CAMMINARE TRA LE NUVOLE
NEL GRAN PARADISO
È
una giornata fresca e tersa quando apro le persiane della stanza nel rifugio
“Massimo Mila”, affacciato su una sponda settentrionale del piccolo lago
di Ceresole Reale, nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
I miei occhi colgono la loro prima visione mattutina, uno specchio d’acqua
in cui si riflettono minuscoli filamenti di nubi fatte di zucchero filato
che in poche ore si disperderanno, lasciando posto ad un celeste tanto intenso
da abbacinare lo sguardo, poi alzo la testa e la vista si riempie del grigio
delle montagne che si staglia rispetto al verde degli alberi e dell’erba
che riempiono il resto del panorama. Il primo respiro porta gli effluvi
balsamici dei larici e dà un pizzicorìo leggero nelle narici ormai purtroppo
corrotte dallo smog cittadino. La mia pelle gode del fresco frizzante e
netto, per cui mi fermo un attimo prima di cominciare a indossare un abbigliamento
non quotidiano per me, composto di scarponcini, maglietta, felpa e giacca
a vento, preparandomi ad una giornata intensa che promette panorami degni
di un vero “Gran Paradiso”.
Le domeniche qui al Colle Nivolet
si prospettano quest’estate tutte dense di interessanti attività in piena
conciliazione con una natura florida e benigna, ma soprattutto oggi, 13
luglio 2003, giornata di inaugurazione del progetto “A piedi tra le
nuvole”, qui ci si aspetta una massiccia presenza di visitatori
locali e di occasionali turisti, catapultati in ambienti fiabeschi, incontaminati
e silenziosi, laddove l’unico sottofondo è, visto il traffico interdetto
alle automobili e la presenza esclusiva di navette cadenzate con partenze
regolari, il soffio del vento sul pendio, lo scroscio delle cascatelle e
dei ruscelli che spuntano d’incanto dagli anfratti rocciosi e qua e là il
fischio di allerta di qualche marmotta.
Finalmente comincia il viaggio
che porta dal lago del Serrù al Colle Nivolet: sono le nove e un quarto
quando il pullman pieno di cuori impazienti di trascorrere una giornata
all’aria aperta si aggrappa alle prime curve, percorrendo un nastro di seta
grigia che si snoda tra panorami dipinti dai colori predominanti del luogo,
sempre più brillanti ad ogni metro di strada.
Ad ogni curva spunta un laghetto
fino a formare, vista dall’alto, una strana collana di pietre lucide ed
irregolari… comincio quindi ad osservare l’orrido degli strapiombi che al
contempo attira e atterrisce lo spirito e d’improvviso, grazie all’insieme
di brividi e suggestioni dovute alla successione di visioni delle differenti
fatiche e passioni che animano tanti escursionisti a “scalare” i tornanti
che compongono l’ascesa a questo pianoro in bici o a piedi, mi spiego
appieno il perché del nome di questo Parco!
La nostra vettura si ferma su
una piazzola al limitare dell’ennesimo specchio lacustre e i passeggeri
cominciano a scendere lentamente, pieni di adrenalina per l’escursione che
li aspetta e al contempo con quell’espressione lievemente intontita dal
relax , dal sole e dall’aria ormai rarefatta per la quota: mi unisco al
gruppo e si parte! Il sentiero si inerpica verso il pendio che ci si para
di fronte, fino a scavalcare il primo promontorio … ansimando per prendere
il passo, prefiguro mentalmente le prime immagini che mi offrirà la natura
al di là del valico e in pochi istanti, eccole materializzarsi come d’incanto!
Ancora laghetti immersi in un mare di erba che declina gradatamente fino
alla pianura intessuta di piccoli fiori viola, gialli, blu, quasi a voler
sembrare dall’alto un particolare arazzo opera di un artista bizzarro.
Le parole possono far immaginare
solo in minima parte il benessere e le emozioni che si provano passando
qualche ora qui al Colle Nivolet: l’unica cosa che mi viene spontaneo fare
è sorridere alla Natura, qui tempio austero e incantato, augurando a tutti
di poter vivere il prima possibile momenti simili a quelli di oggi!
Alessandra
Giordani
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