LE CELLE A COMBUSTIBILE
È obiettivo comune quello
di perseguire nuovi sistemi energetici che utilizzino combustibili a bassa
emissione di anidride carbonica al fine di ridurre il rischio di inquinamento
ambientale, in particolare il cosiddetto "effetto serra".
Lo sforzo mondiale è quindi
volto alla ricerca di nuove tecnologie che sfruttino combustibili ad elevata
efficienza e basso impatto ambientale.
In questo scenario si
inserisce lo sviluppo delle
celle a combustibile, che utilizzano l’idrogeno prodotto da vari
combustibili quali GPL, gas naturale, metanolo ed altri.
Diversi sono i tipi di
celle che possono essere impiegate, a seconda delle loro diverse caratteristiche
ed applicazioni: si pensi per esempio alle celle ad acido fosforico, ad
elettrolita polimerico, a carbonati fusi e ad ossidi solidi.
Le celle a combustibile
– anche dette pile a combustibile – sono generatori elettrochimici,
costituite da due elettrodi, uno positivo (catodo) ed uno negativo
(anodo) come qualsiasi altra pila.
La sostanza elettrolitica
ivi contenuta trasmette ioni di idrogeno (H+), mentre nel circuito esterno
della pila migrano gli elettroni che costituiscono la corrente elettrica
prodotta dalla pila stessa.
Giunti al catodo (+),
gli elettroni si combinano agli ioni dell’idrogeno ed all’ossigeno, dando
luogo a vapore acqueo, in qualità di prodotto secondario della reazione
chimica.
Un aspetto da non sottovalutare
è che l’idrogeno necessario per il funzionamento delle celle non si trova
libero in natura, bensì deve essere prodotto da uno speciale dispositivo
detto "reformer" che utilizza allo scopo diversi combustibili.
Lo sforzo della ricerca
è ad oggi tutto mirato all’abbattimento dei costi di produzione delle celle
a combustibile, in modo da renderle effettivamente commercializzabili; a
questo si affianca la necessità di ottimizzare il funzionamento dei reformer,
al fine di rendere il sistema di produzione dell’idrogeno sempre più ecologico.
CELLE AD ELETTROLITA POLIMERICO
Indicate con l’acronimo PEFC (Polymer Electrolyte Fuel Cell)
sono utilizzate per la trazione e potenze inferiori a 250 kW.
Allo scopo usano come elettrolita una membrana polimerica
ad elevata conducibilità protonica; funzionano a temperature comprese tra
70 e 100°C.
CELLE AD ACIDO FOSFORICO
Indicate con l’acronimo PAFC (Phosphoric Acid Fuel Cell)
sono utilizzate per applicazioni residenziali con potenze comprese tra 100
e 200 kW.
Come elettrolita utilizzano una soluzione concentrata di
acido fosforico; operano a temperature intorno a 200°C.
CELLE A CARBONATI FUSI
Indicate con l’acronimo MCFC (Molten Carbonate Fuel Cell)
sono adatte alla generazione di energia elettrica con potenze che possono
raggiungere decine di MW.
L’elettrolita è costituito da una soluzione di carbonati
alcalini fusa contenuta in una matrice ceramica porosa; operano a temperature
di 650°C.
CELLE AD OSSIDI SOLIDI
Indicate con l’acronimo SOFC (Solide Oxide Fuel Cell) sono
adatte alla generazione di energia elettrica con potenze che possono raggiungere
decine di MW.
Utilizzano come elettrolita una speciale ceramica costituita
da ossido di zirconio drogato con ossido di ittrio; operano a temperature
di circa 1000°C.
Vito Schiavone