Il “Codice forestale camaldolese”:
quando il passato fa luce sul presente
Oggi la storia forse può aiutarci
a trovare la via giusta per avviare un processo di sviluppo sostenibile
della montagna: a tale scopo è partito il progetto “Codice
forestale camaldolese” che, in base ad un protocollo stipulato
il 18 dicembre 2003 nella sede dell’INRM, tra il Commissario straordinario
dell’Istituto, Giancarlo Morandi, e il Presidente del Collegium Scriptorium
Fontis Avellanae, dom Salvatore Frigerio, ha recentemente mosso i suoi primi
passi concreti.
Questo progetto ha come finalità
primaria quella di riscoprire, attraverso la raccolta e lo studio di antiche
testimonianze scritte, il rapporto fra il monachesimo camaldolese e la foresta,
visto in tutte le sue implicazioni spirituali, etiche, tecniche, economiche
e sociali.
Le radici storiche di questa
iniziativa affondano nella promozione dell'Anno Internazionale delle Montagne,
ad opera dell'ONU e risalente al 2002, quando il Collegium - costituito
nel 1997 all'interno dell'antichissimo Monastero Benedettino Camaldolese
di Fonte Avellana come base per un momento di riflessione su temi teologici
e sociali - ha manifestato l'intenzione di mettere al centro di una ricerca
scientifica quel patrimonio di testimonianze inerenti il comportamento proprio
dei monaci che, gelosi e custodi del loro ambiente solitario, lo concepivano
da millenni come simbolico per permettere la perfetta comunione spirituale
con l'intero creato, e quindi bisognoso di rispetto e di cure attive allo
stesso tempo.
Possono essere proprio
queste le radici storiche di un equilibrato rapporto tra l’uomo e la montagna
che rappresentino nella realtà odierna uno stimolo e un fondamento
per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile dell’Appennino.
Questo “Codice forestale”,
ossia la complessa serie di norme e disposizioni con cui per secoli i monaci
camaldolesi hanno gestito l’ambiente della foresta, si trova raccolto ad
oggi non solo in libri e documenti specifici, ma soprattutto disperso e
frammentato in una miriade di carte e di scritture “minori” (come contratti,
verbali, promemoria e corrispondenza di vario genere) sparse in archivi
e biblioteche.
La ricerca, primo esempio di
tal genere, si propone dunque in primis la ricostruzione completa
del “Codice forestale”: un’opera che necessita dell’intervento e dello studio
da parte di esperti in scienze storiche, forestali, economiche, sociali,
giuridiche, ecc., di migliaia e migliaia di documenti prodotti nell’arco
di circa novecento anni di storia in una prospettiva attenta alle implicazioni
attuali, in modo da fornire uno spunto per contribuire allo sviluppo culturale
e socio-economico delle popolazioni montane secondo i principi della sostenibilità
ambientale, dell’equilibrato utilizzo delle risorse naturali territoriali
e della salvaguardia delle culture locali, obiettivi tutt’oggi difficili
da realizzare, ma di giorno in giorno sempre più auspicabili.
Grosso l’interesse e l’impegno
dimostrato da parte dei vari promotori dell’iniziativa: “Non si tratta di
un semplice studio rivolto al passato – afferma Giancarlo Morandi
– ma di utilizzare la ricerca storica per interrogarsi sul senso profondo
e sulle motivazioni che stanno alla base del rapporto uomo-ambiente, assumendoli
a fondamento etico per l'avvio di una politica nazionale, regionale e locale
che riconosca il ruolo insostituibile svolto dagli operatori agricolo-forestali
e artigianali residenti nella montagna italiana”.
“È un lavoro davvero complesso
– gli fa eco Salvatore Frigerio
– ma che può offrire molto alla conoscenza del nostro Paese, alla riflessione
di chi non vede nella natura un idolo inappellabile, ma una realtà che con
l’uomo e per mezzo dell’uomo cammina verso il suo compimento armonico, alla
competenza tecnica di chi oggi lavora affinché il servizio all’ambiente
sia sempre più un servizio all’uomo rappacificato con sé stesso e con tutto
il cosmo”.
Per Francesco Cardarelli,
responsabile e coordinatore scientifico del progetto, “si apre finalmente
la possibilità concreta di fare luce su un modello di gestione del patrimonio
forestale e del territorio montano che con Camaldoli ha fatto scuola, diffondendosi
dal Casentino negli altri centri camaldolesi sorti lungo l’Appennino, e
che è stato colpevolmente ignorato da noi contemporanei, con conseguenze
gravi e sempre più evidenti. Ed è importante che anche i giovani siano coinvolti
nella riscoperta dell’esperienza del ‘Codice forestale camaldolese’: per
questo il progetto prevede la partecipazione delle scuole con attività a
carattere interdisciplinare”.
Alessandra Giordani
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