Il Papa
Il termine Papa, che oggi indica il capo della Chiesa
cattolica, è un termine che ha avuto origine nella Chiesa cristiana
antica. Inizialmente questa parola veniva utilizzato semplicemente per
indicare una persona che aveva deciso di seguire la vita sacerdotale,
terminologia che ancora oggi, presso le Chiese d’oriente, viene
utilizzata normalmente.
Un sinonimo di Papa, nella tradizione cattolica, è Romano
Pontefice, un recupero del ruolo di Pontefice Massimo, che era la
massima autorità sacerdotale nell’antica Roma.
Il primato del Papa nella Chiesa Cattolica è stato
sancito, nell’epoca moderna, dalla quarta sessione del Concilio Vaticano
II, collegando l’istituzione papale al ruolo che Gesù diede a Pietro
all’interno della comunità degli Apostoli.
In questa maniera si fa risalire il ruolo di primo
vescovo di Roma proprio a San Pietro, rendendo così ogni pontefice il
successore del principe degli apostoli.
Dopo che la religione cattolica fu scelta come nuovo
collante per il decadente impero di Roma, l’imperatore decise che era
necessaria la creazione di una gerarchia sacerdotale, come avveniva per
tutte le religioni, dall’ebraismo a quelle politeistiche. Nella realtà
le prime comunità cristiane avevano solo delle guide riconosciute dal
punto di vista morale, ma nessuna istituzione predefinita.
La religione cristiana creò una struttura composta da
sacerdoti e vescovi. Il ruolo di vescovo era molto ricercato, in quanto
si diventava anche feudatario di un terreno.
La leggenda vuole che la supremazia del vescovo di Roma
venne sancita dall’Imperatore Costantino. Proprio per dividere
l’autorità assoluta spirituale del vescovo di Roma da quella politica di
imperatore dei Romani, che Costantino spostò la capitale dell’Impero da
Roma a Bisanzio.
Nella realtà, almeno all’inizio, il vescovo di Roma non
aveva moltissimo potere, infatti i primi concili vennero convocati dal
Pontefice Massimo che era ancora l’imperatore.
Dal punto di vista storico, la supremazia papale venne
stabilito dal concilio di Nicea che, nel 325, dichiarò il vescovo di
Roma come autorità avente una supremazia perpetua.
Dopo la divisione dell’Impero in quello d’Occidente e
d’Oriente, la supremazia del vescovo di Roma sui territori occidentali
si fa sempre più forte. Arriviamo infatti al concilio di Efeso del 431.
In quell’evento il papa venne indicato come “principe, testa, colonna
della fede, fondamento della Chiesa, detentore, per volere di Gesù
Cristo, delle chiavi del regno celeste”.
Più in là negli anni, sempre più vicini alla fine
dell’impero romano di occidente, esattamente nel 455, l'imperatore
Valentiniano III, decidendo di accettare le rivendicazioni di Innocenzo
I e di Leone Magno, preparò un editto in cui si sanciva la supremazia
del vescovo di Roma su tutti i vescovi dell’impero romano d’occidente.
Chiariamo quella che era la situazione della Chiesa alla
caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Il ruolo principale
all’interno della comunità era diviso tra cinque patriarchi: il vescovo
di Roma, quello di Alessandria, di Antiochia, di Costantinopoli e di
Gerusalemme. Tra questi l’autorità maggiore era riservata al vescovo di
Roma in quanto risiedeva nella città che era definita il centro del
Mondo, la città più importante di tutta l’antichità. Non esisteva ancora
alcun riferimento al primato pietrino.
Vediamo dunque che il rapporto con la città di Roma fu
fondamentale per la storia dell’istituzione papale.
Gli imperatori Bizantini, a cui ormai non interessava più
molto dei territori dell’ex impero d’occidente, impegnati com’erano a
difendere i propri confini, concessero ai vescovi della ex capitale
sempre più territori. Così, nell’Europa occidentale altomedioevale, dove
ancora non esistevano gli stati nazionali, oltre ad una indiscussa
predominanza morale, il papato iniziava ad avere un peso politico
importante. Questo doppio ruolo del Papa terminerà formalmente solo nel
1870 con la presa di Roma da parte delle truppe sabaude.
Ma andiamo con ordine: la vera nascita dello Stato
pontificio è collegabile al re longobardo Liutprando che decise di
donare alla Chiesa di Roma alcuni territori sottratti ai bizantini.
Ma la vera consacrazione politica dello Stato pontificio
lo si ebbe con l’impero carolingio. Il papa
Leone III, riconoscendo a
Carlo Magno il diritto all’eredità dell’impero di Roma ottenne dal re
franco dei territori del centro Italia che andavano dal Mar Tirreno al
Mar Adriatico. Lo stato pontificio comprese così terre che oggi fanno
parte del Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche.
Durante tutto il medioevo, il nascente Stato Pontificio
si contese la supremazia sull’Europa occidentale con tutte le varie
famiglie imperiali che si dichiaravano eredi della grande tradizione di
Roma. Nella realtà dobbiamo dire che sia l’impero che il papato avevano
la necessità l’uno dell’altro, in quanto il riconoscimento del titolo
imperiale da parte del Papa era necessario per essere riconosciuti come
tali e amministrare il proprio potere contro i feudatari, mentre il
pontefice poteva difendere i propri possedimenti da attacchi esterni
solo con la collaborazione di un forte impero.
E l’Oriente? I rapporti tra i cinque patriarchi ormai
erano profondamente cambiati: l’avvento dell’Islam aveva fatto perdere
d’importanza i vescovi di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria. Le
uniche due autorità della chiesa unitaria erano rimasti il vescovo di
Roma e quello di Costantinopoli. Il romano aveva una supremazia morale
già sancita da secoli, mentre il bizantino era custode della tradizione
greco- cristiana. Entrambi i vescovi erano supportati da un impero.
Si giunse, nel 1054, ad una rottura totale tra le due
chiese. I rispettivi vescovi si scomunicarono a vicenda, portando quindi
alla creazione di una chiesa Romana ed una Orientale. Il vescovo di
Costantinopoli divenne il patriarca d’Oriente, mentre quello di Roma
diverrà Papa (ovvero Padre) e Patriarca d’Occidente. Si tratta di una
frattura che non si è ancora rinsaldata, anche se a partire dal XX
secolo ci sono stati numerosi tentativi di riavvicinamento.
Nel 1300 si affacciò in Europa una nuova grande potenza,
la Francia, il primo Stato nazionale nato sul continente Europeo
(considerando che l’Inghilterra in quel periodo distante dai problemi
europei). La forza del nuovo stato e la disgregazione dell’Impero
germanico causò un nuovo equilibrio nel continente. Per sancire la
propria forza il re francese impose di spostare la sede papale da Roma
ad Avignone, in Francia. Non contento di ciò riuscì anche a “suggerire”
i Pontefici che si susseguirono in questo periodo.
Nel 1377 i papi, con Innocenzo VI, tornarono a Roma, ma
lì nacque un problema che durerà circa un trentennio: si tratta del
cosiddetto scisma d’Occidente. Mentre a Roma regnava un Papa eletto dal
collegio cardinalizio, ad Avignone il Re francese, desideroso di
mantenere la propria supremazia, designava un antipapa.
Solo con Martino V, agli inizi del 1400 si ebbe la fine
dello scisma e la conferma della supremazia del vescovo di Roma.
L’apice della potenza papale lo si ebbe con il
Pontificato di Giulio II, al secolo Cesare Borgia. Il suo fu un
pontificato più simile al dominio di un re laico che a quello di un capo
religioso. Se da un punto di vista morale fu uno scandalo, dal punto di
vista politico non si vide mai più nella storia uno Stato della Chiesa
così forte ed influente nella politica europea.
L’arrivo sul proscenio della storia dei grandi stati
nazionali fu un duro colpo per il potere politico papale. Se infatti
prima la religione era l’unico legame che teneva unito uno stato, ora il
legame che faceva andare avanti il Paese era l’amore nazionale.
Oramai il papa e il suo Stato restano semplicemente una
situazione marginale rispetto al mondo, un piccolo stato arretrato. La
sua sopravvivenza resterà legato ad un fatto di comodo di Spagna e
Francia: la suddivisione dell’Italia, garantita dall’esistenza dello
Stato pontificio che taglia in due la penisola, permette alle due
nazioni di avere un avversario in meno.
Con l’avvento di Napoleone lo stato pontificio venne
annesso all’impero francese, e il papa venne mandato in esilio a Parigi.
La Restaurazione, dopo la fine dell’epopea napoleonica,
riportò il pontefice a governare sul suo stato.
Pio IX fu il Papa che, con l’avvento dei moti
rivoluzionari alla ricerca di una creazione dello stato italiano, decise
di assecondare minimamente i liberali concedendo una piccola
costituzione. In questa maniera il pontefice stimolerà la fantasia di
molti liberali cattolici che prospettano una Italia guidata
dall’autorità papale.
La fine dello Stato pontificio la si ebbe nel 1870 quando
i bersaglieri sabaudi occuparono Roma, lasciata indifesa dalla debacle
francese contro la Prussia.
Da quel momento, fino al 1929 con i Patti lateranensi, i
vari papi che si susseguiranno si riterranno prigionieri del Regno di
Italia, rifiutandosi di uscire dai palazzi apostolici romani, e
ritenendo l’Italia uno stato nemico.
Oggi, con il rinnovamento dei patti avvenuto nel 1984 dal
Governo Craxi, si è istituito lo
Stato Città del Vaticano
all’interno della città di Roma. In questo territorio, delimitato da le
mura vaticane e dal colonnato di piazza San Pietro, il capo dello Stato
è il Papa.
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