Clemente XIII
Carlo Rezzonico, il futuro papa Clemente XIII, nasce Venezia nel 1693.
La sua famiglia era di origine lombarda, per la precisione del lago di
Como (dove appunto esiste il paese Rezzonico) ed apparteneva da poco
tempo alla nobiltà. Infatti il titolo nobiliare è stato comprato grazie
alle grandi sostanze guadagnate dal padre del futuro pontefice.
La sua formazione avviene presso la scuola dei Gesuiti, a Bologna, il
Rezzonico ha, proprio con i componenti di questo ordine, un legame di
grande affetto, legame che segnerà tutta la sua vita. Successivamente il
giovane Carlo riesce a laurearsi, nel 1713, presso l’università di
Padova. Deciso ad abbracciare la carriera ecclesiale, il Rezzonico si
reca a Roma.
La sua formazione prosegue lì, presso l’Accademia dei Nobili
Ecclesiastici.
Al termine della sua istruzione ottiene la carica di governatore dello
Stato Pontificio, prima a Rieti e poi a Fano.
Tornato a Roma, trova posto come di uditore presso la Sacra Rota.
Grazie all’influenza familiare, il Rezzonico riesce ad ottenere la
berretta cardinalizia nel 1737.
Successivamente diviene vescovo della diocesi di Padova. Si tratta di un
incarico importante in quanto la terra patavina è ricca di storia
ecclesiastica e di istituti di opere pie. In quel periodo, però, l’intero
territorio non conosce un periodo fortunato dal punto di vista della
prosperità. Il suo lavoro pastorale, dedicato principalmente ai poveri,
viene profondamente ammirato nella curia dell’epoca. Lo stesso papa
Benedetto XIV loda il lavoro del vescovo Rezzonico.
Infatti l’alto prelato aveva deciso di vivere tramite le ricchezze
familiari, utilizzando le rendite diocesane per azioni di beneficienza
verso i più bisognosi della diocesi.
Per fare ciò il vescovo decide di visitare tutte le parrocchie del
territorio che gestisce, andando i luoghi in cui la popolazione non era
minimamente abituata a vedere la visita del vescovo.
Gli apprezzamenti sul proprio conto portano il Rezzonico a divenire il
diplomatico che cerca di dirimere la questione del patriarcato di
Aquileia, conteso tra la repubblica di Venezia e l’impero Austriaco.
La soluzione alla questione è trovato cancellando il patriarcato e
mettendo al suo posto due nuovi vescovi, uno a Udine e l'altro a
Gorizia. La situazione, e la grave tensione in cui versa il prelato nel
dirimere il problema, dimostra la scarsa propensione del Rezzonico al
lavoro diplomatico.
Prima di divenire papa, il Rezzonico ha la fortuna di poter inaugurare
la creazione della nuova cattedrale di Padova mentre resta in
costruzione il nuovo seminario che aveva voluto.
Carlo Rezzonico diviene pontefice con il conclave del 1758, con il
gravoso incarico di prendere il posto di un grande papa come Benedetto
XIV.
Rispetto al predecessore, papa Rezzonico opera una politica di maggiore
restrizioni, contribuendo ad arricchire l’Indice dei Libri Proibiti con
opere di Illuministi. È stato un pontefice deciso a difendere le
decisioni provenienti dall’ormai lontano Concilio di Trento senza
comprendere le innovazioni che provenivano dal mondo esterno alla
Chiesa.
Il nome che decide di prendere una volta salito sulla cattedra di San
Pietro è Clemente XIII.
Papa Rezzonico è famoso, oltre che per una forte tendenza al nepotismo,
per la decisione di coprire le nudità delle statue del vaticano con una
foglia di fico.
Il suo pontificato è movimentato dalla lotta per la cancellazione della
compagnia di Gesù, una querelle che proseguirà anche durante il regno
del suo successore, Clemente XIV. In questa lotta molti stati europei,
Francia e Portogallo in testa, si sono schierate per la cancellazione
dei Gesuiti.
In risposta di ciò Clemente XIII, nel 1765, scrive una bolla
chiarificatrice, la "Apostolicum pascendi munus" in cui conferma e loda
il lavoro della Compagnia di Gesù e respinge al mittente le accuse
contro l’ordine.
La bolla non riesce a spegnere i fuochi della protesta, infatti sia
Portogallo che Francia decidono di cacciare dalle loro terre i Gesuiti.
La situazione sembra senza soluzione, con molti altri stati, come ad
esempio Malta e il Regno delle Due Sicilie, sul piede di guerra.
La goccia che fa traboccare il vaso di questa situazione delicatissimo
la si ha quando il papa, per bloccare la politica autonoma rispetto al
clero che voleva operare il ducato di Parma, il più piccoli tra gli
stati oppositori al papato, prepara quello che è passato alla storia
come “Monito di Parma” in cui si scomunicava il duca di Parma e
abrogando tutte le innovazioni da egli approvate.
La reazione ad una simile posizione papale è, da parte degli altri Stati
europei, di comprensibile imbarazzo. Inizialmente si cerca di far
cambiare posizione al pontefice, cercando di trovare una risoluzione
diplomatica alla questione. Alla fermezza di Clemente XIII, le potenze
europee decidono di occupare alcuni territori che erano possedimenti
papali al di fuori dello Stato Pontificio. E così le terre di Avignone e
del Contado Venassino in Francia, e quelle di Benevento
e
Pontecorvo nel Regno di Napoli vengono conquistate dalla truppe dei
rispettivi stati e tolti dal possesso pontificio. La situazione è di una
gravita tale da costringere il papa a convocare un concistoro, nella
speranza di trovare una soluzione, nel febbraio del 1769. Il giorno
prima della riunione Clemente XIII muore.
Come spesso accade per i pontefici di questo periodo, la sua dipartita
porta con se il sospetto per l’omicidio tramite veleno.
Il papa lascia una situazione politica complicata, ma soprattutto, a
causa della sua debolezza, una curia romana divisa in diverse frange
apertamente in lotta tra loro.
Addirittura alcuni tra i suoi contemporanei hanno ritenuto una fortuna
la precoce dipartita del papa.
Ricordiamo inoltre che Clementeo XIII si è comportato da grande
mecenate, invitando numerosi artisti a Roma. Importante è anche la
decisione di iniziare i lavori per creare quelli che diverranno i Musei
Vaticani.
Da un punto di vista della politica interna allo Stato Pontificio, la
mancata apertura alle innovazioni di Clemente XIII portano molte terre
dello Stato, mantenute ancora tramite l’antico metodo annonario, a
subire una grossa carestia, causata sia dal maltempo sia dalla cattiva
gestione economica del territorio.
Resosi conto di queste difficoltà, il papa decide di affidare la riforma
finanziaria dello stato al cardinale e Tesoriere Generale Giovanni
Angelo Braschi, il futuro papa Pio VI, che
aveva in programma una profonda riforma dello Stato.
La riforma non ha visto la luce a causa della repentina morte di papa
Rezzonico.
Le spoglie di Clemente XIII riposano a Roma, nella Basilica di San
Pietro, in un mausoleo costruito dal Canova su commissione del nipote
del pontefice, il senatore Rezzonico.
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