Il Protocollo di Kyoto
L'11 dicembre 1997 è una data importante per la
storia recente del mondo. Infatti in quella data
a Kyoto, in Giappone, è stato stilato un accordo
per realizzare un programma internazionale in grado
di far diminuire il processo di riscaldamento climatico.
Questo documento è passato alla storia come il Protocollo
di Kyoto, una serie di provvedimento che ogni Stato
poteva accettare di seguire o meno sulla base di
una accettazione volontaria.
Le origini del documento però risalgono ad ancora
prima, ovvero al 1992 quando a Rio de Janeiro viene
firmato il trattato "United Nations Framework on
Climate Change (UNFCCC). In pratica a Kyoto vengono
redatte le indicazioni pratiche delle decisioni
teoriche prese in Brasile.
Per essere ritenuto valido dall'intera comunità
internazionale il protocollo sarebbe dovuto essere
ratificato da almeno 55 Nazioni. E le 55 avrebbero
dovuto produrre circa il 55% delle emissioni di
gas serra del Mondo.
Infatti l'entrata in vigore del patto avviene ben
8 anni dopo la ratifica, nel 2005, grazie all'accettazione
dell'accordo da parte della Russia (al 2009 si
calcolano che sono 184 i Paesi aderenti, scesi a
183 quando, nel dicembre 2011, il Canada ha ufficializzato
il suo ritiro dall'accordo).
Al protocollo non hanno aderito nazioni economicamente
importanti come USA e Australia, che hanno evitato
di entrare in questo accordo per paura di colpire
la propria produzione industriale. Inoltre non fanno
parte dei Paesi aderenti anche Cina ed India, che
all'epoca della realizzazione del Protocollo sono
stati considerati Stati in via di sviluppo e quindi
da non intralciare la loro crescita con delle scelte
politiche che sicuramente potevano risultare d'intralcio.
In pratica il Protocollo obbligava gli Stati aderenti
a prendere come punto di riferimento le emissioni
inquinanti del 1990. Da lì dovevano lavorare per
diminuire in maniera qualitativa il numero delle
emissioni rispetto all'anno "base" entro la fine
del 2012. La percentuale di diminuzione sarebbe
dovuta essere di circa il 5%. Si tratta di un cambiamento
di prospettiva notevole, in quanto, a partire dalla
seconda rivoluzione industriale, si era visto un
aumento esponenziale delle emissioni dei gas serra,
una crescita collegata con quella economica.
L'Italia, al momento dell'accettazione dell'accordo,
ha fissato il parametro della diminuzione pari al
6,5%.
I gas su cui ogni nazione deve lavorare sono:
-
Il metano (CH4), che viene prodotto
con i rifiuti, la coltivazione del
riso e l'allevamento degli animali.
-
L'anidride carbonica (CO2) che si
forma tramite la combustione di
qualsiasi materiale, in particolare
con i combustibili fossili.
-
Gli idrofluorocarburi, i perofluoricarburi
e gli esafluoruri di zolfo (rispettivamente
HFC, PCF, SF6) che solitamente vengono
realizzati durante i lavoro delle
industrie manifatturiere e chimiche.
-
Il protossito di azoto (N2O), risultato
delle produzioni agricole e chimiche.
Tutti questi composti vengono chiamati "gas climalteranti",
noti in inglese come GHG GreeHouse Gases.
In ogni caso il gas maggiormente prodotto dall'uomo
è l'anidride carbonica, che da sola è causa di oltre
della metà delle emissioni. È per questa ragione
che viene preso come unità di misura del livello
inquinante dei vari gas. In questo caso si parla
di CO2 eq.
Alla data del 2009 ci sono già dei Paesi europei
che hanno già raggiunto la soglia di diminuzione
delle emissioni come deciso dal Protocollo.
Tra i punti maggiormente discussi dell'accordo ricordiamo
quello secondo cui per raggiungere i parametri previsti
c'è quello che permette ai Paesi aderenti di poter
"delocalizzare" i piani del Protocollo. Ovvero la
possibilità di portare in altri Stati le politiche
di diminuzione delle emissioni senza toccare gli
stabilimenti nel proprio Paese.
I dati relativi all'Italia sono contrastanti: secondo
le stime dell'ENEA il nostro Paese ha superato,
nel 2009, i parametri posti dall'accordo ratificato.
Mentre il rapporto ISPRA 2011 dal titolo "Italian
Greenhouse Gas Inventory”, la nostra nazione era
ferma, nel 2009, a solo il 5,4% in meno rispetto
ai parametri del 1990.
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