TRECENTO
L’ARTE PITTORICA DEL XIII SECOLO
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Alla fine del XIII secolo la pittura in Italia
assumerà un carattere esclusivo e privo di contraddizioni; prerogative,
queste, dovute a maestri sublimi quali Cimabue, Pietro Cavallini,
Giotto, e Ambrogio Lorenzetti.
Cimabue, fu sempre
legato e sensibile sia alla vena neo ellenistica bizantina e sia a
quella vena romanico-espressionista dei mosaici del Battistero
fiorentino cui prese, sporadicamente, parte.
La sua opera più nota e
più antica è il “Crocifisso” di S. Domenico di Arezzo, come
quello, più tardo, nel Museo di Santa Croce in Firenze in cui si avverte
una forza espressiva di valore drammatico nuovo, entro gli schemi della
composizione medioevale, dove l’immagine è ancora statica.
La più importante opera
di Cimabue è la pittura degli affreschi, tra l’altro molto rovinati,
della Chiesa superiore di Assisi, dipinti intorno al 1288 in cui si
percepisce il segno di rinnovamento fondato su una nuova monumentalità.
Pietro Cavallini, pittore romano, assorbì la
cultura bizantina neoellenistica guardando anche al mondo classico
attraverso l’arte paleocristiana.
Uno dei suoi capolavori più noti è il “Giudizio
Universale” affrescato in Santa Cecilia in Trastevere a Roma; opera di
altissimo valore in cui il senso di forte umanità trasmessa agli
apostoli addolcisce la solennità bizantina dello stile.
Per alcuni studiosi
dell’arte, la conoscenza del giovane Giotto, influenzerà lo stile di
pittura degli affreschi del Cavallini relativi alla “Madonna e Santi”
della tomba del Cardinale Matteo d’Acquasparta in Santa Maria d’Aracoeli
in Roma.
Chi rappresenta veramente la svolta pittorica,
tramite il superamento delle tradizioni e degli schemi bizantini, è il
discepolo di Cimabue, Giotto, che compie il processo di cambiamento
della pittura i cui aspetti fondamentali sono: impostazione della
rappresentazione secondo coordinate spaziali che danno il senso della
profondità perciò il dipinto non risulta più piatto e statico ma
comincia ad acquistare una percezione prospettica; evidenziazione del
soggetto dipinto mediante la gradazione del chiaroscuro.
Ambrogio Lorenzetti,
pittore senese, molto vicino alla pittura di Giotto soprattutto
nell’esaltazione dei valori plastici e nella strutturalità dell’immagine
dove nella sua ultima opera l’”Annunciazione” (Pinacoteca di
Siena) si evidenzia una sorprendente intuizione precorritrice di alcuni
fondamentali principi della prospettiva lineare che diventeranno
basilari nel secolo successivo.
In Toscana, d’altra
parte, avrà forte peso anche la complessa cultura pittorica senese che
unisce l’esperienza giottesca alla raffinatezza del gotico
internazionale.
I nomi più illustri
della pittura senese sono: Simone Martini e Duccio di Boninsegna oltre
ai fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti.
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