Il Parco
dell'Appia Antica
A Roma è
stato realizzato un parco naturale dal grande valore ambientale e
storico.
Si tratta
del Parco dell‘Appia Antica, un'area protetta nata grazie ad una legge
della Regione Lazio, per la precisione la 66/88. Dalla struttura
originale, definita dalla legge, il Parco è cresciuto, nel 2002, con
l'acquisizione della Tenuta di Tormarancia.
La
decisione di difendere questa area da possibili attacchi edilizi è nata
dal fatto che lo spazio compreso nel territorio del Parco ha al suo
interno bellezze artistiche, storiche e ambientale di grande pregio e
dalla millenaria storia del percorso della Via Appia che ha conosciuto
grandi trionfi a periodi profondamente oscuri.
Non si
tratta, in realtà di un parco eccessivamente grande, anche se il
territorio protetto si estende all'interno di ben 3 comuni: Roma, Marino
e Ciampino. È un terreno che misura circa 3500 ettari. Lo spazio ha,
come linee di confine, a Nord le Mura Aureliane, ad est la via Appia
Nuova, la Via Tuscolana e il comune di Frattocchie, a sud il confine è
Santa Maria delle Mole, frazione di Marino e il Fosso delle Cornacchiole
che divide il Parco dall'area archeologica di Tellene. Ad ovest il
confine è caratterizzato dalla Ferrovia Roma - Napoli e dalla via
Ardeatina.
Si tratta
di una area altamente contornata di spazi verdi, anche perché al suo
interno sono compresi spazi come il parco della Caffarella, il vero e
proprio cuore verde di questo variegato e ricco spazio, le tenute della
Farnesina e di Tormarancia, il Parco degli Acquedotti e l'area
archeologica di Via Latina.
Abbiamo
già detto che la scelta di realizzare il Parco della Via Appia deriva
anche dalla più che bimillenaria storia della strada, un vero e proprio
capolavoro dell'ingegneria romana.
È dunque
fondamentale ripassare le tappe dell'esistenza della strada. La via
nasce nel 312 a.C. grazie all'impegno del console Appio Claudio che, per
migliorare il trasporto nella Repubblica Romana, fa realizzare un
tracciato che colleghi l'Urbe con la Campania e poi con Brindisi, in
Puglia, divenendo la strada principale per i collegamenti di Roma con la
parte orientale dell'Impero.
La via
Appia, che prende il nome dal suo fondatore, risulta essere, durante
l'epoca romana, una strada quasi sempre dritta, molto ampia per il
periodo, con carreggiate grandi abbastanza per far passare due carri
affiancati e, addirittura, con due percorsi pedonali che affiancano la
strada principale.
Da questa
visione generali è semplice comprendere il perché per i romani questa
opera merita il titolo di Regina Viarum (la regina delle strade).
Lungo
questa importante via di comunicazione e commercio, sempre piena di
persone che l'attraversavano, dato che il costume romano vietava le
istallazioni funerarie dentro la città, durante i primi chilometri di
percorso sono state costruiti diversi mausolei di importanti famiglie, e
dei templi, realizzando così lungo l'Appia un vero e proprio tesoro
artistico, storico e culturale.
Con la
caduta dell'Impero Romano d'Occidente, e la conseguente divisione del
territorio italiano, con annessa l'enorme calo del commercio, diminuisce
in maniera drastica l'importanza della via Appia. Così, il nascente
Stato Pontificio decide di lasciare libero accesso ed utilizzo dei
materiali presenti nel percorso alle famiglie nobili romani, che
decidono di usare il marmo dei monumenti come materiale per le proprie
costruzioni.
Addirittura la potente famiglia dei conti di Tuscolo trasformano il
mausoleo di Cecilia Metella in una postazione fortificata.
Intorno a
questa fortezza nasce un borgo che, sotto l'egida della famiglia Caetani
aumenta di dimensioni e di importanza. La crescita di questo piccolo
villaggio alle porte di Roma avviene non solo a ridosso, ma anche sopra
la stessa via Appia, rendendola così impraticabile. L'ascesa al soglio
pontificio di Bonifacio VIII Caetani, porta la nascita della Via Appia
Nuova, ovvero un tragitto nuovo che, in pratica mette direttamente in
cantina il vecchio percorso dell'Appia originale, da questo momento in
poi nota come Appia Antica.
È
necessario l'arrivo di Napoleone (agli albori del XIX secolo) affinché
la spoliazione della Via Appia abbia termine e che si immagini di
realizzare una grande area protetta che vada dalla Colonna Traiana ai
Castelli romani, per rivalutare i tesori dell'antica Roma.
La caduta
dell'Imperatore francese non blocca il piano di rilancio dell'antica
"Regina Viarum". Infatti Papa Pio IX affida all'architetto e archeologo
Luigi Canina un lavoro di recupero apprezzabile anche ai giorni nostri
(2012).
Con la
conquista di Roma da parte del Regno d'Italia, la parte della città
compresa tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla viene definita
"passeggiata archeologica".
Con il
fascismo, nel 1931, l'Appia Antica viene definita un "grande parco".
Il boom
economico e l'enorme espansione di Roma negli anni del dopoguerra
rischiano di far scomparire l'antica strada sotto al cemento.
Addirittura, a metà degli anni '50, solo dopo una sollevazione popolare
la strada viene salvata dalla costruzione sopra di essa di uno Stadio
per le Olimpiadi che Roma avrebbe dovuto ospitare nel 1960.
Addirittura il Grande Raccordo Anulare ha tagliato, fino ai lavori di
riqualificazione del tracciato iniziati con il Giubileo del 2000, che
hanno cancellato questo sgarro del progresso incurante della storia e
della cultura, l'antico tracciato con l'asfalto delle sue corsie.
Dal punto
di vista dei monumenti storici, nonostante la documentata e storica
spoliazione, il territorio del Parco può vantare numerosi gioielli, come
ad esempio il Palazzo di Massenzio, il Mausoleo di Cecilia Metella, le
tombe di S. Callisto, di Domitilla, e la Basilica di Pretestato. Per non
parlare della chiesa del leggendario "Quo Vadis, Domine?" (ovvero la
domanda che San Pietro, in fuga da Roma, fece a Gesù apparsogli che si
recava dentro la città. L'episodio viene ricordato perché Gesù, con la
sua apparizione, convinse l'Apostolo ad andare incontro al suo
martirio), ovvero la chiesa di Santa Maria in Palmis.
Per non
parlare della presenza, nel territorio del Parco, del grande acquedotto
che, in epoca romana, portava dal sud l'acqua all'Urbe.
Inoltre,
per quanto riguarda la struttura ecologica, quindi la flora e la fauna,
uno tra i posti maggiormente importanti per il Parco dell'Appia Antica è
il bosco della Caffarella, luogo noto anche dal punto di vista storico
dato che lì venne ritrovato il corpo privo di vita di Giacomo Matteotti.
Il
terreno della Caffarella, passando ad una descrizione più "verde",
avendo dovuto subire pochi cambiamenti per favorire l'agricoltura e la
pastorizia, mantiene quasi intatte le caratteristiche geo morfologiche
di una valle alluvionale, con un fondo del terreno composto dai minerali
portati con i detriti del fiume Almone.
Gli
alberi di alto fusto presenti nel bosco sono principalmente il salice e
il pioppo nero. Per le piante erbacee sono presenti il luppolo e
l'orchidea acquatica, un fiore praticamente introvabile, a livello
naturale, per Roma.
Un altro
posto interessante è nei pressi della chiesetta di Sant'Urbano, dove è
possibile ammirare 3 lecci secolari, ultimo baluardo di un antico "bosco
sacro".
Per
quanto riguarda la fauna presente nel Parco, la presenza massima
studiata è quella di mammiferi, anfibi, rettili ed uccelli.
Tra gli
animali più importanti ricordiamo le tartarughe terrestri, i rospi
smeraldini, per non dimenticare i numerosi roditori che vivono nel
territorio del parco.
Per
quanto riguarda la fauna ittica esistono, nelle acque del parco, alcune
specie che sono a rischio, come ad esempio i pesci spinarelli e i
crostacei come l'anostraco e il notostraco.
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