penni accomunati, nella
natura artistica ed umana, da una esperienza quinquennale alla scuola di
Raffaello.
Nel frattempo sottoscrive il contratto per
completare l’Incoronazione della Vergine di Monteluce (Roma, Pinacoteca
Vaticana).
Altri lavori dello stesso periodo sono:
Cristo in gloria con quattro santi, (Deesis – Parma, Pinacoteca Nazionale,
Madonna Hertz (Roma, Palazzo Barberini), Sacra Conversazione Fugger
(Roma, Santa Maria dell’Anima) e i disegni per la serie dei Modi
cosiddetta perche’ avente tema le differenti posizioni di sedici coppie
durante l’amore.
Per quanto riguarda la sfera della sua vita
privata ed affettiva la sorte gli e’ alquanto avversa. Nel 1523, anno del
lieto evento del matrimonio della sorella Gerolama, gli muoiono due fratelli
e due sorelle. Anche le sue finanze non godono di buona salute perche’ la
dote a Gerolama e’ costituita quasi esclusivamente con il pagamento della
Trasfigurazione (Roma, Pinacoteca Vaticana).
Nel 1526 e’ nominato dal Gonzaga
“superiore delle strade e prefetto delle fabbriche” grazie alle sue doti
dimostrate da documentazioni di alcuni progetti architettonici per ville e
palazzi romani e gia’ l’anno prima, cioe’ nel 1525, inizia la costruzione
del Palazzo Te (che prende il nome dal termine medievale Teieto
che indicava un’ampia e collinare distesa erbosa dietro i bastioni
meridionali di Mantova). Ben presto diventa regista a tutto tondo
della vita di corte esattamente come Raffaello Sanzio a Roma, sotto il
papato di Leone X.
In qualita’ di pittore e decoratore la prima
sala realizzata risulta essere quella dei Cavalli, una vera e propria
ritrattistica a grandezza naturale dei migliori esemplari equini che erano
appunto tra le grandi passioni oltre che un fruttuosissimo commercio del
duca, e gli affreschi con le Storie di Ercole collocate sopra i
destrieri per esaltare le qualita’ guerresche del duca committente. La sala
di Amore e Psiche, il cui spunto lo prende dalle Metamorfosi
di Apuleio, in cui l’artista e’ alla ricerca di un traguardo mistico
al di la’ del contenuto erotico e pagano, sara’ da modello alle generazioni
di pittori manieristi. La stessa ricerca del mistico c’e’ anche nella
Sala dei Giganti raffigurante la Gigantomachia di Ovidio
seguita all’assalto dei Giganti all’Olimpo e la punizione di Giove in un
diluvio di pietre e massi, con l’allegorica allusione alla caduta degli
angeli ribelli a Dio.
Purtroppo, a seguito di saccheggiamenti ed
assedi subiti dalla citta’, il palazzo ha riportato danni incalcolabili ed
all’inizio del Novecento, quando i bastioni vennero abbattuti ed il canale
che delimitava l’isola del Te venne interrato, il Palazzo sara’ integrato
nella periferia mantovana e ne scomparira’ la collocazione stessa che lo
legava alla citta’ ed al paesaggio circostante.
PERIODO MANTOVANO 1526-1546
Nei nove anni di lavori alla realizzazione di
Palazzo Te Giulio Romano progetta e porta a termine diverse altre
commissioni tra cui un monumento marmorio dedicato ad una
cagnolina (1526), la ristrutturazione della casa di un capitano d’armi
(1527), la maschera funebre di Giovanni dalle Bande Nere (1526) e il
progetto dl monumento in memoria di Piero Strozzi. Realizza inoltre
gli apparati effimeri per la visita di Carlo V a Mantova (1530)
tra cui un ponte di barche sul Po, una colonna alta 35 m in piazza del Duomo
decorata con versi da nobili significati, recante in cima una vittoria con
un ramo di alloro in mano. Nel 1529 sposa Elena di Francesco Guazzi con cui
vivra’, nella casa in contrada Unicorno, fino alla morte.
Nel 1531, in occasione delle nozze del
neo-duca Federico Gonzaga con Margherica Paleologa si occupa
dell’ampliamento del castello di Mantova, residenza ufficiale dei Gonzaga
oltre che centro amministrativo dello stato. Nel 1535, Ettore II d’Este,
essendo rimasto colpito dagli eccellenti lavori di Giulio Romano al castello
mantovano, chiede ed ottiene dal Gonzaga il permesso di invitare l’artista a
Ferrara affinche’ si occupasse dei rinnovamenti del Palazzo Ducale di
Ferrara che aveva subito danni a causa di un incendio. Il duca di Ferrara
da’ cosi’ il via ad una serie di brevi viaggi intrapresi da Giulio Romano al
fine di soddisfare, almeno in piccola parte, le varie commissioni che gli
arrivavano da molte citta’ tra cui Casale Monferrato (1536), ancora
Ferrara (1537), Bologna e Reggio Emilia (1538).
Gia’ da qualche tempo Giulio e’ sofferente
alla vista, infermita’ che lo costringe ad abbandonare la sua consueta
impegnata vivacita’ pur continuando ad accettare e ad ultimare le successive
numerose commissioni. Dal 1538 al 1540 realizza i dipinti del
Palazzo Marmirolo , residenza dei Gonzaga, costruisce il padiglione
della Rustica a Palazzo Ducale; successivamente i disegni per la
corte di Carlo Bologna a Marengo. In ultimo l’apparato funebre di
Federico Gonzaga nella chiesa di Santa Paola, trasformando radicalmente
l’immagine complessiva della chiesa.
Dopo la morte di Federico Gonzaga assume la
reggenza del ducato il cardinale Ettore Gonzaga, non cultore delle arti, per
cui Giulio Romano prolunga sempre piu’ I soggiorni di lavoro fuori da
Mantova dove fara’ ritorno per ultimare l’ultimo incarico per la
ricostruzione degli interni del duomo prima della sua morte il primo
novembre 1546. Secondo il Vasari, gli era stata recapitata l’offerta del
ruolo di architetto della fabbrica di San Pietro, appena qualche giorno
prima di morire.
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