MASACCIO
Il giovane rivoluzionario
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MASACCIO DAL VERO NOME DI "TOMMASO DI SER GIOVANNI": PITTORE, MEDICO SPEZIALE
1401-1428
Artista toscano che eredita da Giotto la sfera d’ideale realtà
esaltandola. Il Masaccio contribuisce grandemente a mettere distanza tra
l’espressione meramente estetica del pomposo gotico e il compito assunto
dall’arte di documentare, attraverso forme, colore, luci, ombre, il mondo
reale in cui l’umanità si dimena per sopravvivere. Tale valore viene
successivamente ritrovato da Michelangelo. Essendo anche appassionato
studioso medico-speziale, la sua intima natura sa comprendere il dolore
dell’umanità e, attraverso l’arte, sa esprimerlo attraverso ottenendone il
mirabile risultato di "pittura documento dei moti dell’animo umano".
La storia di Tommaso Cassai, detto Masaccio per il suo carattere
intemperante, sregolato, dissoluto ma anche triste, comincia il 21 dicembre
1401, giorno della festa di San Tommaso apostolo, a Castel San Giovanni in
Altura, oggi San Giovanni Valdarno, a pochi chilometri da Firenze.
Il padre ser Giovanni di Mone (Simone) Cassai, già dalla
giovanissima età di vent’anni era diventato notaio: una professione tra le
più prestigiose e redditizie dell’epoca che consentiva una vita agiata e
tranquilla.
A seguito di un malore improvviso a soli 26 anni e quando
il piccolo Tommaso ne aveva appena 5, ser Giovanni lascia la giovanissima
moglie monna Jacopa, figlia di un tal Martinozzo, un oste di Barberino del
Mugello, vedova e incinta di un secondo figlio.
E’ facile ritenere che l’infanzia e la giovinezza
dell’irrequieto Tommaso non siano state del tutto felici anche perché la
madre , risposatasi con un anziano speziale del paese, rimase nuovamente
vedova da lì a pochi anni ed allora decise di trasferire la sua famiglia a
Firenze sia per esercitare sull’esuberante figlio quegli insegnamenti di
base necessari per la sua vita futura ma sopratutto per togliere dalla
strada Tommaso che, già soprannominato Masaccio, aveva manifestato una
intemperanza precoce e violenta...
Da tale trasferimento e fino a quando Masaccio,
attraverso una delle sue prime opere: il Trittico per l’antica
Chiesa di San Giovenale a Cascia di Reggello (oggi nella Pieve di San
Pietro a Cascia di Reggello) del 1422 non ci lascia un segno del suo
coinvolgimento nell’ambiente artistico fiorentino non si hanno notizie certe
sulla sua vita, sulla sua formazione sia culturale che artistica.
Firenze, stava allora risollevandosi da situazioni
disastrose come la peste, le guerre e le crisi economiche di cinquant’anni
addietro mediante la creazione di numerose botteghe di apprendistato, di
officine, di laboratori di pietre preziose e di intarsi in legno.
L’ambiente stimolante ed invitante per un giovane dal
temperamento turbolento ma nello stesso tempo ombroso come quello di
Masaccio sarà stato fondamentale per l’affermazione del suo talento.
Proprio il citato Trittico ha permesso di notare quanto
Masaccio fosse già inserito nel clima del primo Rinascimento fiorentino in
una posizione ben più avanzata, rispetto alla formula del gotico
internazionale, in voga tra gli artisti del tempo, tra i quali Tommaso di
Cristoforo Fini (Masolino) , artista dalla vita movimentata, che diventerà
presto suo futuro "socio ed amico".
I modelli sono fondamentalmente tre: Giotto, Donatello e
Brunelleschi; a Giotto si ispira la Madonna in trono con angeli tra i
Santi Bartolomeo e Biagio, Giovenale e Antonio Abate che fa parte del
Trittico per la Chiesa di San Giovenale, una Madonna imponente nella
presenza, ma dolce nell’espressione materna, ricorda molto la pittura di
Giotto ma Masaccio riesce a travalicarne lo stile, vivacizzando il Bambino
che è dipinto con due dita in bocca, dopo aver mangiato un chicco d’uva
simbolo del vino dell’Eucarestia; ricorda molto anche la pittura di
Donatello per la prospettiva centrale, utilizzata in tutto il Trittico, per
indirizzare l’attenzione di chi ammira il dipinto sulla Madonna che
rappresenta il punto verso cui convergono tutte le linee del pavimento e i
lati del trono. Il Trittico contiene quegli elementi innovativi quali la
monumentalità, la tridimensionalità prospettica, la plasticità scultorea del
Brunelleschi e che, in quel momento, rappresentavano a Firenze,
l’avanguardia.
Nel 1423 Masaccio e Masolino (già quarantenne) si
iscrivono all’Arte dei Medici e Speziali; tale partecipazione includeva
capacità professionali non indifferenti e buone possibilità economiche per
far fronte alle quote di iscrizione.
La diversità di stile ma soprattutto il diverso carattere
dei due artisti alimentò il fiorire di ambigue indiscrezioni tra la maschia
e giovanissima virilità di Masaccio e la femminea ma attempata delicatezza
di Masolino.
Anche il loro viaggio in coppia a Roma, in occasione del
giubileo indetto dal Papa Martino V, sulla scia di quello di due decenni
precedenti di Brunelleschi e Donatello, suscitò i pettegolezzi di una
amicizia omosessuale.
La prima esperienza lavorativa comune fu il Trittico
Carnesecchi, una pala d’altare raffigurante la Madonna con il Bambino e i
Santi Caterina e Giuliano, ordinata probabilmente dalla famiglia Carnesecchi
a Masolino per la cappella nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze.
Quasi tutti i lavori di Masaccio ebbero una sorte
travagliata e anche questa pregevolissima opera, nel Seicento, fu smembrata
ed oggi rimangono solo il pannello di San Giuliano (Museo dell’Arte
Sacra di Firenze), attribuito a Masolino e la predella, tra l’altro molto
danneggiata, delle Storie di San Giuliano (Museo Horne di Firenze),
attribuita a Masaccio.
Un’altra opera dipinta in collaborazione è la "Sant’Anna,
la Madonna col Bambino e cinque angeli" conosciuta anche come "Sant’Anna
metterza" (metterza significa che Sant’Anna viene "per terza" dopo la
Madonna e il Bambino).
Nel 1425 un ricco mercante di seta e importante uomo
politico, un certo Felice di Michele di Piuvichese Brancacci commissiona a
Masolino gli affreschi della Cappella Brancacci di Santa Maria del Carmine a
Firenze.
L’opera è imponente e per pagarne l’esecuzione che dovrà
rappresentare "Le storie di San Pietro" sia in omaggio al Papa
Martino V , in linea con l’atteggiamento filopontificio della politica
fiorentina e dei carmelitani e sia in omaggio a Pietrosi Pluvichese
Brancacci capostipite della famiglia Brancacci che aveva acquistato la
cappella prima di morire, Felice di Michele si ridurrà sul lastrico, venderà
tutti i suoi possedimenti, finirà in affitto e non bastandogli ulteriormente
i denari, se li procurerà dalla cassa della Camera del Comune, dal momento
che ne era il cassiere generale; scoperto, verrà condannato , privato dei
pubblici poteri, esiliato anche per aver partecipato alla congiura contro i
Medici.
Nel frattempo Masolino inizia i lavori in estate e li
conduce fino alla fine del mese di agosto, il primo settembre lascia
l’Italia per l’Ungheria e Masaccio sarà solo a proseguire il lavoro che
abbandonerà quasi subito per volere dello stesso Brancacci, caduto in
disgrazia.
La cappella cambierà nome e diventerà la cappella della
Madonna del popolo e gli affreschi avranno una storia tormentata: in un
primo momento verrà distrutta la cupola con i quattro affreschi di Masolino;
poi, andranno perduti anche due affreschi sempre di Masolino posti nelle due
grandi lunette sovrastanti sia la parete sinistra che quella destra; ancora,
la serie dei ritratti al centro e all’estrema sinistra verranno rifatti,
cinquanta anni dopo, dell’artista Filippino Lippi che completerà l’intero
lavoro.
Infine, verso la fine del Seicento l’intero ciclo della
cappella sta per essere rimosso quando il Marchese Ferroni, intenzionato ad
acquistare la cappella, intende sostituire gli affreschi con decorazioni
barocche; si deve all’intervento tempestivo della Duchessa Vittoria della
Rovere e ad alcuni membri dell’Accademia del Disegno la mancata demolizione
di un patrimonio di perfezione artistica capace di ispirare anche artisti
affermati come Michelangelo, Botticelli, il Verrocchio, il Ghirlandaio,
Leonardo.
La drammaticità dell’episodio della "Cacciata dal
Paradiso Terrestrei" e il vigore che infondono le "Storie di San
Pietro" collocano il fatto sacro nella realtà umana del popolo e
della città di Firenze e in questo, più che per i caratteri stilistici,
Masaccio è vicino a Donatello e a Brunelleschi; e un vero omaggio a quest’ultimo
può essere giudicato lo straordinario affresco della "Trinità",
collocabile al culmine della esperienza fiorentina.
Quasi in contemporanea alle "Storie di San Pietro"
Masaccio realizza anche la decorazione del chiostro della stessa chiesa di
Santa Maria del Carmine, un grande affresco in cui è rappresentata la
riconsacrazione della chiesa mediante una lunga processione di numerosi
fedeli in mantello e cappuccio tra i quali il pittore, raffigurandoli, rende
omaggio a Brunelleschi, Masolino, Donatelo, Felice Brancacci ed altri
autorevoli nomi dell’epoca.
L’affresco, purtroppo, andò distrutto nel 1599 a seguito
di un rifacimento architettonico strutturale.
Nel 1426 Masaccio riceve una importante commissione da
ser Giuliano di Colino degli Scarsi di San Giusto: una pala d’altare per la
cappella della chiesa di Santa Maria del Carmine a Pisa. Il polittico, pur
nella struttura classica a scomparti e nel fondo oro, ci dà la misura della
vera rivoluzione apportata da Masaccio nella pittura fiorentina: l’uso già
sapiente e programmatico della prospettiva con la "Madonna in trono";
il forte rilievo plastico delle figure, modellate dalla luce studiata nella
sua reale incidenza con la caratteristica linea rossa che contorna le figure
come era uso fare Donatello nei suoi dipinti (scene della pradella disperse
in diversi musei); l’interpretazione profondamente umana e drammatica del
fatto sacro nella cimasa con la "Crocefissione".
Anche questo polittico avrà vita travagliata: rimangono,
oggi, una decina di pannelli sparsi tra i Musei di Londra, Napoli e Berlino
ed una sua ipotetica ricomposizione sarebbe problematica per la mancanza di
diversi pannelli laterali.
Nell’estate del 1427 Masolino torna dall’Ungheria per la
prematura morte del suo committente Pippo Spano (Filippo Scolari) e ritorna
ad essere il compagno fedele di Masaccio.
Alla fine del 1427, entrambi partono per Roma per
collaborare alla decorazione della cappella del Cardinale Branda Castiglione
nella chiesa di San Clemente e ad un trittico ordinato dai Colonna per la
loro cappella nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Quest’ultima opera, smembrata nel Seicento, attualmente è
sparsa in vari musei; tutto il complesso è stato riconosciuto a Masolino,
eccetto un pannello quello di San Girolamo e San Giovanni Battista,
attribuito a Masaccio e che ora si trova al National Gallery di Londra.
Per Masaccio sembra ricominciare una nuova vita, Roma è
una città favolosa, aperta a nuove esperienze competitive, è un mondo
affascinante che lo entusiasma , lo infervora, lo eccita al punto da
rischiare tutto, anche se stesso; è giovane, ha ricevuto tutti gli
insegnamenti per un "buon mestiere", a Firenze ha toccato e visto tutto, ha
bisogno, ora, di nuovi orizzonti.
In questo stato d’animo e all’età di ventisei anni,
lascia Firenze, in sella ad un cavallo, quasi volesse fuggire per arrivare
prima a quel misterioso appuntamento con la morte nel giugno del 1428.
"… dicesi morto a Roma per veleno…": è la notizia che si
diffonde subito a Firenze tra lo sgomento per la sua giovane età e il suo
talento.
Filippo Brunelleschi, al triste annuncio, esclamò: "Noi
abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita".
Quali parole migliori di quelle del Vasari per ricordarlo
con la sua personalità: "… fu persona astrattissima e molto a caso, come
quello che avendo fisso tutto l’animo e la volontà alle cose dell’arte sola,
si curava poco di sé e manco d’altrui…".
I SUOI MAGGIORI CAPOLAVORI
PERIODO TITOLO
ALLOCAZIONE
-
1422 Trittico di San Giovenale
Cascia di Reggello, Pieve di San Pietro
-
1425 Storie si San Giuliano
Firenze, Museo Horne
-
1425 Sant’Anna metterza ( Masolino e
Masaccio) Firenze, Galleria degli Uffizi
-
1425-26 Cappella Brancacci
Firenze, Santa
Maria del Carmine: dipinti attribuiti a Masaccio:
- Testa maschile e Testa femminile
- La tentazione di Adamo ed Eva
- La cacciata dal Paradiso terrestre
- Storie di San Pietro – Il Tributo
- Storie di San Pietro – San Pietro risana gli infermi con la propria
ombra
- Storie di San Pietro – La distribuzione dei beni e la morte di Anania
dipinti attribuiti a Masolino e Masaccio:
- Storie di San Pietro – La predica di San Pietro
- Storie di San Pietro – Il battesimo dei neofiti
- Storie di San Pietro – San Pietro guarisce lo storpio e la resurrezione
di Tabita
dipinti attribuiti a Masaccio e Filippino Lippi:
- Storie di San Pietro – La resurrezione del figlio di Teofilo e San
Pietro in cattedra
- Madonna in trono col Bambino e quattro angeli
Londra, National Gallery
- Crocifissione
Napoli, Museo e Gallerie Nazionali
di Capodimonte
- 4 pannelli con Sant’Agosino, San Girolamo, due Santi Carmelitani
Berlino,Staatliche Museen
- Martirio di San Pietro e San Giovanni Battista
Berlino, Staatliche Museen
- Adorazione dei Magi
Berlino, Staatliche Museen
- Storie di San Giuliano e di San Nicola
Berlino,
Staatliche Museen
-
1426 San Paolo Pisa,
Museo Nazionale di San Matteo
-
1426 Sant’Andrea Malibu, J. Paul Getty Museum
-
1426-27 Madonna col Bambino (Madonna Casini)
Firenze, Galleria degli Uffizi
-
1426-27 Trinità
Firenze, Santa Maria Novella
-
1427 San Girolamo e San Giovanni Battista
Londra, National Gallery
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