LA PROTEZIONE DA ESPOSIZIONI A CAMPI
ELETTROMAGNETICI
LIMITI DI EMISSIONE PER
CAMPI ELETTROMAGNETICI
Il Consiglio dei Ministri
ha dato il via libera ai decreti attuativi previsti dalla legge n. 36 del
2001.
Sono stati pertanto fissati
i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per le emissioni di campi
elettromagnetici, che andiamo brevemente ad illustrare:
DPR 381/98 - LIMITI DI ESPOSIZIONE
AI CAMPI EM |
frequenza (MHz) |
campo elettrico (V/m) |
Campo magnetico (A/m) |
Densità di potenza (W/m2) |
0,1 - 3 |
60 |
0,2 |
- |
3 - 3.000 |
20 |
0,05 |
1 |
3.000 - 300.000 |
40 |
0,1 |
4 |
|
DPR 381/98 - LIMITI DI ESPOSIZIONE
AI CAMPI EM in prossimità
di scuole, ospedali, zone adibite a civile abitazione
con permanenza delle persone superiore a 4h/giorno
|
frequenza (MHz) |
campo elettrico (V/m) |
Campo magnetico (A/m) |
Densità di potenza (W/m2) |
0,1 - 3 |
6 |
0,016 |
0,1 |
3 - 3.000 |
6 |
0,016 |
0,1 |
3.000 - 300.000 |
6 |
0,016 |
0,1 |
|
-
Per gli elettrodotti il valore di attenzione
è stato fissato in 10 microtesla, mentre l’obiettivo di qualità è stato
fissato in 3 microtesla;
-
Per i segnali ad alta frequenza (es.
telefonia mobile) è stato invece confermato il valore di attenzione
pari a 6 Volt/metro.
I suddetti limiti dovranno
essere osservati negli ambienti abitativi, nelle scuole, nelle aree da gioco
per l’infanzia e comunque in tutti quei luoghi ove vi sia una permanenza
di persone superiore a 4 ore giornaliere.
Gli obiettivi di qualità
dovranno essere osservati nella progettazione di nuovi elettrodotti, mentre
per quelli già esistenti dovranno essere raggiunti nei tempi previsti dal
relativo piano di risanamento.
Il decreto, non appena
riceverà l’approvazione del Consiglio di Stato, sarà pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale.
Il
continuo incremento di sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
utilizzati dalla società moderna fa sì che il tema dell’inquinamento elettromagnetico
o "elettrosmog" sia costantemente di attualità.
È tuttavia scarsa la conoscenza
comune su tale argomento e ciò produce generalmente allarmismi e soprattutto
tanta confusione.
Va precisato innanzitutto che se
è indubbio che esiste un effetto biologico – inteso come interazione tra
campi elettromagnetici e organismo vivente – altrettanto non si può concludere
riguardo alla produzione di un effetto sanitario – danno fisico – per i
soggetti esposti; l’interazione infatti non necessariamente comporta un
effetto biologico apprezzabile che possa comportare un danno per l’organismo.
Nel corso di un convegno organizzato
lo scorso anno dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma è emerso
che per quanto riguarda l’esposizione a campi elettromagnetici caratterizzati
da basse frequenze (ELF), studi epidemiologici sull’uomo e test di laboratorio
non hanno fornito prove di una correlazione con forme tumorali; qualche
dubbio è invece emerso circa l’aumento del rischio di leucemia infantile
e l’esposizione prolungata ad alti livelli di campi magnetici a frequenze
industriali.
Per quanto riguarda le sorgenti
a radiofrequenze e microonde (100 kHz – 300 GHz), recenti studi hanno dimostrato
come non sussistano prove che tali esposizioni possano abbreviare la vita
dell’uomo né tanto meno provocarne l’insorgenza di un cancro.
È bene precisare che a causa della
giovane età della materia in esame, gli studi epidemiologici disponibili
sono da considerarsi sicuramente insufficienti per la formulazione di conclusioni
definitive. È pertanto necessario effettuare ulteriori ricerche per giungere
ad un quadro statistico più significativo e certo.
In attesa di ciò è possibile far
ricorso a politiche cautelative volte alla determinazione di valori di soglia
per la popolazione e valori di riferimento per l’ambiente sotto ai quali
limitare le emissioni elettromagnetiche.
A partire da queste grandezze si
determinano i limiti di base per la protezione da effetti acuti, legati
cioè ad esposizioni accidentali di elevata entità.
Per la prevenzione di effetti cronici,
dovuti a prolungate esposizioni di bassa entità, si fa invece ricorso a
valori di riferimento ben più bassi, tali da ridurre al minimo il rischio
per la popolazione di contrarre forme tumorali.
In tale ambito si inserisce la
Legge n. 36 del 22 febbraio
2001 che con i suoi decreti attuativi definisce nuovi limiti di
esposizione ed in particolare: valori di attenzione per la prevenzione di
effetti acuti e obiettivi di qualità per la prevenzione di effetti cronici.
Si auspica infine un atteggiamento
più responsabile della popolazione volto alla riduzione di quelle fonti
voluttuarie (telefoni cellulari, radiosveglie, elettrodomestici in genere)
che tanto concorrono all’aumento dell’elettrosmog.
Vito Schiavone
|